Esodo Pratelli. Dal futurismo
al “Novecento” e oltre

Mostra a cura Elena Pontiggia
Sala Espositiva CMC Largo Corsia dei Servi, 4 – Milano
MM 1 e 4 San Babila – MM3 Duomo
dal 17 aprile al 13 maggio 2025
Ingresso libero
Inaugurazione mercoledì 16 aprile, ore 18
Orari
da lunedì a venerdì ore 10.00/13.00 – 14.30/18.00
sabato e domenica ore 15.00/19.00
Chiuso domenica 20 aprile Santa Pasqua
Apertura speciale lunedì 21 aprile Pasquetta ore 14.30/18.00
INFO tel. 02.86455162
Per Visite guidate scrivi a segreteria@cmc.milano.it
Ufficio stampa
IBC Irma Bianchi Communication
tel. 02 8940 4694 – info@irmabianchi.it
testi e immagini scaricabili da www.irmabianchi.it
Una grande retrospettiva per l’artista Esodo Pratelli (1892 – 1983) a cura di Elena Pontiggia.
A Milano un corpus da diverse Collezioni e Musei di 50 opere pittoriche e ceramiche bellissime, per scoprire una figura di spicco della pittura italiana della prima metà del ‘900 operante tra Roma e Milano.
Una vita intensa, intrisa di una fervida cultura legata al contesto familiare, oltre a incontri e contatti con importanti esponenti dell’epoca fra cui Boccioni, Carrà, Severini, Marinetti, Gris, Delaunay, Sironi.
Esodo Pratelli, da un’iniziale espressione legata al realismo e più marcatamente al simbolismo, con la realizzazione di opere pittoriche e di ceramiche, per poi evolvere nel primo decennio del ‘900 all’adesione al movimento Futurista e approdare negli anni Venti al Novecento Italiano.
Collabora alla nascita della Corporazione delle Arti Plastiche (1923), è docente e dirige a Milano la Scuola d’Arte Applicata del Castello Sforzesco (1924 –1934), elabora la proposta firmata con Sironi, Sarfatti, Funi, Carrà per l’istituzione di un Consiglio superiore per l’arte moderna (1925).
Un’artista si è dedicato anche a progettazioni Futuriste anche per opere del cugino Balilla Pratella (anche lui di Lugo), uno dei padri della musica futurista con Luigi Russolo, bozzetti per scenografie e costumi di opere liriche. Tra il 1935 e il 1950 diverrà infatti protagonista a Roma in ambito cinematografico, nelle vesti di sceneggiatore e regista.
Nel 1931 è tra gli artisti della I Quadriennale e per la prima volta alla XVI Biennale di Venezia, dove tornerà ad esporre nel ‘30, ‘32 e ’34.
Linearità, raffinatezza, eleganza del tratto lo distinguono, ispirato dai suoi riferimenti, da Klimt a Beardsley durante al giovinezza, da Carrà a Sironi in età più matura.
Afferma Elena Pontiggia– “i suoi temi confidenziali, i suoi paesaggi urbani e i suoi paesaggi senza aggettivi, hanno troppo valore per essere relegati nella “Scatola delle cose dimenticate” titolo di un quadro del 1967, che è anche una trasparente metafora della sua vicenda espressiva”.
Attualmente importanti opere dell’artista sono custodite in musei nazionali e internazionali, gallerie e collezioni pubbliche e private.