Il filo di Arianna? Mitico!

Dialogo in classe sui motivi per cui sono stati pensati i miti. Curiosità, domande incalzanti, spiegazioni più o meno convincenti per una classe di prima superiore: “Sapete perché il labirinto si chiama anche dedalo?”. Un tuffo nel mondo classico per scoprire i motivi per cui alcuni miti della civiltà minoica hanno conservato intatta la propria attualità


28 febbraio 2025
Voli… pindarici
di Paolo Covassi

Antonio Canoca Dedalo e Icaro

La fortuna di insegnare italiano e storia è legata alla possibilità di parlare di cose estremamente affascinanti. Tra i momenti storici più misteriosi e attraenti che mi trovo a dover affrontare uno dei miei preferiti è la civiltà minoica. Creta, oltre a essere un’isola splendida, è un vero e proprio scrigno di misteri che regala luci, ombre, spunti e ipotesi che, come se non bastasse, si intrecciano con alcuni dei miti più famosi di sempre.

L’esempio del Minotauro

Chi non conosce il Minotauro? Chi non ha mai sognato di volteggiare come Icaro? Oddio, non che sia finito molto bene… meglio come Dedalo. Eh sì, perché a volte la conoscenza di questi miti è un po’ confusa… come mi hanno dimostrato qualche anno fa i miei simpatici alunni di prima.
Che poi non è sempre facile parlare dei miti classici; prendiamo l’esempio del Minotauro: spiegare che la regina di Creta, Pasifae, si innamora di un toro per l’intervento di Poseidone che vuole vendicarsi di Minosse (marito di Pasifae) non è semplice, ma quando si arriva alla giovenca di legno costruita da Dedalo dentro cui si nasconde… “Prof, cos’è una giovenca?” chiede uno spaesato Enzo
“Eh… una mucca”
“E perché si nasconde dentro una mucca di legno?”
“Io conosco il cavallo di legno”
“Sì, ma quello è Ulisse, un’altra storia… si nasconde per attirare il toro, perché ne è innamorata per una sorta di magia”
“Non ho capito”

A questo punto i sorrisetti maliziosi si trasformano in vere e proprie risate e Bryan (autodefinitosi maschio alfa il primo giorno di scuola) rompe gli indugi: “Enzo! Si fa montare dal toro! Se no come nasce il Minotauro mezzo uomo e mezzo toro? Devo farti un disegno?”
Non si capisce se il povero Enzo sia più basito dalla rivelazione inaspettata o infastidito dalle risate e dai commenti non proprio gentili che si alzano. Ok, passiamo a qualcosa di più semplice: Dedalo.
“Sapete che il labirinto si chiama anche dedalo?”
“No”
“Beh, ve lo dico io così ora lo sapete… e si chiama così perché Minosse, per nascondere questa creatura mostruosa, chiede a Dedalo (sì Enzo, quello della mucca) di costruire un labirinto per essere sicuri che il Minotauro non possa mai uscire. Ma Minosse decide di tenere prigionieri anche Dedalo e suo figlio”
“Ah sì, lo conosco… Italo!”
“Quasi… è Icaro. Comunque, Dedalo, che era un genio, decide di fuggire dall’isola di Creta costruendo delle ali fatte di piume e tenute insieme dalla cera; lui e il figlio partono e il padre è preoccupato e raccomanda a Icaro di non volare né troppo vicino all’acqua perché gli spruzzi delle onde avrebbero appesantito le ali, né troppo vicino al sole perché si sarebbero sciolte. Icaro, ovviamente, non ascolta e vola sempre più in alto, finché le ali si disfano e lui precipita in mare”
Non posso riportare i commenti dei miei giovani discenti, diciamo solo che Icaro non ne esce molto bene… ma a questo punto ne approfitto.

IIgor Mitoraj Scultura

Perché nascono i miti

“Secondo voi, perché i greci e le popolazioni antiche in genere inventavano queste storie? Sentendo la fine che fa il povero Icaro cosa vi viene in mente?”
“…”
“Perché Icaro precipita?”
“Non ubbidisce! Quindi questo racconto serve per insegnare che è meglio ascoltare i genitori. Un po’ come le favole”
“Brava Valentina, esatto! I miti nascono sostanzialmente per due motivi: uno è quello che hai detto tu adesso, per insegnare con degli esempi che cosa è giusto fare; l’altro è per cercare di spiegare la realtà che li circondava. L’origine del mondo, dell’uomo, del suo essere superiore agli animali, per esempio, ma tentano anche di spiegare perché esiste il male, il dolore… fino ai nomi dei monti e dei mari. Oggi a noi queste spiegazioni possono anche far sorridere, ma resta il fatto che fin dalla sua origine l’uomo non può fare a meno di stupirsi per il fatto che le cose ci sono, che lui c’è, e non può fare a meno di chiedersi ‘perché’. Intuiscono che le cose, e loro stessi, sono fatti da qualcuno perché prima non c’erano, poi ci sono. Per questo sono importanti i miti. Si capisce?”
“Sì prof, ma come dice lei, fanno ridere. Oggi non servono…”
“Oggi sappiamo molte più cose, abbiamo delle ipotesi plausibili perfino sulla creazione del mondo ma, se ci pensi, abbiamo tante domande a cui tutta la nostra scienza non è in grado di rispondere… perché esiste il male? Perché c’è il dolore? O anche, perché ci innamoriamo o ci commuoviamo davanti a un tramonto? E, secondo me, queste domande sono molto più utili del sapere come si forma un fulmine”.
“Ma neanche i miti rispondono a queste domande”
“È vero Alessia, ma hanno il grande merito di metterci davanti a queste domande e a farci capire che, in qualche modo, non siamo soli. Pensare che uomini così distanti da noi, sia geograficamente che nel tempo, abbiano avuto le stesse domande che ci poniamo noi ci fa capire l’importanza delle nostre domande e dei nostri desideri. Potremmo dire che nascono con noi, nascono con ognuno di noi anche se proveniamo da tempi, luoghi o culture molto distanti tra loro”.

“Chi di voi non desidera essere felice?”
Il silenzio che segue è carico di un’attenzione e un’attesa che non credo di aver mai vissuto in classe. “Voi avete scelto un istituto tecnico, un percorso che vi porterà a imparare una professione, ma noi siamo qui anche per imparare a capire chi siamo e chi vorremmo essere. A diventare grandi nel senso più bello del termine e io vi garantisco che l’unico modo per farlo è prendere sul serio i nostri desideri, intendo quelli più profondi”.
“Io desidero il motorino!” irrompe il solito Bryan, scatenando risate e insulti nei compagni. Mi metto a ridere anch’io, ma poi riprendo: “Giusto! Perfetto, anche io alla tua età lo desideravo… ma perché? Perché mi dava la sensazione di essere libero, autonomo, poi il piacere dell’aria in faccia, la velocità… appena potevo saltavo sul motorino dei miei amici per farci un giro. Ho dovuto aspettare i diciannove anni e, finalmente, ho preso una moto. E sai cosa ho scoperto?”
“Che la moto piace alle ragazze”
“Sì, anche, ma soprattutto che il mio desiderio di libertà era giusto e sacrosanto, però la moto non bastava… ma mi ha aiutato a capire ancora meglio cosa desideravo davvero. Ora sto divagando… tornando ai nostri miti, ci tengo che sia chiaro perché sono interessanti da leggere ancora oggi… è come se ci aiutassero a mettere a fuoco ciò che è davvero importante per noi
Enzo, rimasto pensieroso tutta la lezione, sente che è arrivato il momento di riscattarsi: “Prof, io so anche la storia del Minotauro, cioè, che viene ucciso. Perché ogni anno mandano dei giovani nel labirinto per essere sacrificati ma un giorno arriva uno che lo uccide”.
“Sì, più o meno, è uno dei grandi eroi antichi… ti ricordi come si chiamava?”
“Sì sì, aspetti, non mi ricordo il nome, come si chiama… dai… quello che faceva il filo ad Arianna!”
Di colpo, il genio.
Capito? Dopo quattromila anni, ecco finalmente svelato il misterioso significato del filo di Arianna… e noi che pensavamo a un gomitolo!
Campanella, intervallo, tutti fuori.