Vita tua vita mea
Numero 37
3 novembre 2023
VITA TUA VITA MEA
Mors tua vita mea? Un classico del genere.
Mors mea mors tua? Rivisitazione nichilista con esaltazione del suicidio in nome del niente. Che pare proprio essere diventato un classico che attrae protagonisti e spettatori a distanza. Ma c’è ancora spazio, invece, per fare un passo in avanti con un coraggioso e finanche rivoluzionario: vita tua vita mea? C’è un pertugio di speranza al tempo delle guerre e dell’esercizio della violenza così pervicacemente coltivato? Per intanto Dostoevskij e i suoi demoni sono in Terra Santa (editoriale): il nichilismo del XXI secolo se la passa molto bene generando molto male. Così le cose umanamente si complicano assai. L’uomo sfiorisce. Al gran ballo della violenza partecipano sospettati e insospettabili. La guerra mondiale combattuta a pezzi ci sta mandando a pezzi.
Poi c’è la ricaduta di quel che accade in Medio Oriente in termini economico/finanziari e questo non può non allarmare. I precedenti suggeriscono preoccupazione. Ora le incognite sono molte. E le paure tante (Gianfranco Fabi). Incognite, paure, repressione, negazione delle libertà. In Nicaragua. per esempio. Il satrapo populista Daniel Ortega, icona del sandinismo idolatrata in Occidente, reprime e prova a mettere anche la Chiesa in un angolo. E dietro le sbarre (l’inviata di Avvenire Lucia Capuzzi racconta al nostro Nicola Varcasia quella deriva umana che sta dissanguando il Paese centroamericano).
Mentre, nel solco del vita tua vita mea, Walter Ottolenghi dice dell’esperienza semplice e ricca di Wanda Póltawska, morta pochi giorni fa. Una polacca che ha amato Gesù, la Chiesa, la sua famiglia, l’impegnativo lavoro, l’altro da sé. Forte della straordinaria e commovente amicizia con san Giovanni Paolo II. E, sempre sulla Polonia, il PODCAST di questo numero vive del pensiero del giornalista Luigi Geninazzi – già inviato speciale e profondo conoscitore della storia di quel grande Paese così importante per i destini dell’Europa – a proposito delle recenti elezioni e del possibile governo futuro. Tra poche certezze e numerosi punti interrogativi.
Ecco allora le certezze con le stimmate della bellezza nella mostra promossa dal Centro Culturale di Milano e dedicata al maestro Luigi Ghirri. Un grande amico di Ghirri, a sua volta grande fotografo, Giovanni Chiaramonte, curatore della mostra è mancato pochi giorni prima l’inaugurazione. Aveva predisposto per l’occasione un testo allo scopo di raccontare il talento di Ghirri così come qualcosa di molto personale che lo ha legato all’artista. Ne pubblichiamo significativi stralci. Sono scatti di vita messi a fuoco da parole necessarie ed esatte.
E, tra le certezze inossidabili, gli editoriali per immagini di Francesco Santosuosso.
Buona lettura e buon ascolto.