Charles De Foucauld
Fratello universale

Con il Patrocinio di

In collaborazione con

Charles De Foucauld
Fratello universale

Martedì 10 maggio 2022, ore 21:00
Quadriportico della Basilica di S. Ambrogio – Milano

Sacra rappresentazione con:
Sergio Beercock, in Charles De Foucauld
Francesco Agnello, musica con l’hang (strumento musicale di strada)

Adattamento, messa in scena e musica:
Francesco Agnello

Interventi di:
Padre Piero Masolo PIME (Algeria)

Saluto di mons. Carlo Faccendini, Abate di Sant’Ambrogio


Il 14 maggio 2022 a Roma, presso Sant’Andrea della Valle e San Luigi dei Francesi

A Milano nel sacro Quadriportico di S. Ambrogio teatro e musica per conoscere la persona, il santo, indicato alla fine della Fratelli tutti di Papa Francesco: “Mi riferisco al Beato Charles de Foucauld. Voleva essere, in definitiva, «il fratello universale».
Ma solo identificandosi con gli ultimi arrivò ad essere fratello di tutti. Che Dio ispiri questo ideale in ognuno di noi. Amen

Una serata di brevi testimonianze e Teatro all’aperto. Realizzata dal Centro Culturale di Milano, Centro PIME, Teatro Oscar DeSidera, per la canonizzazione che avviene a Roma il 15 maggio 2022.

Con il Patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura e il Pontificio Consiglio del Dialogo Interreligioso e con la collaborazione della Chiesa di Milano.

Milano è la prima tappa dello spettacolo e poi a Roma il 14 maggio 2022 presso Sant’Andrea della Valle e San Luigi dei Francesi

Egli andò orientando il suo ideale di una dedizione totale a Dio verso un’identificazione con gli ultimi, abbandonati nel profondo del deserto africano. In quel contesto esprimeva la sua aspirazione a sentire qualunque essere umano come un fratello, e chiedeva a un amico: «Pregate Iddio affinché io sia davvero il fratello di tutte le anime di questo paese». (Fratelli tutti, Francesco)

Straordinaria la sua biografia. Da una famiglia lontana dalla fede, conducendo una vita tutt’altro che cristiana, alla Trappa, poi sacerdote, cercando la vita “privata” di Gesù a Nazareth. All’Algeria, al deserto, presso i villaggi musulmani.

Il suo carisma ha generato, dopo la vita, i Piccoli fratelli e Sorelle di Ch. De Foucauld, e il riferimento al movimento neocatecumenali di Kiko Arguello, in Italia di Annalena Tonelli e padre Andrea Gasparino.

Francesco Agnello, regista e musicista di Parigi -che ha anche realizzato la celebre rappresentazione teatrale Pierre e Mohamed su Pierre Claverie Vescovo di Orano, martire dei nostri giorni) ha realizzato una rappresentazione teatrale sulla vita e la testimonianza di Charles de Foucauld, fratello universale che da alcuni mesi viene rappresentata nelle chiese di S. Augustin (dove De Foucauld si convertì) e in S. Sulpice (la chiesa gotica de quartiere Latino che ospita alcuni santi e uomini di Francia).


Biografia di FRANCESCO AGNELLO

Regista, compositore e percussionista, Francesco Agnello ha ricevuto il premio Villa Medici nel 1996. Studia in Francia con i maestri percussionisti Sylvio Gualda, Gaston Sylvestre, Jacques Delecluse e Michel Clas, scopre il teatro come percussionista solista nella tragedia – Carmen – di Peter Brook.

Da allora si interessa di sceneggiatura e firma una dozzina di spettacoli (l’Extra-Ordinarie, François d’Assise i Fioretti, Catherine de Sienne, L’Evangile selon Saint Matthieu, il Prophète de Khalil Gibran, Pierre et Mohamed, Au Nom de la Mère de Erri De Luca, Charles de Foucauld frère universel ) Le 5 eme Evangile Frère Henri Vergès , Bakhita, Akedia le diable au désert  dove la percussione gioca un ruolo essenziale, poi si dedica alla formazione degli attori, ballerini, musicisti in diversi paesi europei.

In parallelo, sviluppa un programma didattico sulle percussioni seguito da più di 900 000 bambini nelle scuole.

Il suo ultimo spettacolo è “Hang solo” , un concerto di Hang, uno strumento a percussione di origine svizzera a forma di sfera metallica, inventato da Félix Rohner e Sabine Shrer di Berna nel 2000. Da 10 anni, Francesco Agnello esplora le possibilità di questo strumento e lavora per il teatro con gli sceneggiatori Eugenio Barba e la sua compagnia Odin Teatret, Pipo Delbono, Peter Brook per “Warum Warum”. Dopo l’uscita del suo CD Hang 1 e Hang 2 dà concerti in tutto il mondo.


Charles de Foucauld nasce a Strasburgo (Francia) il 15 settembre 1858, da una famiglia aristocratica e cattolica. A sei anni si ritrova orfano e, assieme alla sorella Marie, viene affidato alle cure del nonno paterno, il colonnello Charles de Morlet. “Profondamente scosso da choc affettivi, divenni un bambino solitario, chiuso, angosciato”. Adolescente inquieto, durante gli anni del liceo Charles perde la fede “dall’età di 15 anni, non ebbi più la fede; le letture di cui ero avido avevano dato questo risultato. Rimanevo nel dubbio completo”.

Intraprende la carriera militare. Conosciuto per essere un “colto festaiolo … dà prova di tenacia e perseveranza nelle difficoltà. Una clandestina esplorazione del Marocco (1883-1884) gli vale grande fama e la riconquista della stima dei suoi. Ammira e disegna paesaggi, s’incanta davanti alla distesa immensa del deserto ma ciò che più lo sconvolge e lo attrae è la fede dei musulmani: “La vista di queste persone che vivono alla continua presenza di Dio, mi ha fatto intravedere qualcosa di più grande e di più vero delle occupazioni mondane. Mi sono messo a studiare l’Islam e poi la Bibbia”. L’incredulità ha lasciato spazio al dubbio e alla ricerca: si rende conto a poco a poco che Dio non è un’idea da conquistare ma una persona da incontrare… “Mio Dio, se esisti, fa’ che ti conosca”.

Ha poco più di 28 anni quando questa “strana preghiera” trova la sua risposta. Sostenuto con saggezza e discrezione dalla cugina Marie de Bondy, chiede a l’abbé Huvelin (1886) lezioni di religione. Piuttosto che nozioni religiose, il sacerdote propone a Charles un processo di conversione: “mi fece mettere in ginocchio e mi fece confessare”. E Charles, che mai aveva accettato di sottomettere la propria volontà ad altri, si inginocchia, confessa le sue colpe e una gioia indescrivibile si impossessa di lui. Si rende conto così che l’Amore non solo lo ha “accolto, ma pure cercato”. “Appena ho creduto che Dio esiste ho capito che non avrei potuto fare altro che vivere solo per lui”.

D’ora in poi, per vie inaspettate, segue Gesù, il Dio “sceso all’ultimo posto”. Diventa monaco trappista (1890-1896). Non trova però “la vita di Nazaret” che sogna: “Siamo poveri per i ricchi, ma non poveri come lo era nostro Signore”. Esprime ai suoi superiori il suo “bisogno d’amore”: una vita povera e nascosta come Gesù a Nazaret. Lascia così la Trappa e parte per la Terrasanta (1897). Per tre anni vive a Nazaret “povero servo” all’ombra del monastero delle Clarisse, in una capanna-eremo (1897-1900). Qui, “solo con Dio solo” si lascia interrogare dall’incontro fra Maria e Elisabetta. Percepisce l’urgenza di “gridare il Vangelo con la vita”. Accompagnato, anche stavolta, da una donna -Madre Elisabeth del monastero delle clarisse- prende consapevolezza del “segreto desiderio” che lo abita. Charles inizia finalmente a considerare il sacerdozio non più come onore ma come servizio. “Devo chiedere gli ordini sacri, nonostante la mia indegnità…”. Nel 1901 è finalmente ordinato prete nella diocesi di Viviers.

La scoperta del nesso fra “sacramento dell’altare” e “sacramento del fratello” gli fa chiedere già prima dell’ordinazione la possibilità di vivere il sacerdozio nel Sahara algerino e testimoniare l’amore di Gesù “non con la parola ma con la bontà”.

Si stabilisce a Beni-Abbès, nel Sahara algerino, ai confini col Marocco perché non gli è possibile tornare nel Paese esplorato in gioventù. La casa che vi costruisce, non la chiama più “eremo”, ma “fraternità”. Passa lunghe ore in silenzio adorante davanti all’Eucarestia. Apre però a chiunque bussa, soprattutto i più miserabili, gli schiavi. Ne riscatta alcuni reagendo così alla pratica della schiavitù.

Si avvicina allora alle tribù nomadi Tuareg, e si stabilisce nell’Hoggar a Tamanrasset (1905-1916). Intraprende un enorme lavoro linguistico per conoscere e far conoscere la loro lingua, passando di pista in pista, di tenda in tenda: ascolta, osserva, trascrive. Traduce poemi, canti e proverbi, redige un dizionario Tuareg-Francese. Ammira la loro cultura e entra in amicizia con molti. Vive e condivide con loro ciò che ha e ciò che è.

Poi Charles si ammala: “qualcosa al cuore” scrive. Se è vero che è fisicamente debilitato è vero pure che da tre mesi non riceve posta alcuna. Charles ha “fame” di cibo e di affetto. Stavolta è lui il povero, il debole e il malato… è finalmente lui l’indigente: la sua vita è sospesa e tutto dipende dal cuore buono dei suoi amici. “I Tuareg hanno cercato tutte le capre che ci sono in un raggio di quattro chilometri per darmi un po’ di latte”. L’esperienza della malattia gli svela un aspetto della “vita di Nazaret” mai considerato prima: la reciprocità che apre le porte a una condivisione più vera.

Ora, solo ora, sono davvero amici e pur di restare con loro, accetta di non celebrare la messa quando non ci sono cristiani presenti che assistano, e per anni soffre il non poter conservare l’Eucarestia: diventerà lui stesso Pane spezzato! Viene ucciso da un gruppo di predoni, la sera del 1° dicembre 1916. Era il 1° venerdì del mese, giorno di preghiera anche per i musulmani.

È stato beatificato il 13 novembre 2005.