A lezione da De Gasperi, il costruttore

Il giornalista e scrittore Antonio Polito dedica un libro all’attualissimo pensiero dello statista, uno dei padri nobili dell’Europa. Sviluppando una cronaca ragionata e appassionata a partire da una riflessione su cinque lezioni di straordinaria attualità del leader trentino.


7 giugno 2024
La buona politica
di Alessandro Banfi

Le lezioni di Alcide De Gasperi contenute in questo bel libro di Antonio Polito appena uscito (“Il costruttore”, edizioni Mondadori) sono molte più delle cinque annunciate in copertina e che ne scandiscono l’indice. E sono lezioni che riguardano l’oggi. Perché sempre la storia ci insegna a capire il presente. In questo caso Polito racconta, e in modo avvincente, come in una lunga cronaca politica ragionata, le vicissitudini soprattutto del De Gasperi capo di governo, negli anni decisivi del secondo dopoguerra. Il vero iniziatore dell’Europa, il vero starter del miracolo economico, colui che ha definito l’identità di un partito che ha goduto della maggioranza del voto degli italiani per quasi 50 anni.

La distinzione fra nazione e Stato nazione

Noi che abbiamo amato e studiato il grande statista trentino, soprattutto attraverso le memorie di Giulio Andreotti e della figlia Maria Romana De Gasperi, ma anche attraverso le sue lettere dal carcere e la biografia di Pietro Craveri, possiamo ben dire che questo libro di Polito è la lettura giusta al momento giusto. Una preziosa occasione per ritrovare la bussola di un giudizio politico efficace su alcune grandi questioni messe oggi a tema dalla guerra, dal dibattito sulla Ue e sul suo futuro. Incluso il rapporto con gli Stati Uniti.
Il finale di partita del grande statista coincide ad esempio con il fallimento del disegno della Comunità di Difesa Europea. Scrive Polito: «Quel progetto, che avrebbe fatto fare un salto in avanti di decenni all’integrazione europea, era diventato la vera ossessione di De Gasperi. Ne era stato l’ideatore, il promotore, l’anima». Difficile dire se quel disegno avesse prevalso, che cosa ne sarebbe oggi di un’Europa, enorme mercato con una moneta unica, diventata nano diplomatico quando armi e deterrenza la fanno, come oggi, da padrone. Il patriottismo di De Gasperi non è nazionalismo, non è sovranismo. La sua concezione di Stati e confini gli permette di risolvere brillantemente le difficili controversie sull’Alto Adige e su Trieste. «Sapeva distinguere» scrive ancora Polito, «tra nazione e Stato-nazione, per aver conosciuto un mondo in cui molte nazioni diverse erano state in grado a lungo di convivere all’interno di istituzioni comuni».

Alcide De Gasperi

L’idea di Democrazia Cristiana

Per Polito De Gasperi è un cattolico anti-dittatoriale, cioè sia anti-fascista che anti-comunista, il quale, negli anni della detenzione a Regina Coeli e poi dell’esilio invisibile in Vaticano, coltiva un’idea, quella della Democrazia Cristiana, che risulterà vincente. Un uomo di Stato che è anche un uomo di fede, severo con se stesso e con i compagni di partito sul piano dei comportamenti concreti ma anche molto realista.
Poco conosciuto l’episodio dello scontro diretto con Benito Mussolini, allora dirigente socialista in Trentino e di cui subito Alcide De Gasperi coglie la natura, guadagnandosi la definizione di “anti-facista ante litteram”. Il suo partito in parte lo tradirà (spettacolari gli appunti del dialogo con un giovane Amintore Fanfani che vuole dimettersi dal suo governo), soprattutto abbandonando la sua idea della Dc come semplice comitato elettorale, che non aveva bisogno di strutture “leniniste”.
Recentemente Angela Demattè ha portato in giro in Italia uno spettacolo teatrale intitolato “L’Europa brucia” dedicato proprio alla figura di Alcide De Gasperi e di cui questa rivista ha dato conto attraverso un’intervista alla drammaturga. Non è un caso che il grande statista trentino viva un momento di grande ripresa. Come se da più parti si avvertisse che il suo insegnamento è più che mai necessario.