Epicoco, Mencarelli: La fame d’aria di tutti gli Enea in viaggio

L’inatteso sempre atteso

Abitare per davvero il mondo, questo mondo qui, è un verbo che mobilita la persona, che genera comunità, che rende il presente una cosa degna. È un movimento, un modo nuovo, forse inaudito, di dare del tu al presente nel praticare la costruzione del tu nella relazione con l’altro, gli altri. Luigi Epicoco e Daniele Mencarelli, per itinerari diversi ma entrambi simpatetici con la vita, suggeriscono, attraverso la propria esperienza, un metodo di conoscenza “energetico”. Così l’ombra non oscura l’esistenza. La pone in risalto grazie alla luce ancora più viva. Come succede nei quadri di Caravaggio. Ed Epicoco con “La scelta di Enea” come Mencarelli con “Fame d’aria” testimoniano (lo hanno fatto muovendo dal proprio “punto di partenza” in un incontro al Centro culturale di Milano) che questo è possibile. Nel saper accettare il rischio del cammino. Dell’abitare questo mondo avvertendo con passione lo stupore del viaggio. 


10 febbraio 2023
di Walter Ottolenghi

La Fuga di Enea da Troia, monumento nella trafficata piazza Bandiera a Genova, dello scultore carrarese Francesco Baratta,172 ispirò Giorgio Caproni per Il passaggio di Enea

Enea che in spalla
un passato che crolla tenta invano
di porre in salvo, e al rullo di un tamburo
ch’è uno schianto di mura, per la mano
ha ancora così gracile un futuro
da non reggersi ritto.

Giorgio Caproni

Come nei quadri di Caravaggio la luce risplende più viva e intensa emergendo dall’ombra che ne costituisce in qualche modo un divenire ancora in nucleo. Un buio, quello dello smarrimento e della crisi che dà profondità alla luce che ci aspetta quando accettiamo di rompere il confine delle nostre zone d’ombra per accettare il rischio di allargare l’orizzonte del nostro sguardo là dove la realtà ci attende per dare una nuova ed inaspettata concretezza al cammino da riprendere nel viaggio della nostra vita.
Una forte suggestione a rompere i confini del già visto, del già sentito, del già giudicato per lasciarci nuovamente fare dall’energia dell’inatteso, quella che non possiamo darci da soli.
Così è apparso il dispiegarsi del nostro drammatico e insieme fortunato cammino nella vita a chi ha avuto modo di partecipare al Centro Culturale di Milano, il 26 gennaio 2023alla presentazione delle più recenti opere di Daniele Mencarelli, “Fame d’aria” (Mondadori), e di Luigi Epicoco, “La scelta di Enea” (Rizzoli).

L’incontro al CMC con Luigi Maria Epicoco e Daniele Mencarelli, 26 gennaio 2023

La puntura della crisi

Due itinerari, quelli degli autori, sicuramente diversi, meglio, ugualmente originali. Quindi un racconto, anzi due racconti, unificati nel fare del bene a chi ha avuto la fortuna di ascoltare. Ma anche sorprendenti per similitudine dei passaggi drammatici che scandiscono il loro incedere.
E questo nonostante due cifre narrative assolutamente distinte per trame e per stile, una addirittura ispirata all’epopea dell’eroe virgiliano. Un percorso che nasce dal nostro costante e inesauribile bisogno di novità che ci nutra, dall’attesa continua che qualcosa avvenga per trasmetterci energia. Ma anche dal completo disorientamento, quando la novità si presenti con un volto decisamente inatteso rispetto a quello che avevamo creato nel nostro immaginario, nel nostro “già saputo”.
Sia il volto della sofferenza e del dolore oppure quello della pietra d’inciampo, dello scandalo, non fa molta differenza. 
Accade che il nostro cammino si blocchi improvvisamente e tutto ciò che fino a ieri ci appariva chiaro non lo è più e il nostro sguardo si ripiega sulla conferma di tutto quanto avevamo ritenuto uno spazio sicuro, un baluardo inattaccabile.
Non importa quanto progresso ritenessimo di aver fatto nel costruirci dei solidi presidi, come una città inespugnabile nel caso di Enea, di quanta strada pensassimo di aver fatto nel cammino della saggezza e, chissà mai, della santità.

Copertina Fame d’aria di Daniele Mencarelli – Romanzo 2023

La realtà è sempre pronta a sorprenderci, a scuoterci dalla nostra bolla difensiva, a buttare a gambe all’aria i nostri progetti e la nostra tranquillità, il nostro benessere. Possiamo illuderci quanto vogliamo; anzi siamo sommersi da sollecitazioni che alimentano queste illusioni, perché un po’ di anestesia dalla realtà ci permette di consumare di più senza tanti pensieri e permette ai sistemi politici di sopravvivere somministrandoci dosaggi misurati di utopia.
È un gioco nel quale siamo tutti più o meno coinvolti, quindi non è questione di moralismo. Di fatto, però, i momenti di cambiamento forte, i momenti di crisi vera, i momenti in cui la realtà presenta il conto, ci trovano sempre più impreparati.
La crisi ha punto. Sconfessione delle nostre certezze, tentazione di abbandono, o momento di grazia, di passaggio a una fase nuova, donata da circostante non immaginate e non volute, ma pur sempre reale, frutto della concretezza e non delle nostre solitarie astrazioni?
Il dono più grande che abbiamo ricevuto è che l’esito di questa alternativa dipende nuovamente da noi. Singolarmente da ognuno di noi, non però da un singolo isolato, ma da un singolo in relazione. Da un singolo che trova nell’altro quello che gli permette di superare i propri confini, di ricevere e di dare pezzi di una realtà che nessuno riesce ad afferrare da solo, ma che diventano un nutrimento del nostro farci, indispensabile come l’aria che respiriamo.

Come si risveglia il desiderio

Ogni momento di crisi, di buio, di dolore, è un’opportunità di risveglio del nostro desiderio, della nostra fame di rimettere in movimento questa benedizione che ci è data dalla presenza dell’altro. Perché il suo esserci è una conferma che la possibilità dell’essere esiste, che un progetto c’è, anche se fatichiamo a vederne l’esito.
E l’altro – e anch’io che sono l’altro per altri – sappiamo per esperienza vissuta, anche se a volte confusamente, tende a manifestarsi come una possibilità di amore e di perdono.
Questo sgombra il campo da ogni questione laico sì / laico no. Con la sua capacità di amore e di perdono testimonia di per sé stessa la di essere portatore di un progetto che ci accomuna e, insieme, supera la portata ideativa del singolo. La presenza dell’altro diventa concreta esperienza della Presenza dell’Essere, comunque lo si voglia chiamare; che nella realtà storica è in ogni caso concretizzata dall’evento dell’Incarnazione e del suo perdurare.

Epicoco e Mencarelli con Alberto Della Frera, coordinatore per il CMC.

L’uomo vivo di Chesterton

Il segno lasciato dall’incontro con i due autori non coincide, ovviamente, con una rendicontazione dei loro interventi o dal contenuto delle loro opere.
È, piuttosto, la foto della sorpresa suscitata dal loro modo di rappresentare una possibilità di rivitalizzazione continua del nostro viaggio attraverso il tempo che ci è dato, con la solidità che ci viene dall’affidarci alla concretezza delle esperienze della realtà che ci viene incontro come un dono. Dove altro possiamo trovare salvezza? Oltre all’invito alla lettura dei due libri presentati, anche recuperando la suggestione del ricordo di “Uomovivo” di G.K. Chesterton.
Un uomo che scompare dal suo ambiente per assumere un nuovo nome e nuove abitudini intraprendendo un itinerario che lo liberi dalle convenzioni e dai pregiudizi che lo circondano per scoprire la novità di innamorarsi ancora della stessa donna e di vivere da uomo nuovo nell’esperienza della sua stessa casa. Correva l’anno 1912.