Gramsci, Pasolini: l’aria impura dell’utero in affitto

Tutto è merce (così pare)

Quel che scrive l’intellettuale e politico comunista nel 1918 a proposito di mercificazione del corpo femminile. Un attacco frontale alla «vendita delle ovaie di fanciulle povere alle ricche signore». La sentenza si compie con il trionfo del consumismo e della mentalità borghese. Come pensato da Pier Paolo Pasolini nei versi de “Le ceneri di Gramsci”. Quel che oggi non si vuol vedere nella pratica della maternità surrogata. Ma il popolo tornerà a vedere? 


21 aprile 2023
di Enzo Manes

Orgosolo, Murales per Antonio Gramsci Sardegna

Non è di maggio questa impura aria
che il buio giardino straniero
fa ancora più buio, o l’abbaglia
con cieche schiarite…

Pier Paolo Pasolini avvia così il suo famoso poemetto “Le ceneri di Gramsci” (pubblicato nel 1956 sulla rivista “Nuovi Argomenti”), lui davanti al sepolcro che contiene le ceneri del fondatore del Partito comunista italiano. L’impura aria che sfregia, offusca il di solito bel maggio romano, è l’immagine forte che l’intellettuale Pasolini sceglie per esprimere amarezza verso quel presente intriso di delusioni ideali e inevitabili incoerenze personali.
Un clima ostile, impuro (dunque perturbato per ragioni atmosferiche) con il pesante concorso di colpa di un declino antropologico reso manifesto da una genuflessione al consumismo e alla mentalità borghese. Per non dire dei travagli interni al Partito con il drammatico strappo all’adesione entusiastica verso lo stalinismo (il ventesimo congresso del Pcus va in scena dal 14 al 26 febbraio 1956).

Le povere fanciulle comprate

L’impura aria è largamente diffusa di questi tempi. Il pasoliniano allarme si è abbondantemente compiuto in normalità. Chissà quali pensieri affiderebbe oggi a un nuovo scritto poetico sempre rivolti al cospetto dell’urna del famoso politico sardo.
Visto il momento, forse, gli chiederebbe conto di un suo intervento pubblicato sul quotidiano socialista “l’Avanti” in data 6 giugno 1918 dal titolo netto, forte, preciso: Merce. Gramsci, nell’articolo, sviluppa un ragionamento per allertare l’attenzione (in primo luogo fra i suoi) sulla drammatica questione della mercificazione del corpo femminile. Lo fa dal suo punto di vista di uomo profondamente radicato a sinistra.
Avverte la presenza di impura aria e allora sferza, da intellettuale vero. Scrive: «Il dottor Voronof ha già annunziato la possibilità dell’innesto delle ovaie. Una nuova strada commerciale aperta all’attività esploratrice dell’iniziativa individuale. Le povere fanciulle potranno farsi facilmente una dote. A che serve loro l’organo della maternità? Lo cederanno alla ricca signora infeconda che desidera prole per l’eredità dei sudati risparmi maritali. Le povere fanciulle guadagneranno quattrini e si libereranno di un pericolo. Vendono già ora le bionde capigliature per le teste calve delle cocottes che prendono marito e vogliono entrare nella buona società. Venderanno la possibilità di diventar madri: daranno fecondità alle vecchie gualcite, alle guaste signore che troppo si sono divertite e vogliono ricuperare il numero perduto. I figli nati dopo un innesto?
Strani mostri biologici, creature di una nuova razza, merce anch’essi, prodotto genuino dell’azienda dei surrogati umani, necessari per tramandare la stirpe dei pizzicagnoli arricchiti. La vecchia nobiltà aveva indubbiamente maggior gusto della classe dirigente che le è successa al potere. Il quattrino deturpa. Abbrutisce tutto ciò che cade sotto la sua legge implacabilmente feroce. La vita, tutta la vita, non solo l’attività meccanica degli arti, ma la stessa sorgente fisiologica dell’attività, si distacca dall’anima, e diventa merce di baratto; è il destino di Mida, dalle mani fatate, simbolo del capitalismo moderno».

Pier Paolo Pasolini, visita la tomba di Antonio Gramsci

Un pensiero di Gramsci messo da parte

Nell’attuale triste e, per lo più, infecondo dibattito sulla maternità surrogata, questo pensiero di Gramsci meriterebbe di essere discusso e non messo da parte con un’alzata di ciglia. A meno che non si voglia tacciare l’autore di caduta reazionaria. Oppure, come si sta leggendo, mettendo in dubbio l’autenticità dello scritto.
Bene ha fatto una bibliotecaria di Padova a ribadirne l’autorevole paternità, sul “Corriere della Sera” in data 9 aprile 2023: «Ebbene sì, l’articolo è proprio suo. La pubblicazione è avvenuta nella rubrica “Sotto la Mole” dell’Avanti. Inoltre esiste anche una raccolta monografica, edita per i tipi Einaudi: “Sotto la Mole: 1916 – 1920, Antonio Gramsci, 1960, 509 pagine”, uscita poi in altre edizioni successive».
Prosegue la doverosa precisazione: «L’opera nelle sue varie edizioni si trova in numerose biblioteche e alcune copie usate si trovano anche in acquisto su vari canali. In questo volume sono raccolti i corsivi che tra il gennaio 1916 e l’autunno 1920 Antonio Gramsci pubblicò nella rubrica “Sotto la Mole” dell’Avanti, nelle pagine di cronaca torinese dell’edizione milanese. I bibliotecari servono a recuperare le informazioni corrette e a fare chiarezza sulle fonti».

L’evidenza che non si vuole vedere

Il buon servizio alla verità delle cose non può mai essere quello di voler tirare dalla propria parte un autore semplicemente quando conviene. Metodo francamente increscioso. Del tutto diverso è la curiosità e le domande che si intercettano in uno scritto su un tema così tanto divisivo, soprattutto quando l’estensore è uno dei più importanti intellettuali e politici che ha espresso la sinistra italiana nel corso della sua storia.
Ciò che Gramsci argomenta, entrando pienamente nel merito del problema della mercificazione del corpo femminile, lo fa da uno scranno assolutamente laico. Quel passaggio su la «vendita delle ovaie di fanciulle povere alle ricche signore» è l’evidenza che oggi si intende negare. Del resto, ben sintetizzato nel titolo dell’articolo: Merce.
Viene da dire che dal 1918 ad oggi, a proposito di mercificazione del corpo femminile, la situazione è andata via via a peggiorare. La qual cosa riguarda sia i Paesi che ancora si richiamano all’ideologia comunista (che fare per il turismo sessuale?) e sia il mondo Occidentale che ha scelto di far propria l’ideologia neoliberista in nome di una deregulation senza freni. È il mercato, bellezza!

Immagine dal Il video girato a febbraio nel bunker della Biotexcom, colosso della maternità surrogata in Ucraina, Kiev

Assaggi di popolo allegro

Alla prova dei fatti, almeno in questo caso, quel pensiero di Gramsci pare proprio essere finito in cenere, ma non la cenere che si fa terreno fertile. Incenerito da obiezioni pregiudiziali che rifuggono dalla virtù del confronto, che deve essere acceso. Verrebbe da pensare – quale segno di abbandono definitivo alla propria tradizione, alla propria storia – quel che Pasolini articola in versi (non temendo lo scandalo umano del contraddirsi) davanti alla tomba di Gramsci interpellando, con moto d’ affetto, il leader, disarticolando per esperienza il credo nella lotta di classe per allertare, sempre per esperienza, assaggi relazionali che abbiano a far rinascere un senso autentico di popolo:

Lo scandalo del contraddirmi, dell’essere
con te e contro di te; con te nel core,
in luce, contro te nelle buie viscere;
del mio paterno stato traditore
-nel pensiero, in un’ombra di azione-
mi so ad esso attaccato nel calore
degli istinti, dell’estetica passione;
attratto da una vita proletaria
a te anteriore, è per me religione
la sua allegria, non la millenaria
sua lotta: la sua natura, non la sua
coscienza: è la forza originaria (…)

L’allegria di un popolo, ecco; antecedente alla sua millenaria lotta. Tale sguardo, religiosamente laico, provocherebbe adesso umane ricognizioni, collocando la merce al suo posto, né più e né meno. E perciò rifiutandone la sua logica così pervasiva e stordente. Inumana. Con il corpo di donna mercificato in nome di diritti che sono storture ubriacanti partorite da una sinistra un po’ ubriaca.
Realtà surrogata. Realtà rinnegata. Giammai sentenza definitiva. Inaccettabile per Pasolini davanti alle ceneri vive di Gramsci. Inaccettabile per quell’altro intellettuale irriducibile, Giovanni Testori con il suo richiamo viscerale alla realtà “resurrezionata”.  Avanti popolo!

Orgosolo, Murales in via Antonio Gramsci – Sardegna