La giustizia, un cammino da ritrovare

Venerdì 5 Maggio 2023 ore 18:15
Auditorium CMC – Largo Corsia dei Servi 4 Milano

in collaborazione con Edizioni San Paolo e Libera Associazione Forense

«Le radici profonde non gelano. Dalle ceneri rinascerà un fuoco» J. R. R. Tolkien
Dialogo sul libro di Francesco Occhetta S.J.
Le radici della giustizia. Vie per risolvere i conflitti personali e sociali, ed. San Paolo
intervengono
Francesco Occhetta S. J., Fondazione vaticana Fratelli tutti e Comunità di Connessioni
Monica Cali, Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Brescia
Corrado Limentani, Consiglio Giudiziario presso Corte di Appello di Milano
coordina 
Fabio Romano, Presidente di Incontro e Presenza

La giustizia misura il senso e la maturità di una convivenza. Così come la qualità dei governi e delle democrazie.
Un bilancio dunque che riguarda noi tutti, con una società che si lamenta di evidenti limiti, ma assolutizza il diritto rinunciando alla relazione e alla propria responsabilità.
Come indica il sottotitolo del libro edito da San Paolo, sarà la virtù che può trasformare il mondo a partire da scelte personali, sociali e politiche, giuste e rette.
Occhetta, già ospite diverse volte del CMC e del Meeting di Rimini, dipana diverse riflessioni, su dati concreti, per una nuova prospettiva per capire e vivere una responsabilità.
Accompagna il lettore in un cammino cruciale per la nostra situazione culturale e sociale: il significato della giustizia oltre le immagini della spada e della bilancia; la giustizia biblica e i suoi insegnamenti; il modello della giustizia riparativa come antidoto alla vendetta; il carcere e le sue contraddizioni; le vittime dei reati e il loro dolore; l’etica e la deontologia dei magistrati; la promozione della giustizia ambientale.
La macchina della giustizia è quasi come affondare nelle sabbie mobili. Il CSM (Consiglio Superiore della Magistratura) diviso e governato da correnti; Corte di Cassazione intasata da numeri enormi di ricorsi; il carico di lavoro delle Procure troppo alto. Mentre crescono generazioni nuove capaci di domande e generative di approcci innovativi e autentici, ma mal supportati dal clima culturale e dalla burocrazia di Stato.
Solo un colpo d’ala sociale può rimettere al centro del discorso pubblico il tema della giustizia per gestire la denatalità e la longevità, la crisi della famiglia e l’ondata di emigrazione italiana verso altri Paesi. Investire sulla giustizia a livello sociale significa riaffermare un grande «sì alla vita» per custodire le politiche sociali del Paese e per ripensare gli stili di vita oggi basati sul consumo e sulla solitudine.

Che cosa significa tutto questo oggi? Lo scopriremo nel dialogo ideato da CMC, San Paolo Edizioni e Libera Associazione Forense.

Francesco Occhetta

Francesco Occhetta, gesuita dal 1996, è segretario generale della Fondazione vaticana Fratelli tutti, docente alla Facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università Gregoriana, ideatore di Comunità di connessioni a Roma realtà di impegno politico e culturale, autore della Civiltà Cattolica fino al 2019, ha recentemente inaugurato la Scuola di politica della Fondazione per la Sussidiarietà. Dopo la laurea in Giurisprudenza a Milano, ha conseguito la licenza in teologia morale a Madrid, il dottorato in teologia morale presso la Pontificia Università Gregoriana e una specializzazione in diritti umani all’Università degli studi di Padova. Ha completato la sua formazione a Santiago del Cile. Giornalista professionista dal 2010, ha ideato Comunità di Connessioni, un percorso di formazione all’impegno sociale e politico per giovani, e ha fondato la testata editoriale (www.comunitadiconnessioni.org).

di padre Francesco Occhetta

Lungo i secoli definire il concetto di “giustizia” è sempre stato difficile. Da Aristotele a san Tommaso, da Rawls a MacIntyre, il termine è stato definito in molti modi. Come un paradosso, il suo significato affiora quando le donne e gli uomini, i popoli e le culture sperimentano l’ingiustizia, la negazione della giustizia stessa: un tradimento o un abbandono, una violenza o un abuso, un sopruso o un’umiliazione oppure quando la degenerazione del potere si trasforma in corruzione e concussione, violenza e guerra.

Quando nella cultura la giustizia si eclissa e si omette di custodirla emergono i fantasmi del passato che Bertolt Brecht, rimaneggiando un testo di Martin Niemöller, ricorda con parole struggenti: «Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare». È sempre troppo tardi quando gli effetti dell’ingiustizia cambiano improvvisamente il corso della storia.

Nelle democrazie moderne l’idea di giustizia inscritta nelle Costituzioni è come la vedetta sul ponte di comando di una nave per valutare la qualità e la vita della democrazia stessa. Sono l’armonia e l’equilibrio tra i poteri e il rispetto del principio di legalità in un Paese a indicare se l’idea di giustizia è condivisa. Quando invece un Paese inizia a dividersi sulle riforme della giustizia, sulle finalità e la cogenza della legge, sul rapporto tra la magistratura e gli altri poteri dello Stato, sul modo di riabilitare i detenuti, allora occorre ripensare, integrare o addirittura fondare di nuovo il significato di giustizia.
La lunghezza dei processi, l’imporsi di forme di giornalismo giustizialista e la situazione in cui versa il sistema carcerario italiano sono tra le conseguenze più evidenti di un modello di giustizia in crisi…..(…)
Il volume è il frutto dello studio e dell’esperienza, dell’incontro e della riflessione sul tema della giustizia per aiutare il lettore a fare un cammino segnato da alcune tappe: la giustizia oltre la spada e la bilancia; la giustizia biblica e i suoi insegnamenti; il modello della giustizia riparativa per superare la vendetta; il carcere e le sue contraddizioni; le vittime dei reati e il loro dolore; l’etica e la deontologia dei magistrati, la promozione della giustizia ambientale.
Gli antidoti dell’ingiustizia sono presenti tra le pagine della storia, danno luce e forma al mondo dei giusti, lo descrive anche la potente immagine di Tolkien: «Le radici profonde non gelano. Dalle ceneri rinascerà un fuoco».

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