Col cuore in mano

Mercoledì 1 giugno 2022, ore 21:00
Auditorium CMC
Largo Corsia dei Servi, 4 – Milano

Teatro dall’opera di Giovanni Testori
L’Arialda, Post-Hamlet, La mia Milano

a cura di Andrea Carabelli

Assistente  Diego Becce

Sofia Costanzo, Marta Gozzoli, Benedetto Grava, Gabriele Grava, Giacomo Gregori, Danilo Guglielmetti, Lucilla Mariani, Filippo Minelli, Daria Necchi, Sara Pulici, Giuliana Valzasina, Giacomo Zof


Un percorso recitato, uno spettacolo speciale, tratto da opere di Testori. Un’immersione intensa nella versatilità della lingua, nella potenza espressiva e nella contemporaneità dei contenuti. Particolare spazio abbiamo voluto dare a due opere, L’Arialda del 1960 e il Post-Hamlet del 1983. E una terza, La mia Milano.

La prima –L’Arialda– ambientata nella Milano del dopoguerra, mette al centro il rapporto tra le persone: drammaturgicamente è un continuo susseguirsi di dialoghi. Sempre i rapporti, che dovrebbero compiere la vita dei singoli protagonisti, o per lo meno far trovare loro una sia pur momentanea tranquillità, sono al contrario causa di dolori e cattiverie. A dominare è il desiderio di possesso e di egoismo e quindi di violenza. E quando i rapporti sono sinceri e puri ci pensano le circostanze della vita a disilludere i protagonisti.

Nel Post-Hamlet protagonista è il coro: uomini e donne di un distopico tempo; smarriti, ridotti a non avere più sangue, ad aver perso umanità. E’ il potere tirannico del Totem-re ad averli così ridotti. Ma una goccia del sangue del padre ucciso di Amleto fa riaffiorare alla memoria il senso della natura umana. Il racconto poi del testimone Orazio che riferisce la tenacia di Amleto a non cedere al potere del re, rianima in tutti la speranza, risorge cioè la memoria di ciò che oltre le mura del contesto urbano e civile, sta all’origine del senso della vita di ciascuno di loro.

Gli allievi sulla scena mostrano al pubblico il lavoro svolto all’interno dei testi del nostro grande autore.

Parola che si fa carne” è stato il mantra che ha guidato il percorso: la parola talmente sviscerata da diventare corpo; il corpo talmente vivo da diventare parola.

Per arrivare all’ultimo testo –La mia Milano– : una preghiera a Milano e ai milanesi perché tornino alla loro più naturale vocazione: lavorare sì, ma col cuore in mano, con quell’atteggiamento cioè di carità che solo può permettere ai rapporti di salvarsi e prendere senso.

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