.CON, cinquanta volte al largo con il mare in tempesta

Il primo numero della rivista di approfondimenti del Centro Culturale di Milano usciva a metà gennaio del 2022. Per dare corpo al pensiero che nasce dal tentativo di vivere intensamente il reale. Un mese dopo l’armata russa invadeva l’Ucraina. La guerra in Europa. 7 ottobre 2023: la mattanza di Hamas in territorio israeliano e la risposta di Tsahal nella striscia di Gaza. La guerra in Terra Santa. Fare cultura di vita con il moto ondoso in continuo aumento.  Ogni quindici giorni si accende la riflessione. Un dialogo propositivo per sfidare il tempo della calma piatta che oscilla.


7 giugno 2024
Editoriale

Guardando una Tempesta di William Turner alla Tate Britain

Già. Sono cinquanta numeri che siamo al largo con questa rivista. Salpati a metà gennaio del 2022 con le onde già belle alte, l’esperienza della pandemia l’avevamo appena messa alle spalle. Si vedeva più forte il gusto dell’esperienza umana illuminata dal bisogno di verità e molti CON cui farlo.
Ma quando si è deciso di andar per mare con un quindicinale di cultura avevamo coscienza di incontrare condizioni avverse alla velocità di crociera. La cultura, per come la si intende al Centro Culturale di Milano, non cerca l’azzurro cristallino della calma piatta. E, a dire il vero, non la riteniamo una nostra fissa. La cultura quando è cultura per davvero non può essere un soprammobile, un passatempo, un esprimersi un po’ così tanto funziona tutto e il suo contrario. Dove, in fondo, la cultura – e non da oggi – è poco più o poco meno di un parlarsi senza ascoltarsi, senza cambiare. Un’interruzione continua dal quotidiano. Un intervallo prolungato dalla realtà che non fa i conti con la realtà. Un prodotto esangue. Solo un valzer desolante da mille e una “week”. Insomma, null’altro che una “sconfort zone”.

La cultura oggi? Come farsi annoiati uno shampoo

La cultura è cultura quando cerca il moto ondoso in aumento perché ha a che fare con la vita, con le cose mosse. Sono la responsabilità nostra e il mistero dell’accadere delle cose. Appunto: con il mare mosso. La cultura non può cercare vie di scampo, non può uscire dalla vita.  L’alternativa? La scorciatoia? Farsi uno shampoo, direbbe Giorgio Gaber, eccelso fustigatore del culturame modaiolo. Uno shampoo da persone annoiate: due passate e via. Cioè: via dalla cultura perché in dietrofront dalla vita. Dalla via dei campi, lì dove dal letame nascono i fior (grazie, Faber!). Che cultura, quella!
Ecco perché .CON è andata subito al largo, in alto mare. Per verificare immediatamente l’effetto che fa. D’altronde realizzare uno strumento di approfondimenti per un Centro Culturale dove dal 1981 sono transitati – per dire qualche nome – Hans Urs Von Balthasar, Alain Finkielkraut, Luigi Giussani, Alberto Moravia, Eshkol Nevo, Chaim Potok, Joseph Ratzinger, Giovanni Testori, non poteva che sollecitarci a una navigazione “pensata”.     

Andrea Pisano Navigazione 1343-60 lato est del Campanile Duomo di Firenze

L’impatto con due grandi guerre

Va detto che l’impatto iniziale è stato traumatico. Altro che mare mosso. Ci siamo imbattuti in una tempesta che ancora adesso non si è placata. Un mese dopo l’avvio di questa avventura editoriale Vladimir Putin dava l’ordine all’armata russa di invadere l’Ucraina. Il mondo è finito sottosopra in un secondo, l’Europa ha ritrovato la guerra nel suo fianco orientale, la globalizzazione già agonizzante di suo è definitivamente tramontata senza lasciare eccessivi rimpianti.  Mentre la post pandemia si scopriva popolata ormai dalla oscillazione delle opinioni postulate, esaltate nei gruppi di pensiero solido del nulla, megafonate dai cosiddetti Social.
E .CON, davanti a quella tragedia, ha chiamato molti interlocutori a ragionare. Interrogandosi per provare a capire- E a far parlare testimonianze, cercando di far risaltare eventi umani e di pensiero che nel quotidiano del nostro Paese e del mondo si soffermano sul significato del vivere, danno il corpo alla attesa di verità, danno prova di una cultura che ritrova il suo essere. E così è successo per tutti i cinquanta numeri, in un modo o nell’altro.
Con questo accadere delle cose e di qualcosa d’Altro la rivista ci ha fatto i conti.
Poi è arrivato il 7 ottobre 2023. La vendetta, lo scempio di Hamas. E la risposta di Israele nella striscia di Gaza. Medio Oriente di nuovo in fiamme. Un’altra guerra. Migliaia e migliaia di morti. Ad aggiungersi alle migliaia e migliaia di morti della guerra grande in Ucraina come l’ha definita Lucio Caracciolo. Per la rivista si è fatto ancora più complicato il tentativo di destreggiarsi fra l’insidia dell’abituarsi alla violenza e alla morte e quella di soffermarsi sulla bontà di posizioni ideologiche.

Tate Britain Marine e di William Turner

Sulla stessa barca

Soccombere al mare in tempesta è un attimo come ci insegna Conrad. Finire alla deriva una possibilità molto concreta. E questa rivista – questo tentativo culturale animato da una elementare ma imprescindibile domanda sulla vita, questo .CON che si tiene aggrappato alla cima dell’adesione franca al reale, al suo urgente richiamo al Vero – pensa che valga la pena uscire ogni quindici giorni con qualcosa da dire non tanto per dire qualcosa.
Uno strumento cordiale, aperto, dialogante.  Non a caso c’è quel CON a ricordarci la missione. Come scrivevamo nel primo numero: Io ballo CON te! E nella navigazione tempestosa si balla parecchio. Con la cultura veramente cultura siamo tutti sulla stessa barca.