Le coppie riluttanti: i figli? Anche no!

Nel nostro Paese, nel 2023, il numero di nascite ha toccato il suo minimo storico: 379.000. Si tratta di una crisi demografica che non ha precedenti. E che spalanca a problemi straordinari. Si sta andando incontro a una vera e propria età glaciale. Molte le cause. Tra le più significative quella delle coppie che rinunciano ad avere figli per godersi la vita. Una forma di godimento che apre a preoccupanti riflessioni.


26 aprile 2024
Fenomeno childfree
Conversazione con Alessandro Rosina a cura di Angelo De Lorenzi

In Italia cresce di continuo la quota di persone che arrivano alla fine della propria vita fertile senza essere diventate genitori.
Si tratta di una tendenza che va di pari passo con il cosiddetto fenomeno conosciuto come childfree, ovvero la tendenza a godersi la vita senza fare figli, come se la maternità e la paternità fossero diventati un ostacolo alla realizzazione della propria vita. Non c’è dubbio che il tema sia particolarmente caldo, con numerosi risvolti di natura sociale, economica, culturale, esistenziale. I numeri restituiscono un quadro impietoso: nel 2023 il numero di nascite in Italia ha toccato il minimo storico di 379.000. Ci troviamo di fronte a una crisi demografica senza precedenti.

Pensiero debole

Il professor Alessandro Rosina, ordinario di Demografia e Statistica sociale nella facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è uno dei massimi esperti dell’argomento.
Il docente, fra l’altro, è l’autore di un articolo apparso sul sito di Neodemos, “foro indipendente di osservazione, analisi, proposte”, che richiama i termini essenziali della questione sulla base di uno studio dell’Osservatorio dell’Istituto Toniolo: “Secondo i dati del Rapporto Giovani del 2020, fra i giovani italiani di età compresa fra i 25 e i 34 anni, il 41% dichiara di desiderare dei figli, ma nel caso non li avesse si sentirebbe comunque realizzato (li indichiamo come “debolmente motivati”), mentre il 14.5% dichiara di non desiderarli affatto (“childfree”), senza significative differenze di genere. Se ci si concentra sulla fascia centrale della vita riproduttiva, quella tra i 30 e i 34 anni, si osserva che tra chi è senza figli la percentuale di childfree e di debolmente motivati sale ulteriormente (perché una parte di chi è orientato ad averli li ha avuti): il 15% degli uomini e quasi il 19% delle donne afferma di non desiderare di diventare genitore, mentre i debolmente motivati risultano il 38% degli uomini e il 45% delle donne”.
La ricerca dell’Istituto Toniolo è stata condotta a novembre 2020 su un campione rappresentativo della popolazione giovanile italiana composto da circa 7 mila Giovani di età compresa fra i 18 e i 34 anni.
Non c’è dubbio che il tema sia caldo, di grande risonanza, soprattutto in un’epoca di crisi della fecondità come quella attuale. Perché cresce il numero di donne che arrivano al termine della propria vita fertilesenza figli (l’Istat stima una su quattrofra le nate nel 1980)? Dipende solo dalle precarie condizioni economiche dei giovani e dalle insufficienti politiche per la conciliazione famiglia-lavoro? 
La prima considerazione da fare – commenta il professor Rosina – è che non è più scontato, per una coppia, avere dei figli. Un tempo, invece, era un processo assolutamente naturale. Non ci si poneva tanto il problema”. Dare spazio a una nuova nascita oggi, invece, è sempre più il frutto di una scelta. “Fare figli non è più un imperativo. Attendere, rimandare o addirittura decidere di non fare figli, è frutto di una decisione che dipende da vari fattori. Possono influire le condizioni precarie dal punto di vista economico e professionale, così come le insufficienti politiche per la conciliazione. Inoltre, conta anche il senso di incertezza riguardo al proprio futuro. Peraltro diventare genitori a differenza di tante altre situazioni è una condizione irreversibile. Quindi sembra che oggi le persone dedichino più tempo a riflettere prima di scegliere di imboccare una strada da cui non si può tornare indietro”.
Il professor Rosina aggiunge una considerazione interessante: non è vero che vi sia una volontà assoluta a non generare nuove vite: “Nelle ricerche più recenti abbiamo registrato una volontà delle coppie giovani di avere almeno un paio di figli”. La volontà quindi ci sarebbe, ma forse mancano proprio le condizioni più favorevoli e qualche aiuto riscontrabile invece fuori dai nostri confini.
Il confronto con alcuni Paesi europei, infatti, è impietoso e deve farci riflettere: “Non c’è dubbio che rispetto ad altri Paesi europei come la Francia – dove sono in vigore politiche a sostegno delle famiglie – noi in Italia siamo decisamente svantaggiati e i risultati sono evidenti: il nostro indice di natalità si attesta attorno all’1,2, mentre in Francia raggiunge l’1,8. Se prendiamo in considerazione la Germania il suo indice di natalità è cresciuto dopo aver intrapreso in modo deciso nuove politiche a favore della famiglia. Anche in altri Paesi, come la Svezia, che porta avanti politiche sperimentali, e la Norvegia, la situazione è migliore rispetto all’Italia”.

Troppe incertezze

Per quanto riguarda l’atteggiamento delle coppie va comunque considerato che orientamenti e decisioni possono mutare nel corso della vita: si può partire da una posizione di “childfree”, ma poi cambiare opinione e avere figli (anche in funzione della presenza di un partner e dei suoi desideri), così come una donna che desidera diventare madre può successivamente valutare che tale obiettivo non sia prioritario e investire di più nella realizzazione professionale e in altri ambiti di vita.
Il progetto di diventare genitori tende inoltre a indebolirsi non solo per questioni socio-economiche e culturali, ma anche per le accresciute incertezze con cui le giovani generazioni di oggi guardano al futuro e “uno dei fattori di maggiore preoccupazione – spiega il professor Rosina – riguarda la preoccupazione per le condizioni dell’ambiente in relazione al fenomeno del cambiamento climatico”. L’esperto fa riferimento ai dati più recenti pubblicati nel Rapporto Giovani 2024: mentre il 68% dei giovani italiani non pianifica un figlio a breve perché preoccupato per la situazione economica del Paese, il 62%1 dichiara di non farlo perché preoccupato per il futuro che attenderebbe il figlio in un mondo compromesso dal cambiamento climatico.
I Paesi, però, che in modo più solido investono sulla formazione delle nuove generazioni, che promuovono un loro ruolo attivo nei processi di sviluppo sostenibile, che sostengono i loro progetti di vita, mettono i giovani nelle condizioni di affrontare meglio tali preoccupazioni e abilitare maggiormente scelte impegnative e responsabilizzanti verso il futuro, come quella di avere un figlio.
In ogni caso attualmente la situazione è alquanto problematica, alla luce della crisi demografica in atto. La popolazione infatti continua a invecchiare, non c’è cambio generazionale, il sistema pensionistico è messo a dura prova e persino gli immigrati nel nostro Paese, anche se provengono da altre culture, iniziano ad allinearsi ai comportamenti degli italiani. “Non c’è dubbio – è il commento del professor Rosina – che le situazioni di incertezza economica e le insufficienti politiche famigliari, condizionino fortemente la propensione ad avere figli. Ma un’inversione di tendenza è possibile, come suggeriscono le politiche adottate da altri Paesi”.