Albino Luciani e Luigi Giussani: un’amicizia dell’altro mondo

Un inedito prezioso quanto illuminante: l’incontro fra il futuro papa Giovanni Paolo I e la guida di Comunione e Liberazione. Sul finire del 1972, in un momento storico complicato per il nostro Paese e per la presenza dei cristiani nella società. Un incontro che diede vita a un rapporto cordiale, fecondo, di stima. Giussani dopo quel primo incontro scrisse al cardinale Colombo riferendo di essere stato “trattato con molta carità”. Quello della carità è stato un tratto distintivo che ha caratterizzato il cammino carismatico di questi due uomini appassionati della vita e fedeli amanti della Chiesa.


4 novembre 2022
di Alessandro Cabassi

Si sono festeggiati a pochi giorni di distanza la beatificazione di Albino Luciani e il centesimo anniversario della nascita di Luigi Giussani.

Li accomuna la riconoscenza per le loro paternità, oggi più vive e presenti che mai, e la memoria corre verso il punto focale della Pentecoste 1976.

In quella assolata domenica 6 giugno, 1.600 ciellini da ogni parte del Triveneto si radunano a Venezia, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, per un incontro su “Evangelizzazione e promozione umana”, in vista del primo convegno nazionale della Chiesa italiana che si terrà, con lo stesso titolo, a Roma, dal 30 ottobre al 4 novembre seguenti.

La grande basilica palladiana è gremita da una folla multicolore: la navata è tutta un tappeto umano.

Ai piedi dell’altar maggiore, seduto a una piccola cattedra, don Giussani silenzioso scruta l’orizzonte laggiù in fondo, attraverso il profilo del grande portone spalancato sulla laguna abbacinante.

Concentrato attende le ultime centinaia di ragazzi in arrivo con la motonave.

Forse rammenta le frasi scambiate negli anni con il Patriarca di Venezia, che oggi è lì per ascoltare, incoraggiare, indirizzare, benedire… più amico che padrone di casa.

 

1972, il primo incontro

Dopo averlo incontrato alla fine del 1972, Giussani ne aveva scritto al suo vescovo, il cardinale Colombo, riferendo di essere stato “trattato con molta carità”.

Poi, anche a distanza, non si erano più persi di vista, e Luciani aveva mostrato nei fatti la viva simpatia con cui guardava il nascente movimento.

Tra gli slanci generosi ma talora confusi del dopo Concilio, in mezzo alle crisi di tanto associazionismo cattolico tradizionale, il Patriarca e un piccolo gruppo di sacerdoti di parrocchia e di curia consideravano con stima e speranza il metodo di don Giussani e l’esperienza ecclesiale che attorno a lui si stava coagulando.

Di qui l’invito a predicare un ritiro al clero veneziano, e alcune nomine di insegnanti di religione ciellini da Chioggia e Padova nelle scuole superiori.

Frattanto qualche parroco intraprendente, procuratisi i testi fondamentali di GS, incoraggiava i suoi giovani più vivi a verificare la bontà di questa nuova strada.

A seguire la piccola comunità veneziana, già accompagnata nei suoi primi passi da don Roberto Marchesoni di Rovereto e dal Carmelitano di Treviso padre Gioe Dall’Acqua, il Patriarca aveva presto destinato un giovane assistente pio, colto, equilibrato e allegro: don Antonio Meneguolo.

 

Il frullo d’ali dello spirito

La smagliante giornata della Pentecoste 1976 è il mosaico che proclama al mondo questa amicizia dell’altro mondo. Dall’accoglienza condivisa con i monaci Benedettini allo sbarco gioioso dei tanti volti noti o nuovi, dalla meditazione limpida e tesa di don Giussani all’intervento del Patriarca centrato sul Christus totus – il Cristo intero di Agostino e Paolo VI – dal pranzo al sacco nel campo dei Salesiani alla festa nel Teatro Verde, con Claudio Chieffo che introduce e guida i numeri preparati da ogni comunità mentre Albino Luciani seduto sulle gradonate canta felice e batte il tempo come un ragazzino: tutto testimonia una letizia donata dall’Alto.

Presto verranno anche giorni tristi e faticosi, le intimidazioni agli universitari, le molestie e le emarginazioni, la sede devastata dalle molotov.

Il Patriarca non esiterà a esprimersi pubblicamente contro una violenza che “prende di mira gioani rei unicamente di voler essere cattolici sul serio”.

E arriverà il tempo vertiginoso della partenza per il Conclave, dell’elezione a Papa, i segni di benevolenza e le udienze particolari all’inizio del pontificato, le parole e i gesti che ora tutto il mondo scopre, la morte repentina, la basilica di San Marco sempre più casa familiare dove unirsi nell’esultanza o nel pianto con lo sguardo fisso sul Cristo dell’iconostasi e dell’abside…

Oggi domina su tutto la gratitudine per il privilegio di aver incrociato il passo e lo sguardo con due tali testimoni della fede, lo stupore per il frullo d’ali dello Spirito che ci è volato incontro nei loro sorrisi, la lealtà con il compito a cui ci hanno destato: “la fedeltà perché la misericordia di Dio possa operare per la salvezza dell’uomo”.

 


Fotografie
1 – don Luigi Giussani, 6 giugno 1976 alla Giornata all’Isola di S. Giorgio con il Patriarca Albino Luciani, Venezia.
2 – Il Patriarca Albino Luciani a S.Maria dei Frari, 4 ottobre 1976 con Mario Dupuis e don Sergio Zorzi, raduno di 1800 Giessini da Emilia Romagna e Triveneto