Il caso Boualem Sansal e lo strabismo della politica
In Algeria è in carcere un grande scrittore franco – algerino con l’accusa di “attentato alla sicurezza dello Stato”. Dal 16 novembre 2024. Quella formula nasconde ben altro. Ovvero l’intolleranza del regime ad accettare critiche. La “colpa” dell’intellettuale quella di aver espresso in un’intervista pensieri contro la dittatura e l’ideologia islamista. Solo poche voci nel mondo si stanno levando per chiedere la sua immediata liberazione. In Italia il silenzio è assoluto. Come se la sua vicenda non interessasse. Perché fuori dai radar della logica di parte. Radar pericolosi
14 marzo 2025
Editoriale

Questa brutta storia dovrebbe essere nota invece non lo è affatto. Trascurata. Oscurata. Questione di “posizionamento”. Di interesse superiore. Vale per la grande politica come per i professionisti della piazza. Insomma, questa brutta storia è fuori dai loro radar dell’indignazione e del rimescolamento dei blocchi d’influenza e delle alleanze internazionali. In questo mondo che ha fortissime vertigini, dove la stabilità è un pericoloso piano inclinato, l’ingiustizia non è sempre ingiustizia; la libertà non è sempre libertà; la vittima non è sempre vittima; e così sempre più giù.
La coscienza dimenticata
E laggiù, in fondo al pozzo della coscienza dimenticata, c’è questa vicenda che dovrebbe ancora offendere. In un carcere algerino – che a occhio e croce lo immaginiamo essere più una gabbia – da centoventi giorni è rinchiuso uno scrittore, un romanziere, Boualem Sansal, per aver criticato la dittatura e l’islamismo.
L’uomo, il prigioniero, non sta bene è malato di cancro. Ottantenne, è finito dietro le sbarre, in quella condizione di assoluta fragilità, per reati d’opinione che poi non sono reati. Ma i regimi si comportano così, dei diritti umani se ne fregano. La persona vale nulla. Un intralcio, uno scarto, quando si mette in testa certi pensieri.
E i pensieri, semplici, veri, diretti, questo scrittore franco – algerino li aveva espressi in un’intervista. Il 16 novembre 2024 è stato arrestato con l’accusa di “attentato alla sicurezza dello Stato” ai sensi dell’articolo 87 bis del codice penale algerino. Si tratta di un’accusa che viene abitualmente formulata per mettere il bavaglio a voci che si levano per esprimere criticità e dissenso verso i detentori del potere.

La logica del “posizionamento”
Allo stato attuale, Boualem Sansal non ha ancora potuto parlare con il suo avvocato a cui non è stato concesso il visto d’ingresso in Algeria. Un caso di straordinaria gravità. Eppure la drammatica vicenda di questo coraggioso scrittore, che nei suoi libri e saggi ha raccontato il Maghreb come pochi altri, non sta suscitando l’indignazione che meriterebbe.
Da più parti la si interpreta come sì una storiaccia ma che riguarda unicamente i rapporti tra Francia e Algeria. Ecco dunque la logica del “posizionamento” e della sfera d’interesse. In Francia qualcosa si è mosso pur tra gli imbarazzi della politica ufficiale. Diversi intellettuali tra i quali Alain Finkielkraut, Rémi Brague, Pierre Manent stanno facendo pressione perché si arrivi a qualche gesto eclatante. Il 23 gennaio il Parlamento europeo ha votato una risoluzione a larga maggioranza che chiede la liberazione immediata e senza condizioni di Sansal.

L’Italia silenziosa
Il quadro delle rimostranze è questo. Troppo poco. In Italia addirittura il silenzio. Eccessiva timidezza della politica ufficiale (l’Algeria e la Francia di Macron sono soggetti “strategici”), mentre le piazze sono impegnate in manifestazioni a senso unico e perciò poco sensate. Il che conferma il sospetto che la dignità umana e il rispetto dei diritti non valgono sempre e comunque.
Infatti. Le donne iraniane come quelle in Afghanistan patiscono le pene dell’inferno nel generale disinteresse; la tragedia di Navalny e di altre nefandezze putiniane non hanno scosso più di tanto; quel che succede in Venezuela e in Nicaragua, a proposito di diritti elementari negati, scivola via. Accecati dall’ideologia i diritti della persona valgono a corrente alternata. Valgono solo per il mio campo. Giustizia e libertà… di parte.
La confusione sotto il cielo
In presenza di tale strabismo vengono a perdere di autenticità gli slogan delle piazze che chiedono la pace. È come se quegli slogan fossero nei fatti un esecrabile esercizio al servizio del potente di turno. La logica del “noi” e del “loro” coltiva il metodo della separazione, una falsa concezione di giustizia che tende ad oscurare la verità delle cose. La verità non può mai essere di parte. Boualem Sansal, ce ci pensiamo, è vittima due volte. Dei carnefici algerini che lo tengono al gabbio. E della pletora di predicatori che danno il mazzo con le carte truccate. Da loro. Con buona pace dei diritti negati. In nome di una pace “incartata”. Autarchie, finte democrazie, dittature a vario titolo ringraziano questa drammatica confusione sotto il cielo. Ma per il povero Bouamel Sansal e i popoli della Terra che soffrono il piano inclinato, la situazione non è eccellente.