Le cattedrali, costruzione di un grande amore
Un millennio di civiltà. La cultura della Cristianità medievale. Qui ed ora. Con “Pietre di luce. La cattedrale del Medioevo” (Sellerio) lo storico medievista Marco Meschini non ha scritto l’ennesima guida turistica. Ma un percorso dentro una storia meravigliosa, dentro uno spettacolo che ancora stupisce. Pagine che testimoniano come quella stagione della Storia è tutto fuorché un millennio oscuro…
15 novembre 2024
Verità e bellezza
di Roberto Persico

Eh no, non si può rendere conto davvero di questo libro. Perché “Pietre di luce. La cattedrale del Medioevo” (Sellerio) non è semplicemente un libro sulle cattedrali. Non è l’ennesima guida turistica per aiutarci a guardare le bellezze che la sapienza di secoli andati ha sparpagliato qui e là per l’Europa. «Pietre di luce» è – parola dell’autore Marco Meschini – «un atto d’amore». Un atto d’amore per una cultura, la cultura della Cristianità medievale, «capace di fondere popoli e lingue, e menti e corpi e spiriti, come poche altre civiltà nel corso della Storia, dando loro un coagulo identitario che sbigottisce ancora e sempre per la sua potenza centrifuga, insieme alla sua polimorfa unità centripeta».
Un amore vero
Poi, naturalmente, come ogni amore vero, “Pietre di luce” non è fatto di chiacchiere, ma di tanta sostanza. In questo caso, è fatto di un’erudizione sconfinata, di innumerevoli letture e citazioni, offerte però al lettore con una scrittura sempre scorrevole e coinvolgente. Così le pagine di Meschini ci ripropongono tutte le tappe di un millennio di civiltà, dalla faticosa ripresa di una cultura in mezzo alle devastazioni di popoli guerrieri alla faticosa stagione della riforma gregoriana, dal culmine splendente del Pieno Medioevo (i secoli XII e XIII) fino agli ultimi fuochi di quell’“autunno del Medioevo” che già lascia intravedere i bagliori di una sensibilità nuova. In questo percorso esaltante, in primo luogo scorrono sulle pagine le vite dei personaggi che ruotano intorno alla costruzione delle cattedrali. Troviamo così figure ben note come Giustiniano e Teodora, di cui però scopriamo aspetti probabilmente non familiari al lettore non specialista (la carriera di Teodora da lupanare di basso rango alla porpora imperiale…), e altre molto meno conosciute, come quel Bernardo di Hildesheim che a cavallo dell’anno Mille finanzia la realizzazione delle stupende porte di bronzo della cattedrale della sua città.

Dove si genera la vita
Accanto ai personaggi, compaiono poi infiniti altri aspetti di quel «mondo di vita, anzi [di quel] luogo dove si genera vita» che sono le cattedrali. Apprendiamo così, tra l’altro, le tecniche per la realizzazione dei mosaici; entriamo nel mondo degli oggetti e delle decorazioni che ornavano ogni chiesa; incrociamo il culto delle reliquie, con i suoi aspetti di valore profondo e le degenerazioni, che arrivavano fino ai ‘furti sacri’; condividiamo la vita quotidiana dei pellegrini con le loro bisacce e i loro bastoni; entriamo nella vita quotidiana dei cantieri che erigono queste montagne di pietra e incontriamo gli artigiani (artisti?) che lavorano allo loro costruzione; facciamo i conti con la teologia e la filosofia che duellano fra le scuole cattedrali, i monasteri e le università; scopriamo gli aspetti economici di opere che richiedono ingenti capitali per essere edificate e svolgono in qualche modo un ruolo di ‘casseforti’ per i beni che vengono loro affidati.
La riscoperta di un mondo
Tutto questo naturalmente non è raccontato in astratto, ma attraverso le pietre e le vetrate di decine di edifici che fanno la tradizione da cui siamo stati forgiati: da San Giovanni in Laterano – la prima cattedrale di Roma, fin dall’origine rivale di San Pietro, destinata ad affermarsi solo sul crepuscolo del Medioevo, dopo la fine della cattività avignonese – a Santa Sofia a Costantinopoli, cupola superba che sfida il Tempio di Salomone a Gerusalemme, da Sant’Ambrogio a Milano al duomo di Monza (entrambe tecnicamente non “cattedrali”, ma entrambe basiliche fondamentali per la vita dell’epoca), da Santiago di Compostela a al duomo di Monreale, per non parlare delle cattedrali che formano la culla del nostro immaginario in merito, nel cuore della Francia, da Notre-Dame a Saint-Denis.
Insomma, “Pietre di luce. La cattedrale del Medioevo” non è un libro. È l’invito alla riscoperta di un mondo di cui siamo eredi, e dal cui amore per la bellezza abbiamo ancora tutti molto da imparare.