Le tempeste e la Pasqua di Resurrezione
La tempesta di cinque anni fa: la pandemia da Covid 19. La tempesta delle guerre negli anni più vicini a noi. La barca del mondo è sballottata. Il Venerdì Santo di papa Francesco solo in piazza San Pietro fu un umanissimo ancoraggio di speranza. Perché nel giorno della morte in croce di Gesù Cristo la Pasqua ci ricorda che le tempeste non sono per sempre. Perché la vita è “resurrezionada” come direbbe anche adesso il grande Giovanni Testori.
11 aprile 2025
Editoriale

Cinque anni fa, precisamente il 27 marzo 2020, non è un venerdì qualunque.
È il giorno del Venerdì Santo. Il mondo sta vivendo dentro l’asperità angosciosa e angosciante dell’emergenza sanitaria da coronavirus. I morti, la paura, le domande. Il lockdown. Chiusi nelle case. Provati nella prova. Ma quel giorno è il Venerdì Santo, quando Gesù Cristo conosce la verità bruciante della morte sulla croce.
Il silenzio in piazza San Pietro
Eccolo quel Venerdì Santo, il deserto per le strade e i cuori sballottati. Piazza San Pietro è vuota. Tutto tace. C’è silenzio in quella meraviglia vuota ma non è vuota di senso. Papa Francesco è lì, da solo, a portare il mistero del dolore di un mondo ferito, che si è scoperto vulnerabile dove non pensava; il mondo è già molto stanco e siamo solo agli inizi. È tardo pomeriggio eppure è come se fosse notte fonda prima che venga notte. Perché quel buio strano, che si vorrebbe tenere a distanza, è il disagio profondo di un’umanità che sta barcollando. La barca del pianeta sta imbarcando acqua. La presenza del Santo Padre, con lo sguardo fisso alla Salus Populi Romani e al Crocifisso, testimonia che è accanto a ciascuna donna, a ciascun uomo che sta vivendo la sua personale e misteriosa esperienza della fragilità all’ennesima potenza. Con quel gesto dice che sulla barca barcollante lui c’è. Come c’è Gesù crocifisso. Bergoglio partecipa di quell’esame difficile, da notte inoltrata mentre ancora non è l’ora della notte.

Reimpostare la rotta della vita
Il 27 marzo 2020 Papa Francesco non è solo in piazza San Pietro. Il Salvatore del mondo è con lui. Patisce con lui. Il 27 marzo 2020 ciascuno di noi non è solo in qualunque posto ci troviamo. Gesù crocifisso è con ciascuno di noi. Patisce insieme a noi. Papa Francesco parla. Il mondo, credenti e no, desidera ascoltarlo. Dice: “Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città. Si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti”.
La barca del mondo sta prendendo acqua. E il papa conferma che lui non ci abbandona perché Gesù Cristo non ci abbandona. “Siamo tutti sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati”. Siamo in mezzo alla tempesta con le onde alte così e il papa aggiunge che “la tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di ‘imballare’ e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli […] Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: “Svegliati Signore!”. ‘Perché avete paura? Non avete ancora fede?’. Signore, ci rivolgi un appello, un appello alla fede. Che non è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te”.
E allora urge affidarsi a chi acquieta la tempesta. Papa Francesco precisa motivando tutti al cammino: “È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti. La preghiera e il servizio silenzioso: sono le nostre armi vincenti […]. E conclude aprendo alla novità della Pasqua di Resurrezione: “Il Signore si risveglia per risvegliare e ravvivare la nostra fede pasquale. Abbiamo un’áncora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore”.

Il sepolcro vuoto e la pace
Cinque anni fa, adesso. Siamo di nuovo dentro a una terribile tempesta. Che non accenna a perdere di intensità. Le parole di papa Francesco, comunicate al mondo nel pomeriggio plumbeo di quel Venerdì Santo, sembrano pronunciate qui e ora. Siamo nei giorni della Quaresima, a breve la Pasqua. Fra poche ore l’avvio della settimana santa. Abbiamo un’áncora, abbiamo un timone, abbiamo una speranza. Occorre un salto in Altro. La vita è “resurrezionada” diceva Giovanni Testori. La guerra – in tutte le sue forme – non è mai l’ultima parola sulla barca della vita. La guerra ci tempesta. Il sepolcro vuoto annuncia tutta un’altra storia. La pace sia con noi.