Nuovi fantasmi a Milano

Cosa succede in città

La storia di Oluwa è quella di migliaia di migranti che arrivano nella nostra città su barconi. Se ce la fanno. Con le speranze che si spengono subito. E allora ci sono solo l’elemosina, il freddo e il sonno in ripari di fortuna (quando va bene). Oluwa e gli altri ventenni sono i dimenticati che non compaiono in alcuna statistica, perché non esiste un registro dei migranti irregolari. Sono le vittime di una politica latitante. Dell’assenza del principio di responsabilità. La vera accoglienza è un’altra cosa. 


10 marzo 2023
di Massimo Romanò

Si chiama Oluwa e l’abbiamo conosciuto davanti ad un panificio di Milano dove tutte le mattine staziona in piedi per ore e chiede l’elemosina.
Dice di avere 20 anni, o forse 21, e viene dalla Nigeria. Arrivato come migliaia di altri esseri umani su un barcone, sbarcato sulle coste siciliane due anni fa, chiuso per due mesi in un centro per richiedenti asilo.
Poi una mattina è uscito e si è incamminato, da solo e senza un soldo in tasca. La sua meta era Milano; sapeva che nella grande città del Nord c’erano persone che lui conosceva e pensava sarebbe stato facile trovarli. Ma così non è stato; arrivato nella metropoli non ha trovato nessuno, le sue speranze si sono spezzate nel giro di qualche giorno.
Si è trovato da solo a dormire in un capannone alla periferia, dove nessuno chiede niente, dove puoi ricavarti un giaciglio dove passare la notte. E nel buio, aggredito dal freddo, il tempo che non passa mai.

Occhi grandi, sorride sempre
Tutto questo Oluwa lo racconta tra una parola in italiano, una in inglese e gesti eloquenti. Quello che colpisce di lui è il sorriso.
Lo guardi e ti chiedi cosa avrà mai da sorridere. Eppure è così, non sembra arrabbiato. Ha occhi grandi e sorride sempre.
E basta girare Milano per incontrare centinaia di ragazzi poco più che ventenni che, come Olowa, chiedono l’elemosina davanti a panifici, tabaccherie e supermercati. Sono l’esercito dei fantasmi, quelli che non sono compresi in nessuna statistica. Nessuno sa chi sono, come riescono a campare, dove passano le loro notti.
E nessuno sa esattamente quanti siano perché ovviamente questo è il dato più difficile da ottenere. Non esiste un registro degli immigrati irregolari e non esiste quindi un numero ufficiale e certificato, esistono solo delle stime.
Quelle più attendibili e aggiornate sono quelle elaborate dalla Fondazione Ismu contenute nel Rapporto annuale sulle Migrazioni. L’ultimo dato disponibile, riferito al 1° gennaio 2020, parla di una stima di 517 mila immigrati irregolari presenti in Italia, il 10% circa degli stranieri regolari. Ma, ripetiamo, questa è soltanto una stima.

La colpevole disattenzione del prima e dopo

Il dibattito sull’immigrazione nel nostro Paese diventa ogni giorno più aspro. Le recenti tragedie nel mar Mediterraneo hanno rimesso al centro dello scontro il tema dei soccorsi in mare. Un tema delicato che dovrà trovare soluzioni efficaci per evitare che altri innocenti debbano pagare con la vita il sogno di costruirsi una vita dignitosa.
Ma per una volta ci chiediamo perché nessuno riesca a mettere al centro dell’attenzione che cosa accade prima e dopo che questo carico di speranze umane decida di sfidare il mare.
A marzo del 2021 il numero di migranti ospitati nei centri di detenzione ufficiali in Libia è tornato ad impennarsi arrivando a superare le 6000 persone. Accanto alle cifre ufficiali si stima che diverse altre migliaia di persone siano trattenute in centri di detenzione non ufficiali.
Malgrado costanti appelli della comunità internazionale e in particolare dell’ALTRO Commissariato Onu per i rifugiati, la Libia continua a trattenere per periodi indefiniti i migranti irregolari. Facendolo continua ad esporre le persone ad un ciclo di abusi e violenze inaccettabili.
Molti di loro finiscono poi nelle mani dei network criminali che gestiscono le aree di imbarco e i viaggi verso il nostro Paese.

Sbarcati e abbandonati

Oluwa ha vissuto tutto questo ed è conoscendo lui e tanti come lui che ci siamo fatti una domanda scomoda e provocatoria. Quella che stiamo offrendo a questi esseri umani è davvero accoglienza?
Accogliere significa offrire a uomini e donne una vera opportunità per costruirsi un futuro dignitoso fatto di casa, lavoro, scuola, assistenza sanitaria. Per Oluwa la grande opportunità che abbiamo offerto, consiste in un tugurio dove dormire ed un angolo di strada dove chiedere l’elemosina.
E lo stesso vale per altre migliaia di persone che non abbiamo accolto, ma semplicemente abbiamo fatto sbarcare e poi abbandonato al loro destino. Lo stesso vale per altre centinaia di immigrati sfruttati come moderni schiavi nella raccolta di agrumi e costretti a vivere in condizioni disumane. O ad altre centinaia che sono diventate manovalanza della criminalità organizzata.
Di tutto questo il dibattito politico non si occupa. Sembra quasi che si sia scelto, come spesso accade, di considerare questo esercito di fantasmi un danno collaterale di un’accoglienza che in realtà non esiste.
La verità è che ognuno di questi esseri umani merita, come ciascuno di noi, la possibilità di una vita dignitosa e questa è una responsabilità a cui non si può e non si deve rinunciare. Il sorriso di Oluwa è lì ogni giorno a ricordarcelo.

Progetto Arca hub a Milano via Sammartini – Il primo aiuto sempre Photo Credits ©Lilith Photo