Augusto del Noce: pensiero attuale perché inattuale
Il saggio di Luciano Lanna “Attraversare la modernità. Il pensiero inattuale di Augusto Del Noce” (Cantagalli) ci restituisce la vivezza e la grande passione del filosofo torinese per l’esistenza umana tutta intera. La sua radicale originalità. Il suo essere autenticamente moderno perché del tutto estraneo a logiche di schieramento. Un intellettuale che ha preso molto sul serio l’Incarnazione e la vicenda umana della fede
1 novembre 2024
Controvento
di Alessandro Banfi

Non c’è filosofia senza passione per la problematicità della vita e dell’esistenza umana. “Diventare filosofi” non è infatti relativizzare i guai della vita, come diceva un vecchio proverbio toscano, staccarsene, astrarsi da essa. È semmai l’esatto contrario: nella sua versione migliore è entrare nella vita, in un profondo e continuo corpo a corpo, quasi in una lotta a scoprirne nessi e ragioni. Augusto Del Noce è stato un vero filosofo. E questo bel saggio di Luciano Lanna (“Attraversare la modernità. Il pensiero inattuale di Augusto Del Noce”, edizioni Cantagalli) restituisce con vivezza e precisione la passione del grande filosofo torinese.
Lanna esce dagli stereotipi in cui di solito viene ingabbiato Del Noce e ci restituisce in questo approfondito lavoro la sua radicale originalità, il suo rigore profondo nel confronto con la storia. Il titolo sintetizza bene la posizione delnociana: è attraversando la storia, paragonandosi con essa, che il pensiero trova una sua verifica. La sua non è negazione della modernità, ma è anzi ricerca delle sue ragioni filosofiche. E del resto le intuizioni di Del Noce sulla filosofia del Novecento restano lì intatte a testimoniarlo. Sull’interpretazione del Fascismo il più grande storico italiano specialista in materia, Renzo De Felice, lo scrisse in nota alla stesura del primo volume su “Mussolini il rivoluzionario”, come ricorda Lanna, riconoscendo l’importanza per il suo lavoro dell’’interpretazione transpolitica’ del filosofo torinese.
Ha preso sul serio l’Incarnazione
Elegante e profetica fu poi la famosa confutazione del comunismo ne “Il suicidio della rivoluzione”, fatalmente diventata molto più popolare a posteriori. In questo ricco saggio c’è in appendice anche un inedito del 1961 in cui Augusto Del Noce affonda, come con un bisturi, la sua logica sul pensiero dell’Università Cattolica di padre Gemelli e del suo ‘realizzatore’ politico Amintore Fanfani, cogliendone da un lato la resa totale al positivismo e dall’altro il rilancio del rigido neotomismo in chiave confessionale e trionfalistica. In quelle righe ho ritrovato il pensatore libero che fu davvero Augusto Del Noce e che personalmente ho avuto la fortuna di seguire negli anni Ottanta quando arrivai a Roma a lavorare per “Il Sabato”, affascinato dalla sua totale originalità nel giudicare il pensiero anche di tanti cattolici. E nel cogliere l’importanza delle idee nell’agire politico. Furono anni in cui, ricorda Lanna, citando il non dimenticato Lucio Colletti, “Augusto Del Noce (…) è il nume tutelare di Comunione e Liberazione”. Al di là della battuta, noi giovani allievi di don Luigi Giussani e di don Giacomo Tantardini (come già era capitato anni prima a Rocco Buttiglione) eravamo affascinati dal modo del tutto particolare, ed anche radicale, del filosofo torinese di prendere sul serio l’Incarnazione e la fede cattolica, in termini vivi e drammatici di lettura del pensiero e dei fatti della storia.
Sempre nel tentativo, come Del Noce scrive nell’inedito del 1961, di «individuare l’avversario storico che il pensiero cattolico si trova di fronte oggi». In questa chiave voglio ricordare due pericoli che alla fine della sua esistenza continuava a ricordarci, dopo la caduta del Muro di Berlino. Due rischi per la fede: non tanto l’agnosticismo, piuttosto lo gnosticismo come corrosione anche dall’interno della Chiesa e come pensiero soggiacente l’omologazione tecnocratica imperante. E poi la fine dell’aspetto umanistico dell’ideologia marxista.

Il rapporto autentico tra filosofia e storia
Il sottotitolo del bel saggio di Luciano Lanna è questo: “Il pensiero inattuale di Augusto Del Noce”. Non sembri una contraddizione con quanto detto fin qui. Il filosofo torinese è stato sempre “inattuale” come l’ammirato Pier Paolo Pasolini, perché controvento rispetto al pensiero dominante.
Nell’introduzione Lanna fa un piccolo elenco dei pensatori con cui Del Noce ha dialogato e che sono in questo senso altri esempi di ‘inattuali’, come Piero Martinetti, Aldo Capitini, Giuseppe Rensi, Adriano Tilgher e Lev Chestov. In realtà l’appartenenza di Augusto Del Noce, come scrive Pietro Prini citato dallo stesso Lanna, «alla città dei filosofi – e dico dei pochi veri filosofi- è attestata proprio dall’aver messo in questione in una maniera nuova il rapporto tra la filosofia e la storia e dall’aver proposto alla filosofia come compito primario l’esplicitazione del senso più profondo, più universalmente umano, dell’attualità storica».
Con questo libro Luciano Lanna riempie un vuoto e rende un grande servizio al pensiero filosofico ma anche all’interpretazione di un grande pensatore come Augusto Del Noce, che per una volta non viene piegato ad un interesse di parte.