Ben venga maggio e il gonfalon recuperon selvaggio

Fine anno scolastico

Un prof regala una cronaca molto poco seria dell’ultimo mese di scuola.
Ma che traduce il quotidiano in classe in quel mese che fa la differenza, come gli ultimi dieci metri, con annesso colpo di reni, dei cento metri.
Come si comportano gli allievi quando scatta, inesorabile e tutti gli anni, l’allarme rosso? Si trasformano in fauna che vive il suo presente nella scuola che assume  il volto di  giungla…


19 maggio 2023
di Paolo Covassi

La scuola, si sa, è una sorta di microcosmo che vive di spazi e tempi ormai tutti suoi.
Già il fatto che l’anno inizi a settembre e finisca a giugno crea una sorta di frattura spazio/temporale, ma è nel mese di maggio che i corridoi e le aule si trasformano in una sorta di multiverso che neanche Dr. Strange della Marvel.
Perché tutto procede con sostanziale ordine fino a marzo, poi segue aprile, che è il mese che non c’è. Per i non addetti aprile è il mese di Pasqua e del 25 aprile con ponti annessi (se capita, anche l’1 maggio), è il mese delle gite (pardon, uscite didattiche) dei corsi, dei progetti e dell’educazione civica… insomma, le ore di lezione sono poche e distratte dall’insorgere dalla primavera. Poi arriva maggio.
Il 2 maggio si contano i giorni effettivi che mancano alla fine della scuola, li si moltiplica per il numero delle ore, li si divide per i voti che mancano e i capitoli da fare e scatta l’allarme rosso. Sempre.
A maggio i professori si rendono improvvisamente conto che la programmazione fatta a settembre era realistica come il taglio delle tasse (di qualunque governo, per par condicio) e si fa di tutto per correre ai ripari con soluzioni non sempre lecite: si dà il voto ai quaderni, agli astucci, alle pettinature… insomma, in qualche modo si riesce a uscire da questa giungla abitata da animali molto particolari: gli alunni.
Le vere vittime del mese di maggio sono proprio loro: da un lato una promessa di estate e di vacanze sempre più invadente, dall’altro un intrico di verifiche e interrogazioni da gestire a colpi di macete.
Una giungla, appunto. Se i prof con le loro intricate trame di tamerici sono la flora di questo mese lungo cinquanta giorni, la fauna sono gli studenti… vediamone alcuni.
Gli scoiattoli
Non sono molti gli animali di questa specie (almeno nella mia giungla…) ma per fortuna non rischiano l’estinzione: dotati di un’intelligenza particolarmente brillante sono agili, veloci e previdenti.
Sono sempre i primi a uscire volontari quando si aprono le tornate di interrogazioni, in classe sono attenti quanto basta per capire cosa il prof vuole sentirsi dire e generalmente ai primi di maggio cominciano a contare le ghiande “togliendosi” le materie una alla volta, scientificamente.
Per loro la scuola finisce intorno a metà maggio, dopo di ché il loro ruolo è di spettatori-sostenitori-suggeritori.
Alcuni sono abili mediatori e trattano fino all’ultimo 0,25 di voto per garantire agli amici la promozione.

Le giraffe
Poche, pochissime… non importa quanti voti abbiano e quale sia la media, il loro motto è: sempre più in alto!
Dall’alto della loro maestosa andatura non guardano e non vedono e chiedono sempre di poter alzare la media. Non importa se sono gli unici ad avere più voti nella vostra materia, se hanno già la media del nove, se i loro compagni sguisciano (vedi la voce: anguille) balzando verifiche e interrogazioni programmate per mantenere quell’unico sei strappato a febbraio. Loro saranno sempre lì a chiedere di poter dare di più stile Tozzi-Ruggeri-Morandi.
Alcuni negano che esistano, ma io le ho viste… eleganti, inarrestabili, verso l’infinito e oltre.
Gli gnu
Animali bistrattati e poco considerati, questi padroni delle praterie calcano i banchi scolastici con la stessa verve degli omonimi ruminanti e spesso lo stesso sguardo assente. Non danno fastidio, non brillano, non intervengono… ti guardano con sguardo bovino e quando sono interrogati ruminano più o meno quello che hanno sentito, senza infamia e senza lode. Se però la persona che doveva essere interrogata non si presenta e provate a chiamare qualcun altro ecco che cominciano a correre in branco e a travolgere tutto e tutti muggendo disperati: solo la promessa di non interrogare può riportarli alla quiete.
Le anguille
Di tutta la storia antica (e non) ricordano solo una cosa: i lottatori che si ungevano per non farsi afferrare dall’avversario.
Sono dei maestri dello svicolamento, sanno come e quando saltare le singole ore per non farsi prendere e se hanno già un voto sufficiente sul registro faranno di tutto per tenerselo stretto.
Non studiando, ovviamente (troppo banale) ma scivolando silenziosamente tra i banchi come sassi di un fiume. Spesso fanno parte di qualche organismo studentesco, in modo da poter essere chiamati fuori dall’aula per qualche improrogabile (e improbabile) impegno istituzionale.
La minaccia dell’esame a settembre non ha alcun appiglio anche perché, dicono, se mi interroga comunque mi mette un’insufficienza, quindi (logica stringente). Ma il mese di maggio saltano tutte le regole, così c’è sempre l’opzione della chiamata in altra ora. La scena, più o meno, è questa: professore che chiede al collega “scusa, potresti far uscire Tizio?”
Lo studente anguilla cercherà di implorare il docente di tenerlo in classe, che non vuole perdere la spiegazione della sua materia preferita (qualunque essa sia) ma a meno che non debba essere interrogato, la trappola scatta e non c’è niente da fare.
Il bello è che spesso, messi alle strette, mischiano tutto quello che sanno e alla fine non vanno neanche male.

Il “Giampy”
Giampy è un nome di fantasia per una figura mitologica che ogni tanto compare. Il suo motto è “oggi comincia la scuola”.
Ma siccome la dice il due maggio e ha un numero imprecisato di materie da recuperare, anche il mese dei miracoli per eccellenza non basta.
È vero che anche il Giampy è molto raro, ma è veramente delizioso e, soprattutto, si affeziona tantissimo. Il mio, per esempio, sono almeno otto anni che abita i corridoi e le classi (ma più i corridoi in effetti).
Inoltre il Giampy è un essere profondamente empatico, in grado di suscitare ilarità o crisi di nervi, a seconda dei casi, ma a ottenere sempre il medesimo risultato.
In ogni caso queste affascinanti creature che abitano la scuola e che nel mese di maggio esprimono al massimo le loro caratteristiche hanno un aspetto in comune: sono sempre e comunque dei cuccioli, ed è veramente difficile non volere bene a ciascuno di loro proprio per come sono fatti.
Se poi vi chiedete perché proprio il mese di maggio sia dedicato alla Madonna, cioè a colei che può intercedere per i miracoli, beh, io un’ipotesi ce l’avrei…