GELO E DISGELO
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Numero 63
14 febbraio 2025
Don Luigi Giussani: fuoriclasse del disgelo. L’editoriale di questo numero lo abbiamo dedicato al fondatore di Comunione e Liberazione a vent’anni dalla morte. E, per documentare la sua passione per la novità di Cristo e per l’uomo non inteso come categoria astratta, si è deciso di offrire ai lettori della rivista il contenuto di un suo prezioso intervento al Centro Culturale San Carlo (ambito di vita e percorso di cultura che poi evolverà nell’attuale Centro Culturale di Milano) incentrato sulla verità e bellezza drammatica del Senso Religioso.
Tra gelo e disgelo il confine è assai labile. Papa Francesco ci ricorda quanto gli adulti troppo spesso hanno il cuore ghiacciato e la ragione rattrappita. E così commettono misfatti. E così compiono atti violenti nei confronti dei più piccoli. Incuranti del fatto che i bambini ci guardano. Nell’articolo di Enzo Manes la riflessione parte da un brano del cantautore Enrico Ruggeri presente nel suo ultimo album e da un celebre film di Vittorio De Sica.
Walter Ottolenghi si occupa di criptovalute, tema caldo connesso all’interventismo di Donald Trump. Interventismo che si è manifestato in modo dirompente con l’annuncio del presidente Usa di voler comperare la Groenlandia (isola enorme dove il disgelo è nello scioglimento dei ghiacci e questa non è una buona notizia) per giochi strategici di geopolitica e controllo delle ricchezze naturali. E per conoscere la sconosciuta Groenlandia Camillo Fornasieri ha intervistato il grande fotografo islandese Ragnar Axelsson.
Walter Gatti recensisce il biopic dedicato a Bob Dylan. È il film molto bello che segue la vita e l’opera del cantautore premio Nobel per la Letteratura dal 1961 al 1965. Anche qui c’è il gelo. Ma anche il disgelo. E, infine, un approfondimento che si occupa di un disco memorabile a cinquant’anni dalla pubblicazione: Il concerto di Colonia del pianista jazz Keith Jarrett. Nanni Moretti ne scelse un frammento di cinque minuti per il suo film “Caro Diario” (Palma d’oro a Cannes). Frammento che fa vivere un clamoroso e commovente piano sequenza: il tragitto in vespa del protagonista del film (che poi è lo stesso Moretti) da Roma al luogo dove è stato ucciso Pier Paolo Pasolini, nella desolata e desolante spiaggia dell’Idroscalo di Ostia. Morte violenta avvenuta nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975. Cinquant’anni fa questa tragedia. Tragedia che allora generò un grande gelo. Era morto una delle pochissime voci libere, un vero intellettuale civile. Morte che ancora fa male.
Buona lettura
Conversazione con Ragnar Axelsson a cura di Camillo Fornasieri