Il Senso religioso: la vista lunga sulla realtà

Esce, per Bur Rizzoli, la nuova edizione di un classico del pensiero di don Giussani. Un libro, ma più di un libro. Una sana e robusta provocazione all’uomo contemporaneo in un tempo dove prevalgono visioni dettate da irragionevolezza, da pratiche manipolatorie. Come scrive Jorge Mario Bergoglio nella prefazione, «oso dire che oggi la questione che dobbiamo maggiormente affrontare non è tanto il problema di Dio – l’esistenza di Dio, la conoscenza di Dio – ma il problema dell’uomo, la conoscenza dell’uomo e il trovare nell’uomo stesso l’impronta che Dio vi ha lasciato perché egli possa incontrarsi con Lui». Dunque, conviene osare…


5 maggio 2023
Editoriale

© Harry Gruyaert

Rimettiamo l’uomo al centro del villaggio. Se ne avverte così tanto l’urgenza.

Jorge Mario Bergoglio osava queste parole quando ancora era arcivescovo a Buenos Aires: «Oso dire che oggi la questione che dobbiamo maggiormente affrontare non è tanto il problema di Dio – l’esistenza di Dio, la conoscenza di Dio – ma il problema dell’uomo, la conoscenza dell’uomo e il trovare nell’uomo stesso l’impronta che Dio vi ha lasciato perché egli possa incontrarsi con Lui».
Parole che consentono un sussulto a noi che veniamo dalla sbornia globalizzazione che aveva l’ardire di poter risolvere tutto.
Progetto ideologico sulla falsariga dei precedenti in capo al Novecento. Artifici retti dall’ambizione di manipolare la realtà. Peccato che l’uomo che manipola tradisce la sua natura: espelle e si autoespelle dal villaggio. Finisce e sfinisce fuori dai radar. Allora ecco la pertinenza dell’osare (e l’invito a osare) di Bergoglio. Si tratta di un osare umano, concreto, alla portata di tutti: nessuno si senta escluso nel far suo quel verbo che gli calza a pennello.
Tale pensiero lo abbiamo estratto dalla sua prefazione alla nuova edizione de “Il Senso Religioso Volume primo del PerCorso” (Bur Rizzoli), il testo perno del cammino di educazione all’umano e quindi di apertura all’incontro di soddisfazione con Cristo, reso dato sensibile, dal grande educatore don Luigi Giussani.

© Harry Gruyaert – Street photography

Più di un libro

Quel libro è divenuto un classico del pensiero.
Ma quel libro, a ben vedere, può essere non solo un libro, seppur lettura godibilissima. D’altronde è un’indagine a tutto tondo che scava e mette a fuoco e perciò cattura, inesorabile, l’attenzione. Per molti, fin dalle antiche edizioni, è molto altro.
Per quelli di Comunione e Liberazione quell’itinerario esistenziale è un affascinante corpo a corpo, una scuola di vita, sempre un percorso di ritorno – e pertanto di nuova partenza – a ciò che rende la vita saporita: la cura delle domande essenziali che danno ragione alla nostra esistenza. Che non si perdono nel vuoto in quanto destinate a trovare accoglienza in una risposta che non delude.
Perché la verità della risposta presente nella Storia fa sì che la domanda non sia un anelito vano, non sia inutile. In una logica mercantile si parlerebbe di naturale incrocio tra domande e offerta. Qui, però, il senso è un surplus che non ha prezzo. Perché il senso religioso all’osso, è da intendersi, come scrive l’autore «essenza stessa della razionalità e la radice della coscienza umana». A questo livello – che è poi il livello – l’uomo non può che stare al centro del villaggio. Proprio in ragione del suo essere persona in quanto soggetto nobilitato dal senso religioso strutturalmente a lui connaturato. Alimentarlo nel quotidiano dà gusto alla vita. Così la si percorre percossi dalla domanda “curata”.

© Joel Meyerowitz

Procedere in assenza di realismo

Tuttavia, la vita non è una navigazione da crociera, come è noto.
Quando riteniamo di essere a posto, di viaggiare in sicurezza, quello è il segnale che stiamo smarrendoci nel praticare scelte insensate favorite dal metodo manipolatorio dell’irragionevolezza.
Così il villaggio (piccolo o globale che sia fa lo stesso) si disarticola e la vita per l’uomo diventa una bolla speculativa. Uno svuotamento insensato attribuibile, a ragion veduta, a un procedere illusorio, sgrammaticato, in assenza di realismo. Che poi significa che la realtà viene sfregiata per trasfigurare in magmatica insignificanza. Un progetto fuori registro. E con quel black out si dilata nella vita l’esperienza del buio pesto.
Questo non vedere più appartiene alla progettualità dell’uomo che si tratta male. Che opta per tenere a distanza siderale l’uomo. È l’insostenibile irragionevolezza dell’io pretenzioso. È il distacco dalla realtà che indebolisce il soggetto perché ne spegne la domanda.
Nel mondo che viviamo si coltiva con una certa baldanza la pratica dell’irrazionalità. Con quel che ne consegue. L’uso distorto della ragione (perciò parziale e strumentale) alla prova dei fatti è un guaio se è vero come è vero che è la ragione che ci definisce in quanto uomini.
Ecco il problema di fondo. Che fare, allora? Conviene riprendere confidenza con il punto, con il perno. Ma ci vuole occhio. Giussani scrive, sic et simpliciter, a proposito di ragione che è «occhio spalancato sulla realtà». Occhi ben aperti, dunque.

don Luigi Giussani al Centro Culturale di Milano

Un abbandonarsi sensato

Da queste poche righe si comprende quanto sia attuale il contenuto proposto da “Il Senso religioso”.  Giussani vi testimonia un’incrollabile passione per l’uomo provocandolo a prendersi sul serio per prendere sul serio la realtà. Le due cose si tengono insieme. Egli invita a seguire un metodo ragionevole che non delude, da frequentare nel presente il più delle volte all’uomo così poco presente.
La questione è all’ordine del giorno. Dunque, ripartiamo dal problema dell’uomo, dall’uomo come domanda di verità, per non arrenderci alla cultura dell’uomo come problema. Quella, come evidente, è roba da Cassandre. Cioè: tutto va male madama la marchesa… La visione catastrofista, ennesima versione della tentazione manipolatoria che assedia l’umano, è l’esito della rinuncia a dare spago alle domande fondamentali. L’abbandono dell’esperienza elementare è il trionfo dell’irragionevolezza.
Il PerCorso intrapreso da don Giussani – letto, approfondito, vissuto – suggerisce altro tipo di abbandono. Ragionevole. Sensato. Umano, non troppo umano.