Wanda Póltawska, una vita per la vita

L’esperienza terribile eppure mai disperata nel campo di concentramento nazista; l’amicizia con don Karol il futuro Giovanni Paolo II; l’attenzione all’altro; l’amore a Cristo e alla sua Polonia; la partecipazione al risveglio della sua terra con l’irruzione nella storia del sindacato libero Solidarnosc. E poi il mistero della guarigione istantanea grazie all’incontro fra due Santi. Racconto di un’esperienza terrena spesa molto bene.  Zampillante di fede e gioia di vivere. Unica, piena e alla portata di tutti. Come è nella traccia sensibile del cristianesimo.

      


3 novembre 2023
Preziosa eredità
di Walter Ottolenghi

Una vita per la vita. E che vita quella di Wanda Póltawska, nata il 2 novembre 1991 e morta pochi giorni fa, il 24 ottobre. Quella che ha condiviso con tante che se la sono vista rubare nel campo di concentramento di Ravensbrück dove la sorte delle prigioniere era di essere usate come cavie, coniglietti nel macabro sarcasmo dei medici carnefici, per le sperimentazioni naziste. C’era arrivata dopo essere entrata a 18 anni nella Resistenza polacca, arrestata dalla Gestapo nel 1941 fu trasferita poi nel campo dove rimase fino alla fine della guerra nel ’45.

La cura degli altri

“E ho paura dei miei sogni” è il suo primo libro non scientifico, un viaggio in prima persona tra le cicatrici dell’anima lasciate dagli orrori e dal dolore sofferto nel campo. Cicatrici con cui ha regolato i conti dedicandosi alla cura degli altri, nel fisico e nell’anima. Gli studi di medicina prima e la specializzazione in psichiatria poi sono stati sicuramente un modo per condividere la speranza di vita e di felicità di cui sono capaci solo coloro che sono passati per un viaggio di dolore indicibile. Atti di amore e di dedizione che sono la sola risposta possibile all’abisso di disumanità che si è fissato nel profondo del proprio animo ed è diventato una domanda di significato. E che trova nel farsi dono, nel far dono dell’energia e del tempo della propria vita quando altri si rendono schiavi del proprio non-significato, della propria disperazione tentando di pareggiare i conti “rubando” la vita degli altri. Come i carnefici di Ravensbrück. Non è morto il male del mondo e noi tutti lo possiamo fare (La nuova Auschwitz, Claudio Chieffo). Così anche il suo costante impegno pro-life sembra assumere una profondità esistenziale, ben altra cosa rispetto a uno schieramento ideologico.

@Vatican News – Wanda Poltawska con il cappellano dei medici e degli studenti di Medicina di Cracovia don Karol Wojtyla

Al capezzale del suo amico Karol

Mentre la sua Polonia tenta di rialzarsi dalle distruzioni materiali e morali della guerra avviene l’incontro con un giovanissimo don Karol Wojtyła. L’amicizia che nasce tra la studentessa di medicina e il giovane prete è di quelle che durano per tutta la vita, fino ai giorni in cui la “sorellina Wanda” sarà al capezzale del suo amico Karol quando l’anima di San Giovanni Paolo II salirà al cielo. Un’amicizia singolare ed inusuale la loro e insieme esemplare. Intatta dal tempo delle macerie di Cracovia fino alle speranze della nuova Polonia, attraverso la quarantennale dittatura comunista e l’incredibile stagione di Solidarność fino alla ritrovata libertà. Un uomo destinato a diventare Papa, eroe della nuova Polonia e della nuova Europa, artefice di un rinnovato slancio della dimensione universale della Chiesa e della sua urgenza missionaria. Come fondatore di un nuovo umanesimo, porta d’accesso al cuore e alla mente degli uomini del suo tempo. Una risposta di speranza all’umanità tormentata del XX secolo.

Wanda Wiktoria Wojtasik, meglio conosciuta come Wanda Poltawska (dal cognome del marito) qui con le e S. Giovanni Paolo II

Insegnante all’Università Lateranense

E Wanda Półtawska, una donna di vitalità straordinaria. La sua attività di ricercatrice e terapeuta, le sue pubblicazioni e le sue docenze in ambito medico e teologico si sono coniugate con un impegno di vita personale caratterizzato da una partecipazione attiva all’evoluzione della sua Polonia, nella Chiesa e nella società, ma anche dall’intensa esperienza familiare, coronata da quattro maternità.
Un’amicizia che non poteva che essere straordinaria, come straordinari erano Wanda e don Karol. Quanto questa amicizia li ha ispirati nel pensiero e nelle opere? Con l’amicizia non si fanno bilanci e nemmeno loro possono essere riusciti a farli. Sicuramente nessuno di loro sarebbe stato quello che è stato senza l’altro o senza l’altra. E di questo erano certamente consapevoli. Durante il pontificato di Giovanni Paolo II Wanda Półtawska ha insegnato a Roma all’Università Lateranense ed ha fatto parte di diverse istituzioni pontificie nell’ambito della sanità, della famiglia e della tutela della vita. Questi incarichi sono segno di fiducia e di riconoscimento delle sue competenze, ma significano anche che la frequentazione, la conversazione e lo scambio epistolare sono sempre rimasti attivi e vivaci. Confermati anche dalle vacanze della famiglia Półtawski a Castel Gandolfo.

Karol Wojtyla pellegrino da Padre Pio

Guarita dal cancro per intercessione di Padre Pio

L’episodio più conosciuto della sua biografia è la sua istantanea guarigione dal cancro per intercessione di Padre Pio quando l’allora cardinal Wojtyła la raccomandò alla sua preghiera con una richiesta accorata di fronte a una diagnosi che non lasciava speranze. Il Mistero che si è palesato in questa circostanza tramite l’intervento di due Santi senza che l’interessata ne fosse a conoscenza è anch’esso iscritto nella storia di questa amicizia. È in qualche modo un segno di come la forza dell’amicizia cambi i destini degli uomini.
Nella sua straordinarietà e non convenzionalità questo legame di due vite rappresenta infatti quello che tutti ci aspettiamo da un’amicizia vera. Un incontro con l’altro in cui riconosciamo la forza di un nuovo inizio, di un nuovo destino. Un itinerario che attraversa la bellezza e l’ilarità della vita e grazie a questo ci può accompagnare attraverso lo smarrimento senza che ne siamo distrutti. Una cosa di cui anche gli uomini e le donne chiamati alle imprese più grandi non possono fare a meno. L’amicizia che altro non è se non la sola relazione in cui la nostra libertà si gioca fino in fondo, fuori da ogni schema e da ogni funzione. L’altro come sorgente della nostra speranza, semplicemente e misteriosamente.
Presupposto dei segni lasciati nella cultura, nella scienza, nelle relazioni sociali e nella stessa Chiesa, l’eredità che riceviamo da questa storia sta nel segno umano che la rende insieme unica e tanto simile a quanto di pienezza di vita è alla portata di tutti. Bella, umana e invincibile, come scriveva Jozef Tischner della Solidarietà. Un’amicizia che si è estesa fino a cambiare il corso della storia della Polonia (L’etica della Solidarietà, Jozef Tischner).