Nicole Krauss. Amore, identità.
I luoghi di una promessa

Giovedì 28 novembre 2024, ore 21.00
Auditorium CMC Largo Corsia dei Servi, 4 – Milano

Incontro in presenza
con Nicole Krauss (da New York)
coordina il dialogo
Camillo Fornasieri, Direttore del CMC
con interventi dal pubblico

in collaborazione con

Nicole Krauss, annoverata tra le migliori scrittrici contemporanee, è nata nel 1974 a New York, dove vive. Stella di quella che oggi viene definita la post-jewish generation -quella venuta dopo Saul Bellow, Philip Roth. Madre inglese e padre americano cresciuto in Israele, ha nonni materni nati in Germania e Ucraina e nonni paterni nati in Ungheria e Bielorussia.

I suoi libri sono tradotti in trentasette lingue e i suoi racconti sono pubblicati anche su importanti testate come New Yorker, Atlantic, Harper’s Magazine e The Best American Short Stories. Dal New Yorker è stata annoverata tra i 20 migliori scrittori Americani under 40.

La incontreremo a Milano per raccontarci la sua scrittura evocativa e la centralità del tema della memoria per la vita di ogni uomo e dei legami, della fatica e anelito di una storia personale nello spaesamento del nostro tempo, nel paradosso dell’esistenza che nella Krauss è sguardo profondo sul nostro io.

Cresciuta tra l’America, in cui attualmente vive con i suoi figli (il marito è stato Jonathan Safran Foer dell’indimenticabile Ogni cosa è illuminata), Manhattan attraverso l’East River, le fabbriche, il ponte della amata 59esima, Londra degli studi a Oxford, Tel Aviv dove da giovane visse suo padre: sono i luoghi da cui nascono storie che guardano alle radici nella nostra Europa, dai quali attinge con maestria i paesaggi e le vibrazioni per dipingere i suoi romanzi,  toccando l’ebraico, l’inglese, l’yiddish un mosaico di lingue e di culture.

I libri di Guanda che l’ha portata al pubblico in Italia: La grande casa, finalista al National Book Award, Selva oscura, La Storia dell’amore, che la porta al successo internazionale, acquisito dalla Warner Brothers per realizzare il film omonimo diretto da Radu Mihaileanu (134 min., bellissimo con grandi attori e disponibile sulle piattaforme), Un uomo sulla soglia e l’ultimo tradotto Essere un uomo. Una scrittura la sua di precisione e spiritualità, non-sentimentalismo e immaginazione, lucidità e compassione.

Penso che il popolo ebraico, -dopo la distruzione del Primo Tempio-, sia l’unico popolo ad aver trasformato la perdita in un anelito, portando con sé in ogni luogo, come in una valigia immensa -quella dello spirito-, la sacralità perduta del Tempio”.

Attualmente l’autrice è writer in residence al Columbia University’s Mind, Brain, and Behavior Institute