Parla Walter Hooper: “Dio non ha mai lasciato solo il mio amico C. S. Lewis”

Il cristianesimo di C.S. Lewis nel ricordo del suo biografo ufficiale e segretario particolare. Una testimonianza fondamentale resa al Centro Culturale di Milano in due memorabili incontri. A sessant’anni dalla morte dello scrittore de “Le lettere di Berlicche” e delle “Cronache di Narnia”, le parole di un uomo che, grazie alla scoperta dei libri dell’autore britannico e alla sua amicizia, si è convertito al cattolicesimo nel 1988 dopo essere stato sacerdote e cappellano anglicano. E che fino alla sua morte ne ha curato tutta la sua vivacissima e attualissima opera.  

      


15 dicembre 2023
Il miracolo del cristianesimo
A cura di Enzo Manes

Walter Hooper, Segretario e amico di C. S. Lewis

14 novembre 1984, cronaca di un vis à vis voluto dal papa: “Mi disse: ‘Ami ancora il tuo vecchio amico Lewis?’ ‘Sì Santo Padre’ –risposi– ‘sia Affetto sia Amicizia’.

‘Ah –disse il Papa– sa che anche a me piace il suo libro I quattro amori!’. Il Papa volle sapere che tipo di uomo fosse Lewis e trovai difficile rispondere a questa domanda. Spesso mi ero intristito pensando che non avrei mai più avuto la possibilità di incontrare un uomo come Lewis, ma lì, in quel momento, stavo parlando con qualcuno che era molto simile a lui. Il Papa mi disse che Lewis sapeva qual era il suo apostolato e che lo aveva compiuto.
Poi, alla fine dell’udienza mi disse: ‘Caro Walter Hooper stai facendo un ottimo lavoro’. Certamente questi sono stati i minuti più preziosi della mia vita (…). Tempo prima mi ero chiesto quando avrei incontrato un altro uomo che, come Lewis, parlava della Resurrezione di Nostro Signore come se fosse avvenuta cinque minuti prima: quella persona l’avevo incontrata ed era il successore di Pietro”.
Così ha ricordato Walter Hooper – già sacerdote anglicano poi convertito al cattolicesimo, professore universitario, biografo ufficiale e segretario di Clive Staples Lewis, uno degli scrittori e intellettuali più acuti e dirompenti del Novecento – durante uno dei due incontri/testimonianza che tenne a Milano invitato dal Centro Culturale di Milano. Il papa di cui dice Hooper è Giovanni Paolo II. Ma anche a Benedetto XVI piaceva molto C. S. Lewis; lo accostava a G.K. Chesterton, «sono grandi scrittori inglesi, perché riescono a parlare di temi alti e profondi con levità, con uno squisito sense of humour. Parlano così delle grandi questioni della fede ma in modo semplice, accessibile, acuto. Sono degli esempi da seguire, oggi». (A. Monda, “Benedetta Umiltà. Le virtù semplici di Joseph Ratzinger”, Lindau, Torino, 2012).

Come nasce un’amicizia per la vita

Sessant’anni fa C.S. Lewis abbandonava questa terra lasciandosi scritti molto belli, acuminati e di sorprendente attualità. Pensieri controvento rispetto a un presente impregnato della pendolare oscillazione tra soggettivismo e relativismo. Mentre Walter Hooper ha terminato la sua vita terrena due anni fa per complicazioni legate al Covid. Aveva 89 anni.
Di qui la nostra decisione di estrarre passaggi delle due partecipate lezioni di Hooper per scoprire qualcosa in più e di autentico di Lewis. Attraverso la voce di un uomo di lettere che, soprattutto grazie alle opere e all’amicizia con Lewis, ha fatto i conti fino in fondo con il cristianesimo trovando – infine casa confortevole – nel cattolicesimo dove fu accolto formalmente il 31 luglio 1988 in una piccola città del North Caroline, Reidsville, nella quale è nato il 27 marzo 1931.  
Come accennato, Hooper è stato ammiratore dell’opera letteraria di C.S. Lewis. Arrivato per un viaggio di studio in Inghilterra, ben presto divenne amico intimo dello scrittore. Assunto come segretario dall’autore di “Le lettere di Berlicche”, con lui visse insieme gli ultimi tre anni della sua vita, quando Lewis, ormai malato, aveva bisogno di cure e sostegno morale. Dopo la morte di Lewis, Walter Hooper ha dedicato tutto sé stesso alla memoria e agli scritti di Lewis. Curatore del suo patrimonio letterario, Hooper ha pubblicato dal 1964 tutte le antologie e gli scritti postumi, portando a termine anche il carteggio completo.Ha curato oltre 30 edizioni dei libri di Lewis e ha scritto tre biografie e a lui il regista Lord Attenborough chiese consigli e supervisione del film “Le Cronache di Narnia Il leone la strega e l’armadio”.

Sapeva penetrare in profondità

Ma passiamo ai frammenti, patrimonio prezioso.
“Prima di laurearmi presso l’Università del North Carolina –località dalla quale provengo– ho avuto la possibilità di ottenere una copia del libro di Lewis sui Miracoli¹, poco prima di entrare nell’esercito americano. Io ero un soldato semplice e lessi questo libro durante l’addestramento di base: era un periodo in cui mi alzavo alle tre e mezzo del mattino, correvo per dieci miglia strisciando sotto il filo spinato e facevo pratica con le baionette. Non era facile leggere, ma riuscii a nasconderlo dentro la mia camicia. Poi, appena potevo, tiravo fuori il libro e solitamente avevo il tempo necessario per leggere un paragrafo. Prima di avventurarmi in questa lettura pensavo che i libri religiosi fossero, per la loro stessa natura, scritti in un inglese pessimo. Ma in Lewis ho riconosciuto lo scrittore più fine in cui mi sia mai imbattuto: sapeva penetrare in profondità, più di quanto non sapessero fare tutti gli altri teologi dei quali avevo letto le opere in precedenza, e riusciva a fare in modo che tutti gli argomenti, anche quelli più complessi, risultassero immediatamente chiari (…)”.

L’ ateo blasfemo che si converte al cristianesimo

Proseguiamo perché il percorso si fa assai interessante. La parola di nuovo a Hooper: “(…)
Per coloro che sanno poco di Lewis, egli fu tutore di Lingua e Letteratura inglese al Magdalen College di Oxford dal 1925 al 1954, e poi professore di Letteratura Inglese Medievale e Rinascimentale a Cambridge, dal 1955 fino alla sua morte avvenuta nel 1963. I suoi libri più famosi di critica letteraria sono “L’allegoria dell’amore” (1936) e “La letteratura inglese del sedicesimo secolo” (1954). Benché fosse nato a Belfast, nell’Irlanda del nord, e fosse cresciuto come anglicano, perse la fede molto presto e quando giunse ad Oxford nel 1919 egli era, come lui stesso si definì, un ‘ateo blasfemo’. Ma Dio non l’avrebbe lasciato solo e, in parte grazie anche agli sforzi del suo carissimo amico J.R.R. Tolkien, si convertì al cristianesimo nel 1931, all’età di 33 anni. I libri fluivano dalla sua penna: critica letteraria, poesia, fantascienza, apologetica cristiana e le “Cronache di Narnia”, che probabilmente sono tra i libri per bambini più famosi nei paesi anglofoni (…)”.

Miracoli e fede

Hooper affonda il ricordo in vicende decisive: “Benché si dica che ‘La mano nuda di Dio. Uno studio preliminare sui miracoli’ sia il suo libro più filosofico e più difficile, al tempo io contavo addirittura i minuti che dividevano la pratica e l’allenamento con la baionetta e tutti gli altri orrori dell’addestramento di base dalla lettura di Lewis e non vedevo l’ora di tornare a questa prima opera che avevo letto. ‘Miracoli’ è la parola che usavo per parlare di questo libro, mentre in riferimento a Lewis usavo la parola ‘saggezza’. Per anni, molti teologi anglicani avevano negato questo o quel miracolo di Nostro Signore, mentre Lewis sosteneva, all’inizio del suo libro, che se cominciassimo credendo che i miracoli siano impossibili ‘allora non ci sarebbero mai prove storiche sufficienti per convincerci del contrario […] Se, d’altra parte, i miracoli non fossero intrinsecamente improbabili, allora le prove esistenti sarebbero sufficienti a convincerci che un buon numero di essi sono effettivamente accaduti’. L’esito delle nostre indagini storiche, dunque, dipende dalle idee filosofiche che avevamo ancor prima di iniziare a cercare le prove. Pertanto la questione filosofica va affrontata per prima”.²
E ancora: “Per anni, il clero liberale della Chiesa anglicana e protestante aveva sminuito la fede. Il cristianesimo era raccomandato perché era una ‘fonte d’ispirazione’ o perché era ‘utile’ o perché sarebbe stato in grado di rendervi ‘felici’ o di darvi il ‘successo’. Ma non si diceva mai che esso era vero! Poi è arrivato Lewis che, dopo aver combattuto contro il cristianesimo per la metà della sua vita si convertì perché, come lui diceva, ‘i fatti erano tali che dovetti arrendermi’.
In una lettera scritta a un amico dopo la sua conversione, Lewis dice che il cristianesimo ‘è Dio che esprime Se Stesso attraverso quello che chiamiamo realtà […], la vera incarnazione, crocifissione e resurrezione”,³ è “l’affermazione di Dio verso di noi di fatti certi, inalterabili, riguardo alla Sua stessa natura”.⁴ E ancora Lewis diceva: ‘Coloro che di volta in volta arrivano con la loro religione semplificata e brevettata in proprio come sostituto del cristianesimo, non fanno altro che perdere tempo’. ‘Non possiamo competere –diceva– in termini di semplicità con persone che inventano la religione. Come potremmo? Noi abbiamo a che fare con un Fatto. Naturalmente ciascuno può essere semplicista se non ha fatti di cui preoccuparsi’”.⁵

Walter Hooper dopo la morte di Lewsi assistì Owen Barfield, ultimo scrittore degli Inklings sino alla fine

Quel che non si deve dire

Tante cose succedono a Hooper sotto le armi tuttavia, come stiamo apprendendo, una sola lo elettrizza, lo avvince, gli infiamma la vita. Spiega: “Fu mentre mi trovavo ancora sotto le armi che mi imbattei nell’eccellente opera di Lewis “Il cristianesimo così com’è”. Il libro, che difende il cuore della fede, raccoglie gli interventi trasmessi via radio alla BBC: in questi testi si nota come Lewis riusciva ad essere popolare senza negare nemmeno un pezzettino della verità. In una di queste conversazioni, egli forniva una memorabile risposta alla domanda formulata da Sant’Agostino, se Cristo fosse Dio o un bravo uomo. Diceva Lewis:
Sono qui per cercare di far sì che nessuno dica una cosa veramente assurda che spesso si dice riguardo a Gesù: ‘sono pronto ad accettare Gesù come un grande insegnante di morale, ma non accetto la sua pretesa di essere Dio’. Questa è la cosa che non dobbiamo dire. Un uomo che fosse stato un semplice uomo e che avesse detto le cose che diceva Gesù, non sarebbe stato un grande insegnante di morale. Sarebbe stato un pazzo, alla pari di un uomo che dice di essere un uovo alla coque, o altrimenti sarebbe stato il Diavolo. Bisogna fare una scelta. O questo uomo era ed è il Figlio di Dio oppure era un pazzo o addirittura qualcosa di peggio. Si può risolvere facendolo passare per un pazzo, gli si può sputare addosso e ucciderlo come fosse un demonio; oppure ci si può prostrare ai suoi piedi e chiamarlo Signore e Dio. Ma non saltiamo fuori con delle assurdità riguardo al fatto che fosse un grande insegnante di morale. Non intendeva esserlo.⁶

Il seminario anglicano non apprezza Lewis

Leggendo Lewis in Hooper si incrina qualcosa rispetto al suo anglicanesimo. Qui una sua riflessione: “Gli scritti di Lewis erano l’unico mio appiglio alla sanità e alla salute mentale, e dopo due anni lasciai quel seminario ripromettendomi che non avrei avuto mai più nulla a che fare con certi aspetti della Chiesa anglicana. Con sollievo mi rifugiai nell’insegnamento: fui docente di Letteratura Inglese all’Università del Kentucky, dove gli scritti di Lewis erano apprezzati molto più che in seminario. Avevo mantenuto la corrispondenza con Lewis per circa sei anni, quando un giorno lui mi invitò ad andarlo a trovare ad Oxford. Spesso avevo pensato che per me nulla sarebbe stato più significativo che avere la possibilità di ringraziarlo per le sue opere, e questo era proprio ciò a cui pensavo quando andai a Oxford nell’estate del 1963”.

Walter assiste al funerale di Owen Barfield (1898-1997).

Che tipo di persona era Lewis?

Il suo segretario e biografo lo descrive così: “Dicono che è molto pericoloso incontrare i nostri scrittori preferiti perché è improbabile che siano tanto bravi quanto uno si immagina. Lewis, invece, era proprio come l’uomo che stava dietro a quei libri addirittura era meglio, più interessante. Scoprii che non era uno studioso dei suoi scritti e che in realtà ne possedeva solo alcuni. Era l’uomo meno vanitoso che avessi mai incontrato. Non penso nemmeno che si trovasse interessante e faceva in modo che io parlassi molto in modo tale da non essere costretto a parlare di sé. Mi chiedo di quanti grandi scrittori si possa dire la stessa cosa. L’ho trovato addirittura più ortodosso di quanto si possa intuire nei suoi stessi scritti: pregava molto, veramente molto. Talvolta lo vedevo passeggiare avanti e indietro nel suo giardino, mentre pregava silenziosamente; leggeva quasi tutti i giorni il Nuovo Testamento in greco e andava all’Eucarestia anglicana due volte alla settimana, confessandosi una volta alla settimana. Di nuovo ebbi la stessa impressione che avevo avuto leggendo i suoi libri, ovvero che le cose di Dio erano, in un certo senso, più reali delle cose di questo mondo e sicuramente di gran lunga più importanti. Egli avrebbe detto che ogni cosa è reale, per lui il mondo eterno era un mondo più sostanziale, più concreto perché dura per sempre. Egli illuminava qualsiasi cosa dicesse e sempre prestava attenzione a ogni argomento di conversazione. L’impressione che io avevo, e che ho ancora oggi, è che egli fosse l’uomo più profondamente convertito che io avessi incontrato”.

Oggi Lewis sarebbe cattolico

Lewis non ostentava la sua fede, ma questa era evidente e dava colore a tutto quello che diceva. Penso che lui fosse semplicemente cristiano nel modo in cui tutti dovrebbero esserlo se prendessero realmente sul serio la Fede. (…) Se è vero –come si dice– che l’umorismo è basato sul punto di vista –cioè sul vedere le cose nella giusta misura e nel giusto contesto– Dio deve possedere il senso dell’umorismo più alto, tallonato dappresso da Lewis. Lewis non intendeva affatto che non ci fosse altra verità se non quella che lui aveva assemblato nei suoi libri, o che si potesse fare a meno della Chiesa purché si possedesse “il Cristianesimo così com’è”; intendeva invece dire che vi sono certe convinzioni che chiunque deve accettare, se anche solo desidera definirsi cristiano.
Chi sposa lo Spirito del Tempo si troverà ben presto vedovo!. Perciò, se Lewis fosse vivo e alla ricerca del “Cristianesimo così com’è”, io penso che si ritroverebbe oggi ad essere cattolico. In altre parole, tutto quello che gli era caro nella Chiesa anglicana esiste tutt’oggi nella Chiesa cattolica. Tutto quello che Lewis amava nel “Cristianesimo così com’è”, e che insegnò agli altri ad amare, è una parte permanente del Cattolicesimo”.

6 W. Hooper, Segretario di C. S. Lewis con Mandy Murphy docente dell’Università Cattolica all’incontro del CMC 21 Novembre 2005

Lo stesso giorno muoiono John Kennedy e Lewis

“Lewis mi disse molto volte che io tenevo in troppo conto i suoi scritti ed era sempre divertito quando mi vedeva annotare qualcosa che aveva detto sul mio blocco di appunti. ‘So che genere di scherzo Dio potrebbe farti: –mi disse verso la fine dell’estate– io che dico le mie ultime parole e tu che non ci sei per appuntarle!”. Per come andarono le cose, fu proprio così: io non c’ero. Ero nel bel mezzo delle mie lezioni all’Università del Kentucky il 22 novembre 1963, quando un collega mi disse che avevano sparato al Presidente Kennedy. Più tardi quel giorno venimmo a sapere che il Presidente era morto. Quella stessa sera, Douglas Gresham mi telefonò per darmi la notizia dell’avvenuto decesso di C.S. Lewis. Per un po’ fui molto depresso, ma molti amici di Lewis mi persuasero a ritornare ad Oxford in ogni caso. E non appena incontrai il fratello di Lewis, Warnie, egli mi invitò a cominciare il lavoro per curare la pubblicazione dei frammenti letterari di suo fratello rimasti. E perciò, in un certo senso, io ho davvero svolto il compito di segretario di Lewis dagli ultimi quarant’anni a questa parte”.
Grazie Hooper e grazie, naturalmente, C.S. Lewis.


¹ Clive Staples Lewis, Miracles. A Preliminary Study, Londra, Bles, 1947. Trad. italiana: La mano nuda di Dio. Uno studio preliminare sui miracoli, a cura di Marcella Fanetti, Roma, GBU, 1987.
² Id, Miracles. A Preliminary Study. Trad. italiana: La mano nuda di Dio. Uno studio preliminare sui miracoli.
³ Letter to A. Greeves of 18 October 1931, in They stand Toghether: The Letters of C.S. Lewis to Arthur Greeves (1914-1963), a cura di Walter Hooper, Londra, Bles, 1979. Trad. italiana in “Prima che faccia notte”- racconti e scritti inediti, a cura di Edoardo Rialti, Milano, BUR, 2005.
⁴ Clive Staples Lewis, Mere Christianity, Londra, Bles, 1952. Trad. italiana: Il cristianesimo così com’è, a cura di Franco Salvatorelli, Milano, Adelphi, 1997.
⁵ Id, Mere Christianity.
⁶ Id, Mere Christianity.