La morte di Nicola Calipari: una storia sbagliata

Cinque anni fa l’uccisione dell’agente del SISMI. Il fattaccio succede a un passo dall’aeroporto di Bagdad mentre sta riportando in Italia la giornalista Giuliana Sgrena rapita da un gruppo terroristico islamico. Viene ucciso dal fuoco amico. Colpi esplosi contro l’auto da un soldato americano. Il film “Il nibbio” ricostruisce quella drammatica vicenda, il sacrificio di un uomo coraggioso che decide di coprire con il suo corpo quello della sconvolta reporter. Una pellicola da vedere. Per non dimenticare 


11 aprile 2025
Il sapore dell’ingiustizia
di Beppe Musicco

Nicola Calipari

La sera del 4 marzo del 2005 a un posto di blocco su una strada che porta all’aeroporto di Baghdad, una pattuglia di soldati americani apre il fuoco contro un’auto in transito. Secondo gli investigatori americani, l’auto viaggiava velocemente e a fari spenti, facendo pensare potesse essere un attacco suicida. A bordo c’erano un autista italiano, la giornalista Giuliana Sgrena, appena riconsegnata dai suoi sequestratori dopo un mese di prigionia, e Nicola Calipari, ufficiale di Polizia e del SISMI (Agenzia militare italiana di servizi segreti). Calipari fece scudo col suo corpo per proteggere la Sgrena e venne ucciso da un proiettile. Secondo la ricostruzione italiana, l’auto procedeva lentamente coi fari accesi e nessun americano intimò l’alt prima di cominciare a sparare.

Il rapimento di una giornalista

Ciò che racconta “Il nibbio”, terzo lungometraggio del regista Alessandro Tonda sceneggiato da Sandro Petraglia, sono i ventotto giorni precedenti quella disgraziata sera, nei quali la figura del Nibbio (il soprannome che si era scelto quando era capo scout in Calabria, e con cui veniva ancora chiamato dai colleghi) emerge per la sua grande umanità. Calipari (interpretato da Claudio Santamaria) ai tempi era responsabile del Sismi nei territori iracheni ed era già stato protagonista delle trattative felicemente concluse nel 2004 per la liberazione delle cooperatrici umanitarie Simona Pari e Simona Torretta e dei tre addetti alla sicurezza Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio.
Il film lo rappresenta mentre si appresta a partire da Roma per le vacanze con la moglie (Anna Ferzetti) e i figli, quando dall’ufficio viene richiamato per una questione urgente: la giornalista del quotidiano “Il Manifesto” Giuliana Sgrena (Sonia Bergamasco), inviata in Iraq e che stava indagando sui bombardamenti americani, è stata rapita da una cellula terroristica. Ma mentre i vertici dei servizi americani e alcuni colleghi del SISMI insistono per liberarla attraverso un’azione militare, Calipari rimane ancorato alla sua decisione di trattare finché sia possibile. Accetta di farsi carico in prima persona dei contatti con i sequestratori sunniti e i loro emissari, opponendosi in ogni modo all’uso della violenza e cercando di evitare che qualcuno, italiano o iracheno che sia, possa perdere la vita. Chi ricorda la vicenda o ne ha seguito le tante ricostruzioni giornalistiche sa che Calipari non era né un avventuriero, né uno scriteriato.

Calipari/Calipari, Mattarella: gesto di eroismo, non esaurienti spiegazioni sulla morte

I valori dello scoutismo

Il film non cerca il responsabile dell’uccisione dell’agente italiano (anche se il soldato che materialmente aprì il fuoco non venne mai neanche indagato): la storia è incentrata sul personaggio interpretato da Santamaria, che viene dipinto come un uomo pacato ma risoluto, deciso ad agire ma mai slegato da quei valori morali appresi in gioventù nello scoutismo cattolico e in base ai quali aveva costruito la sua felice vita familiare e la sua carriera professionale.

Da sinistra, la giornalista Giuliana Sgrena e Rosa Maria Villecco, vedova di Nicola Calipari

Un eroe normale

La prima parte del film, in cui sono mostrati principalmente i rapporti personali del Nibbio e le prime fasi della prigionia di Giuliana Sgrena, interpretata con asciuttezza Sonia Bergamasco, risulta più lenta e un po’ appesantita dai tanti dialoghi che precedono le scene più ad alta tensione. Ma nella seconda metà il film subisce una progressiva accelerazione mostrando il giusto bilanciamento tra il genere di spionaggio e quello d’azione, coinvolgendo lo spettatore in un percorso che arriva faticosamente alla soluzione di tutti i fattori di rischio, fino a concludersi con l’amaro finale che lascia in chi guarda il senso di sgomento davanti alla morte di un uomo la cui fine appare tanto ingiusta quanto evitabile.
“Il Nibbio” non è né un documentario né tantomeno un apologo, ma un’opera artistica che, tra i suoi pregi, rende i doverosi meriti a un uomo, a un padre di famiglia, a un coscienzioso servitore della comunità comportatosi eroicamente, e il cui sacrificio (pur irrisolto) ha salvato una vita. Che il film serva a non dimenticare tutto questo.

Il cartellone del Film Il Nibbio

Il Nibbio
Regia: Alessandro Tonda
Con: Claudio Santamaria, Sonia Bergamasco, Massimiliano Rossi, Antonio Zavatteri, Anna Ferzetti