Adriana Mascagni: la voce di un popolo cristiano
A un anno dalla scomparsa di chi con il canto e la musica ha restituito la bellezza dell’avvenimento di Cristo, ecco il ricordo del compositore, già insegnante al Conservatorio di Milano e suo amico di una vita. Un incontro che risale a fine settembre 1961. A Varigotti, riviere ligure di Ponente,,, E Milano la celebra con l’Ambrogino d’oro alla memoria. Un gesto assai significativo: grazie Adriana!
1 dicembre 2023
Ambrogino d’oro
di Pippo Molino
Ad Adriana Mascagni, Ambrogino d’oro alla memoria. Una bella notizia! perché?
Ci sono ragioni indiscutibili, che tanti conoscono: una persona di grande valore, autrice di canzoni molto belle, significative, famose; mancata da poco, nel dicembre 2022.
Credo però di avere parecchie ragioni, meno note, che è interessante comunicare.
Quel modo di cantare…
Varigotti, Liguria di Ponente, fine settembre 1961, sono uno studentello del secondo anno di liceo classico, al Liceo Berchet di Milano, oltre che studente di musica al conservatorio, mi dicono di questa Gioventù Studentesca di don Luigi Giussani e sono proprio curioso di metterci il naso. Vado per la prima volta a un raduno chiamato Settimana Studenti, che si tiene a Varigotti negli ultimi giorni di vacanza, prima della ripresa delle scuole, che allora cominciavano ai primi di ottobre. Entro, insieme agli altri ragazzi, nel salone dove si terranno gli incontri. C’è un coro di giovani, diretto da una ragazza, che sta provando Tu mi guardi dalla croce, un coro a quattro voci di Mozart. Cantano benissimo, più che per una perfezione formale, per un’intensità che mi lascia stupito. E a dirigerli in quel momento c’è Adriana Mascagni. È, quello, uno dei momenti più significativi del mio incontro con Gioventù Studentesca (che poi diventerà Comunione e Liberazione). Quel modo di cantare esprime una vivacità di fede e di umanità che mi stupisce. Adriana, insieme a Don Vanni Padovani, dirige questo coro, e canta anche – benissimo – canti provenzali del duecento, canzoni di Padre Cocagnac e poco per volta anche alcune canzoni di cui scrive sia parole che musica.
Non posso non essere attratto da questo modo di cantare, e pochi mesi dopo mi trovo coinvolto, ben volentieri, in questo coro, ma anche in piccole formazioni di voci con cui cantiamo negro spirituals.
Adriana compone canzoni che colpiscono per l’originalità e la profondità di accento, ma quello che vedo più evidente è che appartiene a un modo di cantare e di coinvolgere gli altri nel canto che si spiega nel tipo di esperienza che comincio anch’io a fare in G.S. È un modo diverso di far musica da come l’avevo fatta io fino ad allora.
Anche le canzoni di Adriana nascono da questo stesso tipo di esperienza, da cui non si può non essere attratti.
E così mi trovo non solo a cantare con il coro e con gruppetti estemporanei che da quel coro nascono, ma anche a collaborare con lei in modi curiosi.
L’incontro con il Fatto cristiano
Una volta, Adriana trova un bellissimo canto della tradizione popolare ebraica, che viene inserito nel programma di un concerto del coro di G.S.; va eseguito con voce femminile, la sua, e l’accompagnamento di un tamburello dal suono secco caratteristico, che suono io. Concerto e canto ebraico li eseguiamo niente meno che sul palco del Teatro Comunale di Bologna.
Un’ altra volta Adriana mi chiede di armonizzare a tre voci la strofa di una sua canzone: Nel silenzio della notte, altre volte, anche di recente, mi chiede l’armonizzazione per organo di un suo inno. Abbiamo collaborato, con momenti di maggior o di minor vicinanza, per tutta la vita; ma la cosa che trattengo di più di lei e di cui le sono immensamente grato è quello che Adriana ha sempre significato in un popolo, che insieme a lei, a me e a tanti altri ha incontrato in modo sempre più affascinante il Fatto cristiano.
Le sue canzoni perciò non sono solo frutto di indubbia genialità personale, ma sono anche voce di un popolo cristiano; questo non è cosa da poco certo, ma quello che mi ha sempre colpito nei suoi lavori è l’essere autenticamente autorevole in questa esperienza umana e cristiana.
Guardate le parole con cui incomincia Il mio volto (parole e musica di Adriana Mascagni):
“Mio Dio, mi guardo ed ecco scopro che non ho volto, guardo il mio fondo e vedo il buio senza fine. Solo quando mi accorgo che Tu sei, come un’eco risento la mia voce e rinasco come il tempo dal ricordo.”
Autentica poesia, e la musica si accompagna con discrezione e invenzione significativa.
Ma occorre aggiungere, come in tutte le canzoni di Adriana, che queste parole non sono solo belle, ma appartengono anche profondamente alla storia di un popolo cristiano.
Forse in modo ancor più evidente quando sono adatte da cantare insieme, da tutti.
Un esempio famoso è Grazie Signore(parole e musica di Adriana Mascagni):
“Grazie Signore, che m’hai dato in tuo nome tanti fratelli per venire fino a te. Grazie Signore, perché hai dato il sorriso al nostro volto per parlarci del tuo amor.” Poesia, e anche affermazioni che parlano di una profonda esperienza umana e cristiana.
Musica semplice e bellissima
La prova che l’opera di Adriana Mascagni è un tutt’uno con un’esperienza corale di fede è che la sua canzone forse più famosa, Povera voce, è stata scritta a due mani, musica della Mascagni e parole di Maretta Campi. Spiace, almeno in questa sede, poter mostrarvi solo il testo, perché la musica, semplice e bellissima, accompagna in modo mirabile la certezza delle parole (in ogni caso anche l’audio di queste canzoni è facilmente reperibile sulle piattaforme web).
“Povera voce di un uomo che non c’è la nostra voce, se non ha più un perché: deve gridare, deve implorare che il respiro della vita non abbia fine. Poi deve cantare perché la vita c’è, tutta la vita chiede l’eternità; non può morire, non può finire la nostra voce che la vita chiede all’Amor. Non è povera voce di un uomo che non c’è: la nostra voce canta con un perché”.
Grazie, Adriana.