Va’, pensiero

© Copertina numero 26 – Havel e sua moglie Olga, pregano a fianco del Presidente della Polonia Lech Walesa, nel Castello di Praga, nel settembre 1991; a destra estrema Alexander Dubcek (provò la via  del “socialismo dal volto umano” durante la primavera di Praga”, repressa dalla Unione Sovietica nel 1969 con i carri armati) eletto dopo l’elezione a Capo di Stato di Vaclav di Havel come presidente del Parlamento federale cecoslovacco.

Numero 26
24 marzo 2023

VA’, PENSIERO

Scrive il filosofo tedesco Martin Heidegger che il mestiere di pensare è «il più inappariscente e forse più nobile». Sulla sua nobiltà pochi dubbi ed è un mestiere, per stare ai termini che utilizza Heidegger, che possiamo praticare tutti. Non c’è persona che non pensi. Che poi lo si tracuri o lo si tratti male pensando male e quindi lo si imparenti con il “l’agire male”, è altra questione. Anzi, la questione. Viviamo in un tempo nel quale sembra proprio che il pensiero umano, inteso come fatto per costruire percorsi di bene, scorra a fatica. Non va’. L’uomo si pensa male e il resto viene di conseguenza.

Il reportage di Alessandro Avveduto dalla Siria e in particolare da Aleppo coglie appieno il contrasto: l’evidenza delle macerie prodotte da dodici anni di guerra civile (e quindi di black out del pensiero) e il desiderio di riprendere e riprendersi la vita di donne e uomini feriti eppur presenti. La loro voce e il loro volto testimonia che il pensiero legato alla ricerca della verità non è stato schiantato dalle macerie.

Andrea Caspani riflette e rilancia. Lasciando che vada il pensiero del professor Olivier Roy, ospite di un recente incontro al Centro Culturale di Milano. Roy non dispensa ottimismo a pieni polmoni.

Dispensa pensiero mettendo in luce il dramma umano della contemporaneità (in modo particolare quella occidentale) genuflessa all’astrattezza di codici enorme che tendono a conformare e uniformare tutto. Codici e norme che fanno pensare e vivere male. Invece, l’articolo di Marina Mojana è un invito a vedere con occhi umili la Crocefissione di Masaccio in mostra a Milano al Museo Diocesano. Come gesto di preparazione alla Santa Pasqua è questo, per davvero, un nobile pensiero che muove e commuove. E Walter Gatti, nel ricordo del grande cantastorie Enzo Jannacci a dieci anni dalla morte, doverosamente insiste sulla qualità umana dell’autore milanese. Le sue canzoni sono fotografie commoventi. Aprono a una possibilità autentica di stare nella vita senza oscurarla. Jannacci suggerisce che non funziona il metodo di dividere il reale fra vincitori e vinti. Tutti si inciampa, altrimenti non potrebbe esservi commozione. E carezze vere.

L’inciampo non raffredda il pensiero. Anzi. Come si evince nel PODCAST dove Walter Ottolenghi testimonia di giovani ventenni che, sospinti da don Giussani, andarono a vedere cosa succedeva nell’Est del socialismo realizzato. Dove il pensiero di verità comunque scorreva nella speranza di uomini veramente liberi. Il totalitarismo non ce la può fare contro il pensiero che va’. Perché il pensiero non muore, risorge. Perché il sepolcro è vuoto.

E, come sempre, i pensanti editoriali per immagini di Francesco Santosuosso.

Buona lettura e buon ascolto.