Capo Nord. A perfect day (o quasi)

Il racconto di un viaggio previsto per raggiungere Capo Nord. A trenta chilometri dalla meta succede qualcosa che manda all’aria il programma. Ma quell’incidente di percorso apre a un imprevisto sorprendente. Che passa da un piccolo museo. Ma soprattutto dall’incontro con chi ha l’incarico di costudirlo e di raccontarlo ai turisti. Un uomo appassionato del suo lavoro. Come lo straordinario protagonista del film di Wim Wenders. Un uomo che ha anche altri compiti da assolvere nella minuscola comunità di quel paesino della Norvegia. E così il turista italiano fa esperienza di uno scoppio di umanità inaspettata. In una parte di mondo che, purtroppo, fa gola alle aggressive superpotenze


14 marzo 2025
Nevicata salvifica
di Riccardo Gregorini

Hurtigruten o Hurtigruta «Viaggio espresso» servizio traghetti norvegese quotidiiano – naviga lungo la costa del Paese scandinavo da Bergen

A volte capita, in viaggio, un momento in cui capisci che qualcosa andrà storto. Per me è stato alle 11:30 di una domenica di metà febbraio, sotto una nevicata fitta e senza un mezzo di trasporto all’orizzonte. E dire che ci avevo creduto: sbarcato dalla Hurtigruten (il mitico “postale” norvegese riconvertito in nave turistica) nel piccolo porto di Honningsvåg, a una trentina di chilometri da Capo Nord, pensavo di realizzare il sogno di tanti viaggiatori. In fondo, che sarà mai? Un salto fino al famoso promontorio, una foto con il globo metallico, magari un po’ di vento in faccia per darmi un’aria eroica, e poi rientro in paese e ripartenza il giorno dopo con la nave delle 6 del mattino. 

La giornata svolta d’incanto

Solo che, appunto, qualcosa è andato storto. Mentre i cinque pullman carichi di crocieristi—mini gita da 170 euro a testa per un selfie e via tutto in due ore il tempo di sosta della nave—sono partiti per il Capo puntuali come orologi svizzeri, io, invece, mi sono trovato fermo sul molo a contemplare la mia ingenuità: non avevo controllato che di domenica, e con quella nevicata, un unico autobus di linea era programmato ed era già partito. Persino l’ufficio turistico era chiuso e Capo Nord sembrava lontano come la luna. Per un attimo ho invidiato i crocieristi, io che mi vantavo di non essere come loro.   
Era il momento giusto per abbandonarsi allo sconforto. Mi rassegno all’idea che la mia giornata finisca lì, ma poi noto un’insegna: il Museo Nordkapp è aperto. Entro senza grandi aspettative, più che altro per raccogliere le idee e cercare riparo e scopro uno di quei posti che non ti aspetti. Dietro al bancone della cassa mi accoglie un sorriso sincero, quello di Trond, e la giornata svolta d’incanto
Primo visitatore della giornata (e a occhio anche uno degli ultimi), mi sono guadagnato un tour privato. Trond, nel suo maglione d’ordinanza con i classici motivi norvegesi, con entusiasmo e dovizia di particolari mi ha raccontato storie che difficilmente avrei trovato da solo.

Il vero spettacolo è Trond

Ho scoperto che i nazisti rasero al suolo anche questo remoto villaggio. Che il primo turista a mettere piede a Capo Nord fu—ovviamente—un italiano nel 1624. Oppure che le renne nuotano anche grazie a un pelo particolare che le aiuta a mantenerle a galla. Ma il vero spettacolo non era il museo: era Trond.
Un uomo che non ha mai viaggiato fuori dalla Norvegia anche perché, mi dice inaspettatamente, non ha tempo. Oltre al museo, gestisce l’archivio comunale, proietta ogni sera un film nell’unica sala del paese, e da poco si occupa del trasporto per le persone non autosufficienti
Gli ho chiesto, scherzando, che età avesse il pastore protestante della chiesa del paese che avevo intravisto sbarcando ma non ha colto il mio riferimento ad un suo eventuale quinto lavoro…

Fare bene le cose che ami

Due ore dopo, quando sono uscito, non avevo visto Capo Nord ma avevo incontrato Trond—che mi ha ricordato una specie di “Perfect Days” – il bellissimo film di Wim Wenders – in salsa norvegese. Uno di quei personaggi che ti fanno pensare che la felicità, a volte, è semplicemente fare bene le cose che ami.
L’ho abbracciato prima di andarmene, promettendo di tornare in estate per vedere le sue creazioni. Eh sì, perché nel tempo libero fa anche l’artista e con il comune sta realizzando un progetto per dipingere le panchine del paese…

Nordkappmuseet

Ma chi ha davvero bisogno di Capo Nord?

Esco una certezza maturata dall’esperienza di un incontro del tutto imprevisto. E cioè: generato da un imprevisto.  Ma chi ha davvero bisogno di Capo Nord quando ci sono storie così? Anche perché, come insegna Esopo, diciamocelo, da quando le Svalbard sono diventate una meta turistica più accessibile e la Groenlandia è al centro degli interessi geopolitici delle spericolate superpotenze, quel famoso globo di ferro ha perso molto del suo fascino.