Qatargate: il gioco sistemico delle élite inadeguate nelle democrazie in difficoltà

Politica e corruzione

La crisi dei corpi intermedi genera mostri. Lo scandalo che ha investito il Parlamento europeo è l’esito di quella malattia profonda. Che dura da molti anni. La globalizzazione ha contribuito ad evidenziare la difficoltà della rappresentanza politica a mantenere viva la propria centralità quale soggetto che decide il futuro della società. A tutto vantaggio di realtà che perseguono interessi finanziari ed economici. Con le quali si rapportano settori non marginali della politica, attratti e quindi più permeabili alla tentazione della corruzione ed altre devianze. L’allarme prodotto avrà l’effetto di una presa di coscienza e di un ritorno sulla scena di una politica al servizio della collettività? La svolta è necessaria. Ma non sarà un passaggio facile da compiere.


10 febbraio 2023
di Mario Caligiuri, Università della Calabria, Presidente della Società Italiana di Intelligence.

Il Qatargate è entrato nel dibattito pubblico con grande fragore come un caso di corruzione che ha riguardato il Parlamento europeo, il più rilevante finora accertato. Dal mio punto di vista, non è un caso, né un’anomalia e nemmeno sono “compagni che sbagliano” ma è un sistema. Provo a spiegarmi.
Secondo Ulrich Beck, già prima della caduta del muro di Berlino nell’ambito del conflitto ideologico della guerra fredda, la politica non era più l’unico luogo e nemmeno quello centrale dove si decideva il futuro della società. Questa dinamica si è enormemente accentuata con la globalizzazione che ha creato contemporaneamente opportunità, che hanno sottratto alla povertà centinaia di milioni di persone, e diseguaglianze, che accentuano sempre di più il distacco tra ricchi e poveri. Il modello di sviluppo del XXI secolo è impresso in modo sempre massiccio dagli interessi finanziari ed economici, tanto che già dalla fine degli anni Novanta si parla di “turbocapitalismo”, alimentato dall’avvento della società digitale che ha già comportato l’ibridazione tra il reale e il virtuale, in vista della saldatura tra intelligenza umana e intelligenza artificiale.

Poveri a Dubai

Una classe politica inadeguata

Le dinamiche della globalizzazione confliggono con le regole dei sistemi democratici, richiedendo tra l’altro decisioni veloci che nei regimi parlamentari devono seguire necessariamente delle procedure.
Questo provoca un’asimmetria stridente, evidenziata dal fatto che le élite nei sistemi democratici vengono individuati per elezione e per concorso, metodi che non automaticamente rilevano le reali capacità individuali. A giugno dell’anno scorso Roberto Saviano ha scritto che la mafia premia il merito mentre la società non lo fa. Pertanto, la crisi della democrazia dal mio punto di vista è direttamente causata da una certa inadeguatezza della rappresentanza politica. È questo lo scenario di fondo all’interno del quale collocare il Quatargate, che si verifica nell’Unione Europea, che si sta costruendo attorno agli interessi economici, come dimostra la traiettoria dell’euro.
“Gigante economico e nano politico” è la definizione più in voga. Con un’impostazione del genere il ruolo delle lobby, cioè dei portatori di interessi, diventa rilevante. È sempre imbarazzante citare sé stessi, ma in questo caso non posso esimermi, poiché nel 1999 ho pubblicato con Rubbettino un saggio dal titolo “Le lobby: queste “conosciute”, in cui in assenza di qualunque riflessione scientifica, approfondivo il flusso comunicativo che intercorreva tra i decisori pubblici e i portatori di interessi legittimi. Questi ultimi, come stiamo vedendo, possono essere rappresentati anche Stati. Se questo rapporto avviene alla luce del sole, nell’ambito di regole definite, è auspicabile e indispensabile per regolare in maniere adeguate la vita sociale. Se invece si verifica attraverso la corruzione, la manipolazione e il ricatto anche morale diventa un reato.

Dubai @AlexAtack

Corto circuito

Quello che è verificato in questa occasione nel Parlamento europeo, è un corto circuito che mette insieme in primo luogo l’approssimazione della rappresentanza politica, poi le responsabilità del sistema mediatico e in terzo luogo i portatori di interesse. L’individuazione dei rappresentanti degli elettori, in tutti i sistemi occidentali, sembra essere orientata principalmente dall’improvvisazione, dall’emozione e dalla pubblicità. Il sistema mediatico, espressione simbiotica di quello economico, quasi sistematicamente interviene sempre dopo che i fenomeni si sono verificati invece di prevenirli, operandosi al contrario nel rendere credibili persone e scelte politiche improbabili. Visto il contesto, le lobby che intendono fare valere le proprie ragioni in maniera illegale e immorale sono favorite. Infatti, se c’è chi intende orientare scorrettamente le decisioni pubbliche in proprio favore evidente, trova chi è volenterosamente disposto ad accettarne le proposte.

Il nuovo volto del “Principe”

Chiariamo. Agli inizi del Cinquecento, Machiavelli ne “Il Principe” aveva nettamente distinto la politica dalla morale, ma in una democrazia ridotta ai minimi termini delle procedure elettorali e della propaganda mediatica questo corto circuito provoca l’inefficienza del sistema democratico e amplifica a dismisura il ruolo delle multinazionali finanziarie, delle organizzazioni criminali e delle cellule terroristiche. Se dovessimo quindi riassumere su quello che il Qatargate può significare è che, come dimostra Daniel Bell in “The China model”, in questo momento storico i sistemi democratici producono élite pubbliche quantomeno inadeguate.