Saint Cheron: Che senso hanno cristiani e Cristianesimo nell’epoca della secolarizzazione?

Viviamo un tempo di terremoti fisici, mentali ed esistenziali. Questo genera inquietudine. E pure il saggio realismo cristiano viene messo a dura prova: così, spesso, scivolano nella pratica della rassicurazione, del vuoto ottimismo. Il che nuoce gravemente alla salute dell’uomo. Un libro di un giovane francese, “Chi crede non è borghese” sta scuotendo la mentalità delle fesserie dei buoni sentimenti. Un saggio gioioso e combattivo.


21 luglio 2023
Guardiamo i Santi
di Alessandro Banfi

©Diego Loffredo

Non va tutto bene. Per niente. La promessa dei primi tempi della pandemia si è rovesciata nel suo contrario. La guerra, il cambiamento climatico, il terremoto mentale ed esistenziale provocato dalle chiusure, l’inflazione dell’economia mondiale inducono tutti al pessimismo.
I cristiani sono sempre realisti, anche se a volte rischiano di dover far la parte dei buonisti, degli ottimisti a tutti costi. «Non c’è nulla di meno cristiano del vuoto ottimismo e delle fesserie a base di “buoni sentimenti” che fanno scappare a gambe levate qualsiasi persona razionale». Da dove viene questa citazione? Viene da un libro che è una delle cose che in questo periodo buio e difficile dà speranza perché l’ha scritto un giovane francese, Jean de Saint-Cheron, nato nel 1986 e in esso riecheggiano le parole di Georges Bernanos, di Charles Péguy, di Blaise Pascal.
Già dal titolo che evoca Péguy, “Chi crede non è un borghese”, questo agile saggio, stampato dalla Libreria editrice Vaticana ci mette un po’ a disagio, un disagio buono che ci impedisce di sentirci a posto. Perché recuperando la lezione degli intellettuali francesi del secolo scorso rimette nella prospettiva giusta il nostro impegno di battezzati. Ho avuto la fortuna di conoscere Saint-Cheron a Roma.
Studi a Sciences Po e alla Sorbona, lavora all’Institute Catholique di Parigi, scrive su La Croix, su Le Figaro e altri giornali. Le Monde ha scritto di questo libro che è un “saggio gioioso e combattivo”.  L’esergo iniziale è una fulminante citazione di Charles Péguy: «Non ci sono più cristiani tranquilli».

©Diego Loffredo

Finora si è fatto poco

La domanda radicale alla base del ragionamento di Saint- Cheron potrebbe essere formulata così: che senso hanno cristiani e Cristianesimo nell’epoca della secolarizzazione? E le sue risposte sono tanto brillanti quanto ortodosse. Un’altra citazione che diventa centrale è quella di Léon Bloy, formulata ormai un secolo fa: «Non c’è che una tristezza, quella di non essere santi». Ecco questo ideale di santità e di una santità quotidiana («la piccola via») fa da grande sfondo ai ragionamenti di questo giovane intellettuale francese.
Un cristiano che rinuncia programmaticamente alla santità perde la sua vera identità. Allo stesso tempo i Santi non sono super uomini, esseri perfetti e irreprensibili. Bellissima, a questo riguardo, la citazione che Saint-Cheron propone del testamento di San Francesco d’Assisi: «Cominciamo fratelli a servire il Signore Iddio, perché finora abbiamo fatto poco».
E lo diceva alla fine della vita. Sono loro, i santi che ci dicono che cosa sia la Chiesa: immersi nel loro tempo, vivono fino in fondo il loro desiderio di vita e di realizzazione. Non lo moderano, non ritagliano la loro aspirazione, non nascondono le loro speranze.
Chi cercherà la ricetta per un cristiano non borghese resterà deluso da questo saggio: che indica il semplice catechismo della tradizione. I sacramenti e la preghiera, innanzitutto, e poi l’ascesi. Nell’evocazione costante di una “nuvola” di santi, come la chiamerebbe padre Mauro Giuseppe Lepori, e dei loro discorsi: l’amore e l’amicizia compaiono così come inevitabili compagni di viaggio.

©Diego Loffredo, 2022