Georgia on my mind

“Georgia nella mia mente” cantava il grande Ray Charles. La Georgia è nella mente e nel cuore di chi ama la libertà e crede nell’Europa dei padri fondatori: Adenauer, De Gasperi, Schumann. Perché oggi la Georgia, quella realtà strategica del Caucaso, è un altro fronte aperto nella sfida al progetto egemonico dello zar Putin e dei paesi satelliti. L’Europa orientale è una spina nel fianco dell’Europa occidentale. Una ferita aperta di un corpo solo. Che, come tutte le ferite, non può essere trascurata. Altrimenti è un’Europa minore. 


24 maggio 2024
Editoriale

Manifestazione in Georgia 2023

Visto da occidente il fianco est dell’Europa è la spina nel fianco dell’Europa. Non un fastidio, perché quella spina fa molto male. Ferita storicamente aperta. È l’altra Europa che c’entra eccome con questa Europa. Un corpo solo. Ritenere che quella parte così vasta e importante sia solo un impiccio, un intralcio, uno scarabocchio è la nostra presuntuosa debolezza. Ritenere che si possano trascurare gli effetti di quella spina nel fianco è irragionevole e perciò riduttivo. Produce solo infezione. Una malattia che si chiama Unione europea “minore”.

La siccità di leadership

L’invasione della Russia all’Ucraina ha messo in crisi tutti i “ritenere” degli europei occidentali. Tanto che dal 24 febbraio 2022 è stato un crescendo di violenza, incomprensioni, insufficienza della politica. Una dilagante confusione nella siccità di leadership occidentali. E così ad est il moltiplicarsi delle contraddizioni è sfociato in nuovi tensioni e pericolosi conflitti. Negli ultimi giorni l’attentato al premier slovacco Robert Fico con il rischio che si alimenti all’interno una spirale d’odio e che venga utilizzato per prevedibili finalità strumentali.
E in Georgia migliaia di cittadini da settimane protestano nelle piazze della capitale Tbilisi contro una norma promossa dal partito al potere – il filo russo “Sogno georgiano” – del tutto simile a una legge in vigore nella Russia di Putin che, di fatto, ha utilizzato per far chiudere diversi media indipendenti, oltre a ong e associazioni della società civile (come Memorial poche settimane prima della invasione).

Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla “trasparenza dell’influenza straniera”, 9 aprile 2024 (credits Vano Shlamov Afp)

Allontanare Tbilisi dall’Europa

La nuova legge, se approvata dal parlamento georgiano, obbliga proprio media e ong che ricevono almeno il 20% dei propri fondi dall’estero a registrarsi come entità che “perseguono gli interessi di una potenza straniera”.  La legge, con alcune modifiche, era stata proposta circa un anno fa per poi essere sospesa dopo le proteste di piazza. La norma è stata fortemente contestata anche dalle opposizioni perché può limitare le libertà democratiche in Georgia. Inoltre il testo della legge, sempre secondo i suoi contestatori, starebbe allontanando il Paese caucasico dall’Europa per avvicinarlo a Mosca. La Presidente georgiana Salomè Zourabichvili ha respinto il testo approvato martedì 14 in parlamento. Affermando che si tratta di “una legge russa”. Tuttavia, visti i numeri, la norma è destinata ad essere approvata in via definitiva. È chiaro che una Georgia filo Putin determinerebbe uno scenario ancora più fosco. L’Unione europea, al di là delle prevedibili parole di condanne, fatica a prendere una posizione netta. Pesa assai la posizione dell’Ungheria di Orban vicina al partito filorusso “Sogno georgiano”. E pensare che dal dicembre 2023, la Georgia è candidata all’ingresso nell’Ue. Adesso non potrà che esservi un raffreddamento. L’ennesimo segnale di una profonda incertezza che sta attraversando i paesi del Caucaso.

Il potere e le “sue” società

Ma qual è lo scopo di queste leggi liberticide su cui non si è riflettuto a sufficienza? Il progetto del potere, del potere “malintenzionato” è quello di allontanare la società dalla relazione col mondo. E quindi slegare la persona dai legami che, per la verità di sé, consiste proprio della relazione. Forse sta qui l’origine di una certa sonnolenza che pervade l’est europeo. Che ne determina l’assuefazione al potere. In una sorta di continuità storica e politica che opacizza tutto. Che colpisce la libertà della persona, della vita personale e consociata. Dunque: autoritarismo versus democrazia.
Ma la questione è così seria che si commetterebbe un grave errore a prenderla in considerazione – quando va bene – solo per quelle latitudini. La democrazia è modello (non solo in funzione elettiva delle rappresentanze) che favorisce (o dovrebbe favorire) le diverse espressioni della società civile a operare in quanto soggetti coessenziali al bene comune. Opporsi a tale condivisione, cioè rendere manifesta l’ostilità verso forme di appartenenza a gruppi e associazioni, altro non è che la riduzione della democrazia a illiberalismo. Nei fatti una rappresentazione plastica del potere che tende a depotenziare la libertà. Perciò assai simile negli effetti (magari si prova a salvare le apparenze) a quel che sta accadendo in molti paesi dell’Europa orientale come, da ultimo, dimostra il caso della Georgia. Ma questo deficit di libertà lo si avverte anche in Italia, vedi la scarsa considerazione nei confronti del Terzo settore e, più in generale, delle ong. Che riguarda la politica e molti intellettuali. La vicenda della libertà è sempre un’esperienza. Non basta inorridire per i misfatti di Putin. Il dilemma “potere e libertà” tocca il cuore di ognuno di noi.

La risposta necessaria all’interventismo di Putin nel Caucaso

L’interventismo di Putin nell’area, seconda una strategia a più livelli, mira a incrinare fino a depotenziare del tutto qualsiasi tentativo di avvicinamento all’Occidente di quelle realtà. In nome di una presunta superiorità ideale. Per lo zar del Cremlino chi persegue lo spirito della vera Europa è solo la Federazione Russa, il volto aggiornato e rivitalizzato di quel che è stato l’impero russo. Ma i popoli, come dimostrano le affollate piazze di Tbilisi, sembrano per nulla propense ad assecondare tali progetti egemonici. I popoli dell’est, a loro modo, sono una spina nel fianco di poteri dispotici. Dalla Georgia sale un desiderio di libertà a cui l’Europa occidentale non può voltare le spalle. Perché la spina nel fianco è la ferita aperta che zampilla sangue, e che richiama con urgenza i fondamenti costitutivi dell’Unione. I fondamenti che hanno alimentato il cammino di speranza di Adenauer, De Gasperi, Schumann. Politici con il cuore che pulsava.