Sanremo, la classifica delle parole: vince “Straguzzo”!
Festivaliamo
Le canzoni protagoniste all’Ariston? Insomma. Quel che resta del Festival è quel che ognuno ha visto, ascoltato, forse trattenuto. Però, alcune parole hanno “spaccato”. In che senso? Ma sempre a cercare un senso, suvvia! Per gioco, ma mica tanto, ne abbiamo messe in fila sei. Una hit parade di parole che, non sappiamo, se il vento se l’è già portate via. Ritornano in mente o no? In cima si piazza un bel neologismo tirato fuori dalla band dei Colla Zio. Significa qualsiasi cosa. Cioè: ciascuno può attribuirle il “suo” significato. Per intanto la mettiamo lì, poi vediamo che ne farà la Treccani o la Crusca. Un posto al sole?
24 febbraio 2023
di Nicola Varcasia

Che cosa rimane tra le pagine chiare (poche) e le pagine scure dei cinque giorni già lontanissimi (lontanissimi?) del Festival di Sanremo? Sull’evento in sé è stato detto tutto, non c’è altro da aggiungere. Vale però la pena chiedersi se, tra i fiumi di parole (citazione inevitabile) pronunciate durante la maratona canora, non ne sia rimasta qualcuna in grado di dirci qualcosa su di noi. Nemmeno una nuvola è la prima che ritorna in mente, tra il serio e il faceto. Ma ce ne sono anche altre. Perché le parole sono un po’ come le persone, si associano l’una all’altra e, con il motivo giusto, restano per sempre. C’è sempre un motivo, cantava Celentano, che al Festival ha dato ben 24mila baci, una specie di Rosa Chemical al cubo. Tornando ai motivi, anzi, alle parole, quest’anno ce ne sono almeno sei che, a evento ormai passato, si sono distinte per una qualche capacità evocativa. Viste tutte insieme vanno a formare una classifica che non arriva né dal televoto, né dalla giuria demoscopica e né dalla critica, ma sono ugualmente capaci di interrogarci. Parole tra noi.
6. Share
Al sesto posto si piazza la parola sinonimo del trionfo sanremese. Tradotta in italiano vuol dire condividere. Ma che cosa? Lo share di Sanremo è stato molto più alto di quello delle urne alle concomitanti elezioni regionali. Sessantasei per cento e rotti al Festival, circa il 40 in media per i due neo presidenti di Lombardia e Lazio. In effetti, è tragico il solo aver pensato di poter confondere i voti con i follower, però il raffronto numerico è preoccupante. Ai tempi di Pippo Baudo, per dire, l’affluenza alle urne superava gli ascolti di qualsiasi trasmissione. Inclusa la sua. Se non è un passaggio di testimone questo, che cosa lo è?
5. Fiori
Il Festival di Sanremo è nato 72 anni fa e la prima canzone vincitrice si intitolava Grazie dei fiori. Ineccepibile. Nel 2007, Simone Cristicchi trionfava giustamente con Ti regalerò una rosa. Il donatore era l’ex inquilino di un manicomio. Nel 2023 il campione in carica della kermesse, per festeggiare il successo dell’anno precedente, saliva sul palco devastando a più riprese un tappeto di rose che non parlano più d’amor, ma di come fosse giunta l’ora “dell’istintivo smascheramento dell’ipocrisia” (sono parole di Alessandro d’Avenia) e di capire che quella dell’Ariston è tutta una messa in scena. Il mezzo è il pestaggio.

4. Fragilità
Poi arriva il vincitore della gara, Marco Mengoni, e squarcia il velo: «Ho sentito canzoni che parlavano di fragilità, momenti bui, del fatto che sia normale vivere quei momenti e parlarne», ha dichiarato l’interprete di Due vite e di una clamorosa versione di Let it be. In molti testi in gara è emersa una fragilità umana disarmante. “Tutto ciò che amo mi fa sempre paura”, canta la giovane Ariete. “Ti penso con me per rialzarmi”, spera Lazza. “Meglio soli su una nave per non sentire il peso delle aspettative”, fuggono Colapesce e Dimartino. Vengono i brividi, anche se questa è dell’anno scorso.
3. Camminerò
Nel festival più fluido di sempre, colpisce la citazione quasi da plagio dell’oratoriana “camminerò” da parte del rapper Mr. Rain, che ha osato portare in scena dei bambini. Sul palco del teatro Ariston è successo realmente di tutto dal punto di vista del costume e dei costumi, ma i pagelloni critici hanno dato l’insufficienza quasi soltanto a questo ragazzo che scrive esclusivamente nei giorni di pioggia e che, per cantare la possibile vittoria sui momenti di depressione – ecco la fragilità che torna – ha portato in scena (con ruffianeria, certo) l’immagine stessa della speranza. Sentivo cantare così: “Camminerò a un passo da te”.

2. Costituzione
La grande dimenticata si è presa un posto in prima fila. Per poco più di venti minuti. Ma se lo è preso. Con un tributo che sapeva di improvvisato, sebbene il tridente formato da Sergio, Gianni e Roberto possa cambiare il risultato della partita da un momento all’altro. A proposito di cambiamenti, giusto un anno fa, il testo è stato modificato all’articolo 9 (assieme al 41) senza che nessuno se ne sia accorto. Sono i principi fondamentali, quelli che nessuno doveva toccare ma che, in fondo, per un buon motivo si possono adattare ai tempi “anche nell’interesse delle future generazioni”. Tocca rileggerla.
1.Straguzzo
La parola che guadagna il primo posto è quella fatta pronunciare dalla band dei “Colla Zio” al conduttore Amadeus: è poco più (o poco meno) che un nonsense. Non serviva nemmeno per guadagnare punti al gioco del Fantasanremo. Dunque, per descrivere questo Festival-2023-specchio-del-Paese è la più azzeccata. Ciascuno può attribuirle il significato che desidera. Può rivendicarne la primogenitura o impedirle di venire alla luce. Può perfino dedicarle un monologo. È un quasi neologismo che si ricollega al verso definitivo, cantato sempre a Sanremo da Anna Oxa in Un’emozione da poco e riproposto anche quest’anno nella serata dei duetti: «Ed io non vedo più la realtà».

Post scriptum
Come in tutte le classifiche, chi è rimasto fuori ha tutto il diritto di protestare. Siamo in democrazia. A cominciare dalle co-conduttrici (parola rimasta fuori dal sestetto per un soffio). Nel caso specifico di questa classifica, però, non è chiaro se sarebbe stato meglio piazzarsi nei primi oppure negli ultimi posti. Queste parole-chiave sono infatti solo un timido invito ad aprire la porta per uscire: non tanto dallo schermo, anche on line c’è vita, ma da tutto ciò che ogni martellante campagna pubblicitaria ci prepara a desiderare.