IL PUNTO DI PARTENZA – Ciclo di incontri
In un mondo in movimento, instabili come su una tavola surf, ma per di più su un mare che gira su stesso, c’è un punto della nostra umanità, una povera voce che indica, però, il bisogno vero con un accento inconfondibile. Di che cosa si tratta?
“Le parole sono suoni per coloro che non si impegnano, sono il nome di esperienze per chi le vive” (don Luigi Giussani).
Nell’esperienza c’è come una “stranezza” un punto di partenza che delinea il volto della nostra umanità.
Proponiamo delle tappe di un “punto di partenza”, in un ciclo di incontri con testimoni e protagonisti del nostro tempo con il quale individuare le tracce di esperienza dell’umano. Quel movimento, personale e collettivo, del bisogno di significato ultimo ed esauriente dell’esistenza, di sé, del mondo che contrassegna in ogni persona le esigenze più vere, di giustizia, di amore, del lavoro, della politica. Che segna il moto della storia. Don Giussani lo chiamava Senso religioso.
Abbiamo cercato dei dialoghi con persone incontrabili, impegnate nel mondo della comunicazione, dell’arte, dell’informazione, della educazione, che danno voce alle evidenze ed esigenze del cuore. Con cui fare comunità.
Da ottobre 2022 ad aprile 2023 al CMC dialogheremo con Eshkol Nevo, Francesca Mannocchi, Tomáš Halík, Fabrice Hadjadj, Luigi Maria Epicoco e Daniele Mencarelli
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Eshkol Nevo 18 Ottobre 2022 ( Il destino del desiderio )
Fabrice Hadjadj 21 Novembre 2022 ( Solitudine e comunità. La vita e i “metaversi”)
Tomáš Halík Martedì 29 Novembre 2022 (Cristianesimo, il coraggio del cambiamento)
Luigi Maria Epicoco e Daniele Mencarelli 26 Gennaio 2023 ( La fede e l’umano. Un nuovo modo di abitare il mondo)
Padre Mauro Lepori, dialogo con Mattia Ferraresi
“Per natura un bambino riesce ad acquistare la propria identità nel rapporto col tu dei genitori innanzitutto, poi magari viene il momento in cui pensa che di quel tu non ha più bisogno, come se il riferimento al tu dell’altro fosse solo in funzione di una scoperta di sé, in cui poi il tu non ha più un ruolo.
Poi penso venga il tempo dell’innamoramento, in cui il tu di un’altra o di un altro diventa assolutamente dirompente e allora si pensa che quel tu sia tutto e che il nostro io sia tutto per quel tu.
Anche questa fase giunge a un punto di esaurimento, però, e penso che a quel punto la prospettiva di San Benedetto, quella cristiana della comunità, ci aiuti a capire che c’è una scoperta del tu dell’altro che io non posso controllare. Un rapporto col tu che mi costituisce proprio per il fatto che non è nelle mie mani, non è nelle mani dei miei sentimenti, in quelle di ciò che io faccio, della mia coerenza o di quello che l’altro è per me.
Questa è l’esperienza che San Benedetto fa fare nella comunità e che la vita cristiana, la Chiesa, ci fanno fare nella vita in comunità: si scopre il cuore dell’altro là dove lo si riscopre come mistero che appartiene a Dio. Un mistero ferito come il cuore di Cristo.
Solo accettando questo mistero del cuore dell’altro il tu può condurre lontano e diventare una strada, non solo verso sé stessi o gli altri, ma verso Dio, cioè ciò che ci costituisce e ci dona il tu dell’altro. Questa è maturità, cioè è a questo punto, quando veramente l’altro lo scopro e soffro – e mi scopro e soffro – come qualcosa che non possiedo, ma che è un dono che supera il mio cuore e la mia capacità di amare, solo allora l’altro diventa una strada infinita, che non siamo più noi a fare perché penetra nel Mistero”
(padre Mauro Lepori, Abate generale dei Cistercensi, da Dialogo di Mattia Ferraresi con Padre Mauro Lepori, Festival “Andiamo al largo” 2019/CMC)