Editoriale
Ucraina, Texas: l’arma puntata (e spuntata?) del nichilismo

La violenza non arretra di un millimetro. Ingaggia la sua ennesima battaglia. Ora nel Donbass, nella scuola elementare di Uvalde, nella nostra quotidianità.
Tra demoni e “Drughi”: tra il nichilismo che richiama Dostoevskij e quello annoiato di Arancia meccanica. O con l’indifferenza che mangia l’anima. Ma io come persona ho qualche chance di non cedere all’abisso del nulla? Già, io come persona…


3 giugno 2022

Il precipitare quotidiano nell’abisso della violenza ha l’odore del nulla.
Non solo la guerra in Ucraina con lo stritolamento del Donbass e la carne che muore. In questi giorni siamo stati assaliti dalla luttuosa vicenda che si è compiuta a Uvalde, in una scuola elementare del profondo Texas: 22 morti, 19 bambini, due maestre e l’autore della carneficina, un ragazzo di appena diciotto anni.
Il dibattito interno che ne è seguito (ma anche qui la stessa solfa) si è concentrato quasi esclusivamente sulla diffusione massiva del mercato delle armi negli Stati Uniti. Quando succedono fatti così traumatici torna puntuale. Poi si spegne in attesa della prossima volta.
Niente di nuovo sul fronte Occidentale, del suo più avanzato avamposto. Intendiamoci, non che sia sbagliato interrogarsi e magari agire per provare ad interrompere tale malapianta; ma parimenti occorrerebbe andare dentro l’abisso di questo umano che eleva alla massima potenza il metodo dell’Arancia meccanica. Ma no, i Drughi sono tipi così cinematografici, finti, frutto dell’ingegno provocatorio di Stanley Kubrick e dell’intuizione di Anthony Burgess cui la storica pellicola attinge. Tentativo rassicurante, del tutto inutile, di pensarla a quel modo. Perché le vicende della vita mai lo assecondano.

Una suburra così lontana così vicina

Nel 2017 George Clooney firma la regia di Suburbicon film ispirato a una sceneggiatura dei fratelli Coen (passa sulle piattaforme digitali, è disponibile in dvd). Ecco che in una tranquilla cittadina della provincia statunitense deflagra la paura, l’isteria, l’avversione verso il nemico esterno (i neri). C’è di più, però, in quel montare della violenza. Una freddezza calcolata che agghiaccia ed inquieta. La violenza è al fondo una questione interna.
Un nemico interno. Alberga nelle case di quella tranquilla e anonima località. Nel proprio io. Nell’abisso personale di quei “provinciali”.
Suburbicon diventa lo spazio di una quiete artefatta che improvvisamente devia e prende la strada del vicolo cieco. Là in fondo c’è un muro eretto per andarci contro. È la pratica di un’ordinaria violenza che emana puzzo, appunto l’odore del nulla.
Si spara, si uccide, si finge, si nasconde. Una suburra.Il punto vero è devastazione del vero. La rassegnazione all’impossibilità dell’affiorare di una storia diversa. Il film comunica una resa, la speranza che alza le mani.
Ma, nel non detto del film, trasmette salutare disagio. Racconta con lucidità quel che commettiamo quando cediamo alla cultura del vicolo cieco; quando non vogliamo prendere in considerazione il rischio del nichilismo che è anche affare nostro. Ci comunica della violenza in tutte le sue gradazioni che è l’effetto di quella causa ordinaria che ha nel nulla il convitato di pietra che pietrifica l’io.

Costruttori di pace

Se ci fermiamo un attimo a riflettere, l’odore del nulla ci ha invasi nella sua forma più eclatante – in avvio di ventunesimo secolo – con l’attentato alle Torri gemelle, nel cuore di New York. Sgomenti, increduli siamo entrati in un nuovo abisso.
Il filosofo André Glucksmann, nel 2002, rompe gli indugi, dà alle stampe il libro Dostoevskij a Manhattan (in Italia per Liberal libri). Scrive di ritorno in grande stile del nichilismo e lo collega alle grandi prove d’autore dello scrittore russo. Il nichilismo tra di noi. Nella sua manifestazione più orrorifica.
Nella traduzione dannata del fondamentalismo islamista. Dal 2001 in poi è stato un continuo di violenza in nome del niente. Combatterlo come è stato fatto ha fornito risultati apprezzabili.
Tuttavia il nichilismo, alla sua radice, non è certo uscito di scena.
Come la goccia d’acqua che cade sulla pietra senza interruzioni, il nichilismo ha le armi per corrodere l’umano. Perché il nichilismo si alimenta e innerva un umano troppo umano. Vediamo dappertutto che è così.
Il collegamento tra la guerra in Ucraina e la piccola e offesa cittadina del Texas è un ponte insicuro, costruito dal nuovo volto dell’arancia meccanica.
Una costruzione che si regge sul nulla. Sul vuoto. Sull’uomo vittima di sé medesimo. Un dilagare del vuoto di senso. Interrogarsi su come vincerlo è già avvio di un qualcosa che tiene. Non potrebbe essere che nella Manhattan di questo tempo non vi sia in azione solo il genio di Dostoevskij e la sua fotografia dell’uomo smarrito, dell’uomo “demone” nichilisticamente proteso a distruggere con violenza autodistruttiva?
E se invece Cristo, già Cristo che non è un trucco che viene fuori da un cilindro, ma soggetto costruttore di pace perché radicalmente estraneo alla dialettica delle armi come alle armi della dialettica, stesse – come suo solito e instancabile operare – facendoci compagnia?
Per costruire ponti che tengano conviene si coltivi l’amicizia tra capomastro e manodopera. Sul lavoro, cioè a cena…


Immagini (in ordine di apparizione):
© Lucia Laura Esposto / Napoli, Fermata MM Garibaldi – Maggio 2022
© Lucia Laura Esposto / Milano, 24 febbraio 2022
© Lucia Laura Esposto / Earth day 2022 (Ficus Gigante – Sud America)
© Lucia Laura Esposto / Il dentista dei cavalli
© Lucia Laura Esposto / Il tempo cambia le cose e le persone, Sicilia
© Lucia Laura Esposto / Duel
© Lucia Laura Esposto / Body Painting