Il “Paradiso” di Dante: la bellezza per capire la verità della vita

Franco Nembrini e Gianluca Recalcati hanno curato il volume per ragazzi che chiude l’avventura della “Divina commedia” per le Edizioni Ares. Gli autori hanno scelto la strada ardua della presentazione integrale: nulla dell’Alighieri viene tirato via. E se non è vero che il “Paradiso” è astratto, è vero però che è difficile, più difficile delle altre cantiche. Ma, precisano gli autori, «è anche bello, incredibilmente bello. Delle tre cantiche della “Divina commedia”, il “Paradiso” è insieme la più difficile e la più bella. Ed è naturale che sia così, perché così è la vita».


5 luglio 2024
Versione per ragazzi
di Roberto Persico

Franco Nembrini

Arriva in libreria il “Paradiso” di Dante, nella versione per ragazzi (Edizioni Ares) curata da Franco Nembrini e Gianluca Recalcati (reduce dal successo del suo commento alla “Divina commedia” per Mondadori, il primo; insegnante da anni impegnato con i ragazzi più giovani, il secondo).
E qualcuno potrebbe, con qualche ragione, pensare: e che ce ne facciamo? Che bisogno c’è di un’altra versione della “Divina commedia”? Ce ne sono tante, soprattutto dopo il diluvio del settimo centenario; e poi, è già difficile per gli adulti, addirittura pensare di rifilarla ai ragazzini…
Eppure, il lavoro di Nembrini e Recalcati ha almeno un paio di caratteristiche che lo rendono unico, e interessante per tutti.

Caratteristiche che attraggono

Prima caratteristica. Tutte le edizioni dell’opera di Dante per i lettori più giovani scelgono, comprensibilmente, la strada dell’antologia: i canti più significativi, i personaggi più famosi… Nembrini e Recalcati invece scelgono la strada ardua della presentazione integrale: nel libro il percorso di Dante c’è tutto.
Per raccontarlo in maniera accessibile, gli autori hanno scelto la forma di un vivace dialogo a due voci. La prima è la voce di Dante, che racconta il suo viaggio, quel che vede, quel che incontra, quel che pensa: una parafrasi leggera e diretta del testo dantesco, che permette di percorrere con lui tutto il cammino. La seconda è la voce di Nembrini/Recalcati, che strizza l’occhio al linguaggio del lettore giovane, e restituisce al viaggio di Dante tutto il sapore dell’avventura, del cammino alla scoperta del mondo e di sé. E la seconda voce aiuta a entrare nel linguaggio e nel mondo di Dante: di volta in volta chiarisce i passaggi più difficili e offre gli elementi di contorno per capire: che cos’è questo simbolo, chi è quel personaggio, qual è la situazione a cui Dante si riferisce…
Soprattutto, la seconda voce suggerisce regolarmente spunti di riflessione. E qui ecco la seconda caratteristica di questo libro: attraverso la voce di Nembrini e Recalcati, Dante torna a parlare a tutti. Perché, per chi l’ha incontrata sui banchi di scuola, per lo più la “Divina commedia” è un pesante test di erudizione, passaggi incomprensibili, note su note da mandare a memoria… Qui, niente di tutto questo. Qui, semplicemente Dante torna a essere quello che è: un uomo appassionato della vita e del mondo, un uomo ferito dalla vita e dal mondo – la morte di Beatrice, l’esilio – che non rinuncia al desiderio di comprendere fino in fondo la vita e la realtà, che vuol capire se la vita e il mondo sono un grande inganno, una promessa mancata, oppure se il desiderio di bene con cui entriamo nella vita e nella realtà è destinato a essere appagato.
Rispondere a questa domanda è il dramma dell’esistenza. E infatti Dante, per farlo, attraversa la vita intera. Attraversa, nell’”Inferno”, tutto il male del mondo, tutto il male di cui tutti gli uomini sono capaci. Attraversa, nel “Purgatorio”, l’esperienza della misericordia e del perdono, e della fatica e della pazienza necessari perché il perdono ricevuto rinnovi l’esistenza, la persona, il cuore.
E finalmente arriva al “Paradiso”. E qui, per cominciare, bisogna sfatare un mito che tutti ci portiamo dietro dai nostri anni di scuola: non è vero che, come ci hanno detto tutti i nostri insegnanti sulla scia di De Sanctis e di Croce, il “Paradiso” è astratto, disincarnato, parla di cose lontane dalla vita. Al contrario: il “Paradiso”parla della vita vera, della vita come l’aveva pensata Dio quando ha creato il mondo e come l’hanno vissuta carnalmente i santi. Il “Paradiso” racconta come può essere bella, lieta, libera la vita sulla Terra oggi quando la viviamo, per l’appunto, come Dio l’aveva pensata all’origine per ciascuno di noi (tant’è vero che anche il “Paradiso” è pieno di invettive, santi e beati che si scagliano su come gli uomini, e soprattutto gli uomini di Chiesa, tradiscono la bellezza del paradiso, la bellezza che Dio aveva pensato per loro sulla Terra).

Marina Lorusso – New York 2014 – Iconphotos Courtesy

La cantica più difficile e bella

Se non è vero che il “Paradiso” è astratto, è vero però che è difficile, più difficile delle altre cantiche. Ma, osservano gli autori, «è anche bello, incredibilmente bello. Delle tre cantiche della “Divina commedia”, il “Paradiso” è insieme la più difficile e la più bella. Ed è naturale che sia così, perché così è la vita: è più difficile scalare una montagna che salirci in funivia, è più difficile vincere i mondiali di calcio che tirare quattro calci al pallone al campetto, è più difficile amare un uomo o una donna per una vita che cambiare a ogni vento che tira. Ma quanto è più bello arrivare in cima a una montagna con le proprie gambe, raccogliere i frutti di tanti durissimi allenamenti, guardarsi negli occhi dopo una vita passata a perdonarsi a vicenda… Gli esempi si potrebbero moltiplicare all’infinito, ma la legge è sempre la stessa: le cose più belle sono anche le più impegnative. E viceversa: le più impegnative sono le più belle. Le grandi imprese infatti richiedono impegno, pazienza, dedizione; ma regalano soddisfazioni che le cose facili non possono dare. E che cosa c’è di più difficile che capire la verità della vita? Capire perché siamo stati messi al mondo, capire perché ci sono il male e il dolore, capire che cosa sono l’amore e il perdono? Ma si può vivere – vivere davvero, vivere davvero umanamente – senza rispondere a queste domande? Allora, possiamo dire che il “Paradiso è difficile perché è difficile la vita; e che vale la pena leggere il “Paradiso perché vale la pena fare la fatica di capire com’è la vita davvero. E vedrete che chi accetta di fare questa fatica alla fine si ritroverà più certo e più lieto, più capace di affrontare le difficoltà della vita, più capace di vivere anche qui sulla Terra un anticipo della bellezza e dell’armonia che Dante canta in queste pagine».
Arriva in libreria il “Paradiso” di Dante, nella versione per ragazzi (Edizioni Ares) curata da Franco Nembrini e Gianluca Recalcati (reduce dal successo del suo commento alla “Divina commedia” per Mondadori, il primo; insegnante da anni impegnato con i ragazzi più giovani, il secondo).
E qualcuno potrebbe, con qualche ragione, pensare: e che ce ne facciamo? Che bisogno c’è di un’altra versione della “Divina commedia”? Ce ne sono tante, soprattutto dopo il diluvio del settimo centenario; e poi, è già difficile per gli adulti, addirittura pensare di rifilarla ai ragazzini…
Eppure, il lavoro di Nembrini e Recalcati ha almeno un paio di caratteristiche che lo rendono unico, e interessante per tutti.

Caratteristiche che attraggono

Prima caratteristica. Tutte le edizioni dell’opera di Dante per i lettori più giovani scelgono, comprensibilmente, la strada dell’antologia: i canti più significativi, i personaggi più famosi… Nembrini e Recalcati invece scelgono la strada ardua della presentazione integrale: nel libro il percorso di Dante c’è tutto.
Per raccontarlo in maniera accessibile, gli autori hanno scelto la forma di un vivace dialogo a due voci. La prima è la voce di Dante, che racconta il suo viaggio, quel che vede, quel che incontra, quel che pensa: una parafrasi leggera e diretta del testo dantesco, che permette di percorrere con lui tutto il cammino. La seconda è la voce di Nembrini/Recalcati, che strizza l’occhio al linguaggio del lettore giovane, e restituisce al viaggio di Dante tutto il sapore dell’avventura, del cammino alla scoperta del mondo e di sé. E la seconda voce aiuta a entrare nel linguaggio e nel mondo di Dante: di volta in volta chiarisce i passaggi più difficili e offre gli elementi di contorno per capire: che cos’è questo simbolo, chi è quel personaggio, qual è la situazione a cui Dante si riferisce…
Soprattutto, la seconda voce suggerisce regolarmente spunti di riflessione. E qui ecco la seconda caratteristica di questo libro: attraverso la voce di Nembrini e Recalcati, Dante torna a parlare a tutti. Perché, per chi l’ha incontrata sui banchi di scuola, per lo più la “Divina commedia” è un pesante test di erudizione, passaggi incomprensibili, note su note da mandare a memoria… Qui, niente di tutto questo. Qui, semplicemente Dante torna a essere quello che è: un uomo appassionato della vita e del mondo, un uomo ferito dalla vita e dal mondo – la morte di Beatrice, l’esilio – che non rinuncia al desiderio di comprendere fino in fondo la vita e la realtà, che vuol capire se la vita e il mondo sono un grande inganno, una promessa mancata, oppure se il desiderio di bene con cui entriamo nella vita e nella realtà è destinato a essere appagato.
Rispondere a questa domanda è il dramma dell’esistenza. E infatti Dante, per farlo, attraversa la vita intera. Attraversa, nell’”Inferno”, tutto il male del mondo, tutto il male di cui tutti gli uomini sono capaci. Attraversa, nel “Purgatorio”, l’esperienza della misericordia e del perdono, e della fatica e della pazienza necessari perché il perdono ricevuto rinnovi l’esistenza, la persona, il cuore.
E finalmente arriva al “Paradiso”. E qui, per cominciare, bisogna sfatare un mito che tutti ci portiamo dietro dai nostri anni di scuola: non è vero che, come ci hanno detto tutti i nostri insegnanti sulla scia di De Sanctis e di Croce, il “Paradiso” è astratto, disincarnato, parla di cose lontane dalla vita. Al contrario: il “Paradiso”parla della vita vera, della vita come l’aveva pensata Dio quando ha creato il mondo e come l’hanno vissuta carnalmente i santi. Il “Paradiso” racconta come può essere bella, lieta, libera la vita sulla Terra oggi quando la viviamo, per l’appunto, come Dio l’aveva pensata all’origine per ciascuno di noi (tant’è vero che anche il “Paradiso” è pieno di invettive, santi e beati che si scagliano su come gli uomini, e soprattutto gli uomini di Chiesa, tradiscono la bellezza del paradiso, la bellezza che Dio aveva pensato per loro sulla Terra).

La cantica più difficile e bella

Se non è vero che il “Paradiso” è astratto, è vero però che è difficile, più difficile delle altre cantiche. Ma, osservano gli autori, «è anche bello, incredibilmente bello. Delle tre cantiche della “Divina commedia”, il “Paradiso” è insieme la più difficile e la più bella. Ed è naturale che sia così, perché così è la vita: è più difficile scalare una montagna che salirci in funivia, è più difficile vincere i mondiali di calcio che tirare quattro calci al pallone al campetto, è più difficile amare un uomo o una donna per una vita che cambiare a ogni vento che tira. Ma quanto è più bello arrivare in cima a una montagna con le proprie gambe, raccogliere i frutti di tanti durissimi allenamenti, guardarsi negli occhi dopo una vita passata a perdonarsi a vicenda… Gli esempi si potrebbero moltiplicare all’infinito, ma la legge è sempre la stessa: le cose più belle sono anche le più impegnative. E viceversa: le più impegnative sono le più belle. Le grandi imprese infatti richiedono impegno, pazienza, dedizione; ma regalano soddisfazioni che le cose facili non possono dare. E che cosa c’è di più difficile che capire la verità della vita? Capire perché siamo stati messi al mondo, capire perché ci sono il male e il dolore, capire che cosa sono l’amore e il perdono? Ma si può vivere – vivere davvero, vivere davvero umanamente – senza rispondere a queste domande? Allora, possiamo dire che il “Paradiso è difficile perché è difficile la vita; e che vale la pena leggere il “Paradiso perché vale la pena fare la fatica di capire com’è la vita davvero. E vedrete che chi accetta di fare questa fatica alla fine si ritroverà più certo e più lieto, più capace di affrontare le difficoltà della vita, più capace di vivere anche qui sulla Terra un anticipo della bellezza e dell’armonia che Dante canta in queste pagine».