Bentornato McCarthy “Il Passeggero”: le profonde radici del mondo

Lunedì 15 Maggio 2023 ore 20.45
Auditorium CMC – Largo Corsia dei Servi 4 Milano

con
Gregory Wolfe Fondatore e direttore Edizioni Slant Books, Seattle (in uscita a febbraio 2023 “Enzo Piccinini. Ho fatto tutto per essere felice”), Docente di scrittura nella Seattle Pacific University
Luca Doninelli Scrittore
Antonio Monda Cattedra Film and Television Department della New York University
Giornalista, LaA Repubblica, La Stampa, The Hollywood Reporter, Vogue, RAI News, RAI Play
coordina
Benedetta Centovalli Agente letterario, docente Scuola Flannery  O’Connor

Era dalla pubblicazione di The Road, nel 2006, che i suoi estimatori di ogni parte del mondo attendevano un nuovo romanzo di Cormac McCarthy e in autunno 2022 lo scrittore ne ha pubblicati due a distanza di un mese. Il primo, The Passenger, è uscito il 25 ottobre 2022 negli Stati Uniti e nel Regno Unito e ora è finalmente nelle librerie italiane per Einaudi, nella traduzione di Maurizia Balmelli. Il secondo, Stella Maris, strettamente legato al primo, è stato pubblicato all’inizio di dicembre e uscirà in Italia il prossimo settembre.

La Scuola di Scrittura Flannery O’Connor del Centro Culturale di Milano (tra le prime nate a Milano negli anni ’90, fondata da Luca Doninelli e Camillo Fornasieri), presenta con ospiti d’eccezione il libro tanto atteso, con una originale presentazione. Un’occasione anche per riprendere questo autore che ha segnato non solo i lettori, ma anche il pensiero, di questi anni ’90 e ‘2000 con le sue storie e immedesimazioni metafisiche.

I tanti estimatori di Flannery O’Connor, nutrita scuola di realismo esistenziale nel mondo, sono lontani dalle recensioni di coloro che hanno già letto il romanzo con in mano la matita blu, “perché McCarthy, a quasi 90 anni, non è più quello di una volta e non può che imitare se stesso”. Una letteratura da tempo di privazione, di antiromanzo e di morte delle grandi narrazioni, che non ammette se non personaggi irreali.

Per noi, se in questo romanzo McCarthy insiste sulla tenebra, la solitudine e il dolore è perché, per la letteratura e la storia, la verità delle «profonde radici del mondo» persevera a trovare «il suo essere nel dolore delle sue creature» (Francesco Valenti, Tempi, 3 maggio 2023).

 

Durante una missione di recupero al largo della costa del Mississippi, Bobby Western vede quel che non avrebbe dovuto vedere: un JetStar apparentemente intatto adagiato sul fondale e, in cabina, chiome fluttuanti, bocche aperte e occhi vuoti, nove corpi senza vita. Da dove viene quell’aereo, che fine ha fatto la scatola nera, e che ne è stato della decima persona sulla lista passeggeri? Queste le domande a cui Bobby, perseguitato da due emissari governativi «con un’aria da missionari mormoni», non sa dare risposta. Capisce allora di dover scomparire. Del resto a fuggire ci è abituato, da tanto tempo è inseguito dai sensi di colpa nei confronti del mondo e di lei, Alicia, l’amore del suo cuore, la rovina della sua anima. Alicia Western, sua sorella.

Mente matematica sopraffina ed esperta mondiale di violini cremonesi, donna bellissima e perciò più difficile da perdere, «perché la bellezza ha il potere di suscitare un dolore inaccessibile ad altre tragedie», anche Alicia, come Bobby, ha guardato dove non doveva guardare, nel cuore delle tenebre.

Visitata sin da bambina dalle «coorti», un’accozzaglia di allucinazioni da vaudeville capeggiate da un piccolo focomelico scurrile chiamato il Kid, e afflitta da un amore che offende, Alicia ha provato a opporre l’ordine del numero al caos della vita ma non ce l’ha fatta perché «certe cose un numero non ce l’hanno». Ora cosa resta a Bobby, se non la fuga? Via da New Orleans, Knoxville e la baia petrolifera della Florida, da bettole, bagnarole e topaie.

Un mondo popolato di reietti, ubriaconi e reduci – dall’amorevole trans Debussy al killer di blatte Borman al dandy dissacrante Sheddan – ma brulicante di vita e inventiva. Via da tutto quel rumore, via dalle oscure macchinazioni del potere e dai peccati ereditati come da quelli bramati, verso una nuda bicocca dall’altra parte dell’oceano, verso un posto senza compagnia né legge né letteratura, dove non c’è altra realtà del ricordo e la fisica si fonde nella metafisica. Perché questo siamo noi: «dieci percento biologia e novanta percento mormorio notturno».

“Nel tempo di privazione, dell’antiromanzo e della morte delle grandi narrazioni, vale a dire della significazione di una strada, che letteralmente impedisce di essere se non personaggi irreali, emerge qui una scrittura che trattiene le ultime cose e in questa labile memoria si fa quasi metafisica”

Francesco Valenti, “Tempi”

«Altri scrittori saccheggeranno queste pagine per farne epigrafi, quasi fosse l’Ecclesiaste, per i prossimi 150 anni».

Dwight Garner, “The New York Times”

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