“Più siamo generativi e più siamo felici”

Il professor Leonardo Becchetti è uno dei grandi divulgatori di una corrente di pensiero che ci dà la scossa rispetto al fascino sopito della responsabilità personale e della vocazione comunitaria. E anche rispetto all’emergenza bollette.

Votare col portafoglio si può ed è giusto dirlo in giro. Paradossalmente ma non troppo: si vota ogni giorno! La missione è costruire. Edificare il pilastro della società civile è fondamentale per le democrazie… e la nostra felicità. La proposta sostenibile dei Saturdays for future


Conversazione con Leonardo Becchetti a cura di Nicola Varcasia
21 ottobre 2022

Il primo commento che chiediamo a uno dei principali promotori dell’economia civile parte dal post elezioni. Ma lo scopo dichiarato della domanda è guardare oltre. O, se volete, al prima.

Perché la politica si sostanzia con il prepolitico e si compie con ciò che la supera:

“Le elezioni non sono una sbornia dalla quale ci dobbiamo riprendere. La vita sociale e politica di un Paese non è come la qualificazione ai mondiali, dove c’è una chance ogni quattro anni e poi basta”. Ce la si gioca ogni giorno:

“Con il nostro impegno di cittadini, nella cittadinanza attiva, nel voto col portafoglio, nella costruzione dei processi di cui possiamo essere protagonisti”.

Una vita relazionare più piena

I processi in questione sono tanti e il primo dei quali, per Leonardo Becchetti, professore ordinario di economia politica a Tor Vergata, nonché fondatore dell’associazione NeXt Economia e presidente del comitato scientifico del primo Festival Nazionale dell’Economia Civile (dal 16 al 18 settembre scorso a Firenze, la quarta edizione) riguarda le relazioni, o meglio, l’uno più uno che fa tre, il fare affidamento sulla cooperazione e la fiducia:

“La democrazia rischia quando si esasperano le singole situazioni, vale per il voto come per altri passaggi chiave. La cosa più importante è invece costruire un pilastro forte di società civile e l’Italia continua ad essere favorita da questo punto di vista per il suo retaggio e tradizione storica”.

Questo è importante anche per non farsi stordire dai rulli delle notizie che, per loro logica interna, rimpallano la nostra attenzione di allarme in allarme senza farci capire nulla:

“Siamo cittadine e cittadini esponenti di quella società civile che è la spina dorsale di questo Paese e ogni giorno affronta la sfida di creare valore e valori nelle fabbriche, nelle aziende agricole, nel terziario, nelle scuole, nelle università, nelle imprese sociali, nel volontariato e nella vita associativa di questo paese”, così recita il manifesto di Next per esprimere una vitalità che non si ferma di fronte a nulla: “Questo pilastro deve essere sempre più forte e interagire con la politica per costruire una società migliore. Significa lavorare proprio per creare le opportunità per le persone di vivere una vita relazionale più piena”.

Il timore che la nube tossica di una certa comunicazione faccia evaporare le buone pratiche da cui possiamo attingere per ispirarci resta:

“Le buone pratiche evaporano più nella comunicazione che nella realtà. Nella realtà ci sono attività economiche e iniziative che si fanno strada per affermare una nuova economia e un nuovo paradigma economico. Poi, certo, la realtà stessa è fatta di luci e ombre: ci sono iniziative e imprese economiche sostenibili e altre meno: in questo c’è un problema tanto di comunicazione quanto di capacità di contagio e diffusione su cui bisogna lavorare”.

Per quanto riguarda la comunicazione, il punto secondo Becchetti è cercare di rendere sempre più popolare questo nuovo paradigma e aiutare i cittadini a capire perché e come la sostenibilità e l’economia civile portino una soluzione concreta ai problemi:

“Per velocizzare questo processo bisogna partire dalla regola numero uno della comunicazione, ossia partire da dove sono le persone e i loro problemi”.

Dall’astratto (in apparenza) al concreto. Il problema della bolletta esorbitante, nella sua drammaticità e complessità, non va scansato, anzi:

“Bisogna partire proprio da lì e far capire come l’economia civile dà delle risposte, che sono le comunità energetiche e l’autoproduzione di energia di fronte alla domanda di gas. Il che significa anche riduzione dell’inflazione, che dipende molto dal prezzo del gas”.

La società si sta muovendo in questa direzione, anche se non lo si sente troppo dire in giro:

“In questo momento ci sono richieste di autorizzazione pari a 280 gigawatt, una quantità enorme. Il problema principale è che la politica sblocchi i tempi delle autorizzazioni e delle connessioni. Paradossalmente non si chiedono soldi, ma semplicemente di liberare le energie della società civile”.

Avere un impatto positivo sulle altre persone

Eccoci a un altro passaggio chiave che fa dell’economia civile una frontiera a portata di mano, anzi, di moneta:

“Oggi possiamo cambiare le cose votando col portafoglio e questo è diventato sempre più semplice. Non c’è un voto ogni cinque anni, ma un voto tutti i giorni. Possiamo premiare quei prodotti più sostenibili, che danno dignità al lavoro e tutelano l’ambiente”.

Un tempo, spiega Becchetti, quando venivano fatti questi discorsi si sottolineava la difficoltà di trovare i prodotti in questione che, tra l’altro, spesso costavano di più:

Oggi il problema dei prezzi non c’è più, esistono siti on line di consumo sostenibile, filiere di prodotto a prezzo assolutamente conveniente rispetto ai prodotti tradizionali. Non ci sono più alibi, però i cittadini devono svegliarsi”.

A questo punto, la domanda è come favorire il risveglio e quindi connettere le varie componenti della società civile per far sì che queste trasformazioni, che rendono ciascuno protagonista del paradigma di una nuova economia (le comunità energetiche e i prodotti più sostenibili sono due esempi fondamentali, ma non gli unici) siano ancora più vissute e condivise. Le parole chiave diventano allora generatività e felicità:

“Il tema unificatore che abbiamo individuato è quello della ricerca della felicità, il fatto che la soddisfazione, la ricchezza di senso di vita, come ci dicono i dati, dipende dalla generatività”.

Ma che cosa significa esattamente, generatività? Per Becchetti vuol dire capacità, nella vita di una persona, di avere un impatto positivo sulle altre persone:

“Più siamo generativi più siamo felici”. La frontiera teorica e pratica dell’economia civile è esattamente questa: “Spieghiamo in che modo questa generatività possa aumentare, attraverso un modo diverso di vedere l’impresa – che non guarda solo al profitto ma anche all’impatto socio-ambientale – e attraverso un modo diverso di concepire gli strumenti finanziari. Oggi sempre di più si compiono scelte di scopo da questo punto di vista”.

Questo paradigma include anche un modo diverso di concepire gli indicatori economici, guardando proprio agli indicatori di generatività che vengono misurati e condivisi da quattro anni durante il Festival dell’economia civile. Ne sono un esempio gli indicatori del rapporto che, non a caso, si chiama del “BenVivere”, nel quale Becchetti ha parlato di quella rivoluzione statistica che ci spinge a muovere verso l’obiettivo della generatività. Ha spiegato nel dorso del quotidiano  Avvenire dedicato proprio all’economia civile:

“Possiamo avere reddito, salute, istruzione (essere quindi in cima alla classifica degli indicatori multidimensionali di benessere oggi più in voga) ma passare la giornata sdraiati sul divano ed essere profondamente infelici. Per quale motivo? Perché l’ultimo miglio della felicità sta nell’accendersi e mobilitare le nostre energie per un fine che ci appassiona e di cui percepiamo l’impatto generativo, ovvero la capacità di creare opportunità positive nelle vite di nostri simili”.

E questa non è una questione puramente sentimentale, anzi, è sempre più evidente che questa generatività individuale è il tassello forte per poter parlare di generatività pubblica, ossia di bene comune.

Superare la cultura dell’usa e getta

Ma è possibile salvare la generatività in un momento in cui le pressioni economiche e l’organizzazione del consenso tendono a tagliarla? Si torna, inevitabilmente, al tema delle relazioni e di quanto la qualità delle relazioni per la persona sia decisivo:

“Oggi uno dei problemi fondamentali è vedere le relazioni non come un bene di investimento ma come un bene di consumo, usa e getta. La cultura dell’usa e getta ha ridotto profondamente la capacità delle persone di costruire relazioni”.

Non per niente, Becchetti è sintonizzato, essendone uno degli ambasciatori, con l’Economy of Francesco, il movimento che alla fine di settembre ha richiamato da papa Francesco migliaia di change maker, economisti e innovatori sociali:

“Da Assisi è ripartito un percorso di costruzione di economia civile di cui i giovani dovranno essere protagonisti: personalmente, ho espresso l’auspicio di un salto di qualità sul tema del voto col portafoglio”.

Dopo i ben noti Fridays for future dedicati all’ambiente, l’idea è quella di lanciare i Saturdays for future, momenti di acquisto consapevole per riscoprire la responsabilità del fatto che siamo noi a decidere cosa comprare:

“Per esempio, tutti siamo contro il caporalato e lo sfruttamento del lavoro. Noi stessi possiamo cancellare il fenomeno se seguiamo i percorsi dei prodotti che acquistiamo”. Semplice come un clic. Una rivoluzione a portata di mouse e di condivisione (da soli non ce la si fa).

In conclusione, chiediamo a Becchetti di scegliere tre parole chiave per indicare un cammino di ripartenza e di continuità per la società civile:

Cittadinanza attiva, essere maestri delle relazioni, voto col portafoglio”. Sulla parola “maestri” si potrebbe accendere un’altra intervista, ma il tempo della conversazione è quasi terminato. Come cercarli, questi maestri? “I credenti attingono al patrimonio della dottrina sociale e delle encicliche che è diventato un patrimonio anche per i laici: la cosa interessante di questi tempi è che Papa Francesco è diventato un punto di riferimento anche per i non credenti. È un tesoro eccezionale a cui attingere. Il pensiero raccolto nelle encicliche, sviluppato dalle comunità credenti, diventa un fattore di altissimo valore umano e morale anche per chi non crede. Un mio vecchio maestro gesuita diceva: anche se non credessi sarebbe questo il modo migliore di vivere”.


Immagini:

– (1) ©Mauro Mora
– (2) Comunità energetiche
– (3) ©Diego Loffredo, Napoli 2022
– (4) Papa Francesco e Ahamad al-Tayyib Grande Imam sunnita di al-Azhar il Documento sulla fratellanza umana (2019); Enciclica Fratelli tutti (3 ottobre 2020)