Ford Transit: quando il dialogo viaggia spedito
L’iconico furgone del marchio americano diventa il luogo principale di una conversazione sulle domande cruciali della vita. L’espediente dell’autostop fa nascere l’inaspettato: le riflessioni fra un credente e uno scettico. Un confronto esistenziale. Sincero. Senza paracadute. “Sic Transit” (edizioni Ares) è l’ultimo libro del medico Alberto Reggiori. Lo abbiamo intervistato per entrare nel vivo di una storia molto… autostradale.
7 Luglio 2023
Chilometri esistenziali
di Angelo De Lorenzi
Sulla copertina dell’ultimo libro scritto da Alberto Reggiori campeggia uno splendido Ford Transit color seppia giallo.
E tutto inizia con un autostop. Il racconto esordisce con un distinto uomo d’affari che cerca un passaggio per Milano. Siamo nel 2019, ma sembra di essere tornati indietro nel tempo – agli anni ‘70 e ‘80 – quando chiedere e regalare un passaggio era cosa normale. “Io stesso, da studente, – racconta Reggiori – chiedevo l’autostop da Varese per raggiungere l’Università a Milano. Oggi ormai è una rarità chiedere un passaggio, ma ho voluto inserire nel testo il Ford Transit perché mi serviva un espediente, un luogo fisico dove far trascorrere un lungo tempo alle due persone protagoniste del dialogo”.
Senza rivelare la trama Alberto Reggiori sintetizza così il contenuto della sua ultima fatica letteraria dal titolo “Sic Transit”, pubblicato per i tipi della Ares: “In questo libro ho messo a tema, attraverso un dialogo, il confronto fra due persone sulle questioni essenziali della vita”. Perché di questo, in fondo, si tratta.
Scrivere nel tempo libero
Alberto Reggiori è un medico, fa il chirurgo a Varese, è autore di quattro libri ed è conosciuto per aver trascorso diversi anni in missione in Uganda assieme alla propria famiglia. La sua è stata un’esperienza ricca, intensa, che valeva la pena condividere. Così è nato il suo primo libro: “Dottore è finito il diesel. La vita quotidiana di un medico in Uganda, fra ammalati, poveri e guerriglia” (1985-1996), per i tipi della Marietti.
C’è da chiedersi quando un medico sposato e con figli trovi il tempo per scrivere. Le sue parole sembrano in effetti siano state strappate al riposo, ricavate negli interstizi del cosiddetto tempo libero, come è lui stesso a spiegarci: “Scrivo di sera – racconta – dopo aver terminato il mio lavoro di medico. Ovviamente sono molto lento a scrivere e mi ci vogliono anche due-tre anni prima di terminare un libro e vederlo pubblicato”. Ma al dottor Reggiori non importa la velocità…
Dal suo primo al libro più recente c’è un filo – nemmeno troppo invisibile – che lega assieme tutte le sue opere.
La sua carriera di scrittore è iniziata quando ha trasformato il suo diario di missionario laico in un’opera che ha incuriosito più di un lettore. Reggiori ha descritto la quotidianità di una decina di anni trascorsi in Uganda, dal 1985 al 1996, praticando la professione di chirurgo a stretto contatto con un’umanità bisognosa e sofferente.
“Il libro ha avuto un certo seguito perché ho voluto raccontare la mia vita di tutti i giorni nella concretezza delle circostanze. Ci ho messo anche un po’ di autoironia e di leggerezza, è la cifra stilistica che caratterizza questo mio lavoro. Di libri scritti da medici in missione ce ne sono tanti in giro e non tutti sono interessanti, io mi sono ispirato un po’ al testo di Dominique Lapierre (autore de “La città della gioia”, ndr). Volevo avere un occhio quasi da giornalista nel descrivere i fatti, anche se poi il testo ha anche un’altra dimensione perché cerca di far emergere le ragioni delle esperienze che racconto. Così, probabilmente, è venuto fuori un libro un po’ diverso dagli altri”.
Non è la prima volta che un medico intraprende anche l’attività di scrittore. Gli esempi si sprecano. Andrea Vitali, ad esempio, è stato medico di famiglia ed è eccellente scrittore di gialli ambientati nella sua Bellano. “Effettivamente – commenta Reggiori – la nostra professione permette di incontrare tante persone e le storie vere sono grande fonte di ispirazione per racconti nei quali emerge l’umanità delle persone.
Nel mio ultimo lavoro i personaggi e le situazioni traggono spunto da persone realmente incontrate e vicende vissute. Può capitarmi, alla fine di un turno di lavoro in ospedale di dare un passaggio a una persona e la gente che incontro non sfigurerebbe all’interno di un racconto o di un romanzo.”
Un incontro fra persone diverse
L’autore, nella prima parte del suo ultimo lavoro, evoca la periferia milanese – anche se Reggiori è di Varese -, il racconto dei pomeriggi lieti passati all’oratorio, una coppia di genitori malati. “In queste pagine si trova molto della mia esperienza personale anche se questo libro non è strettamente biografico. E un po’ della mia personalità si trova in entrambi i personaggi”. Ridotta la trama all’osso si può dire che il testo racconta di un tragitto condiviso da due mondi opposti che si confrontano in un fitto e imprevisto dialogo; il viaggio proseguirà poi a piedi in una notte sul Sacro monte di Varese. Ed è l’eterno confronto tra il credente e lo scettico.
Il bisticcio del titolo spalanca a una dimensione superiore: “Ho voluto mettere in scena soprattutto un dialogo, un incontro fra persone diverse. Quando ero giovane prevaleva spesso l’ideologia e la diversità delle persone era più ostacolo che occasione autentica di incontro. Con il tempo credo di essere maturato perché è cresciuta una maggiore disponibilità all’incontro e al dialogo anche tra diversi, senza che venga meno l’autenticità, la verità, di ciascuno.
Davvero la frase ‘Tu sei un bene per me’ (il titolo del Meeting edizione 2016, ndr) non è uno slogan, piuttosto può rappresentare un’esperienza. Questo è, in fondo, ciò che si cerca di raccontare nel mio ultimo libro. Ci sono due persone diverse, che non si conoscono e che iniziano a parlare fra di loro. Uno di loro è un bocconiano disilluso dalla vita, borghese, perbenista, attento alle regole, l’altro è un insegnante, per certi versi il suo opposto, che lo incalza con domande riguardanti l’esistenza. Questi due personaggi ci rappresentano entrambi, benché diversi. Io credo di avere un po’ dell’uno e dell’altro, perché nella realtà siamo fatti così”.
I sani principi non ci salvano
Che cosa spinge un medico, sposato con figli, a impegnarsi anche nella scrittura? “Nella vita di tutti i giorni, al lavoro, mi capita di dialogare con le persone, a volte ci si confronta e magari l’altro muove delle obiezioni su argomenti riguardanti, la vita, la fede. La scrittura è una modalità utile per raccontare e riflettere, per cercare di rendere ragione delle proprie convinzioni”. Esemplare è uno dei dialoghi dell’ultima fatica di Reggiori.
A un certo punto uno dei personaggi dice: «Il mio intento non è nient’altro che badare agli affari miei. Sopravvivendo senza ricevere fastidi e senza dipendere da nessuno». In fondo, non siamo tutti così?
L’autista del Ford Transit ride divertito e, più avanti, stuzzica l’interlocutore: «Siamo tutti illusi che i sani princìpi ci salvino: buona educazione, onestà, regole rispettate. Ma mi chiedo: anche quando tutto fosse perfettamente corretto, quando fossimo accettabili e coerenti, saremmo a posto anche dentro di noi? Saremmo forse più felici?». Arrivato alla quarta opera, chiediamo all’autore un bilancio del lavoro fin qui compiuto: il primo libro è stato un diario, un racconto che ho voluto rendere pubblico, condividere. Con “La ragazza che guardava il cielo”, ho raccontato la vita quasi leggendaria di una persona incontrata in Uganda. Il terzo libro, “Fatti vivo”, racconta la vicenda di uno dei miei figli che ha lottato tra la vita e la morte dopo un gravissimo incidente. Di “Sic Transit” – un testo narrativo dove sono mischiati alcuni riferimenti biografici – posso dire di essere soddisfatto. Ho collaborato molto bene con l’editor della casa editrice e alla fine è uscito un buon lavoro”.
Come si giudica come scrittore? “Ho un discreto seguito di lettori che vivono soprattutto nella mia zona a Varese e dintorni. A volte mi capita di incontrare uno di loro che mi chiede: quando esce il tuo prossimo libro?”. Qualche scrittore da cui trarre ispirazione? “Sì, certo, un pensiero va a “Sunset Limited”, scritto da Cormac McCarthy, recentemente scomparso: in scena due personaggi che dialogano fra di loro sui temi più scottanti dell’esistenza”.