Mes, pregiudizi e vecchie ricette

Chiamale complicazioni

Un giornalista economico di vaglia prova a fare chiarezza su un tema divenuto assai controverso. Quali i motivi per cui l’Italia si oppone al Meccanismo Europeo di Stabilità voluto per erogare prestiti a Paesi in difficoltà? Ragioni plausibili o postulati ideologici? Un dibattito aperto…    


02 giugno 2023
di Gianfranco Fabi

La ricetta è antica, largamente sperimentata e di sicuro risultato. Innanzitutto ci vuole un sottofondo di pregiudizi da stendere bene in modo da dare sapore a tutto il resto.
Poi ci vuole uno strato di postulati ideologici, quelli secondo cui la realtà è quella che pensiamo noi e se è diversa peggio per la realtà. Quindi è necessario sovrapporre uno strato di vecchio nazionalismo, meglio se mascherato dalla volontà di difendere gli interessi nazionali.
Indispensabile poi è una spruzzata di luoghi comuni, quelli che evitano di approfondire temi e problemi sul tappeto. Molto utile è una buona dose di pregiudizi antieuropei come se l’Italia dovesse considerare l’Europa non la propria casa, ma una controparte con cui avere un atteggiamento conflittuale. Poi il tutto va decorato con affermazioni apodittiche parlando di “alto tradimento” o di “un no scritto con il sangue”.
Prima di mescolare il tutto è bene aggiungere una buona fetta di propaganda politica, quegli slogan ad effetto altrettanto fragorosi quanto privi di contenuto. E infine un’inevitabile porzione di benaltrismo cercando di evitare di entrare in materia perché il problema è sempre un altro.
Se non manca nulla allora si può mettere tutto nel forno e iniziare a guardare il risultato. E allora si può scoprire tutta la storia degli ultimi anni e del rapporto tra l’Italia e il Mes, quel Meccanismo europeo di stabilità, che l’Italia ha contribuito a istituire nel 2012 e che è rimasta l’unico paese a non approvare la riforma che prevede, oltre a piccoli aggiustamenti tecnici, una nuova funzione, quella di fornire una rete di sicurezza finanziaria (backstop) al Fondo di risoluzione unico nell’ambito del sistema di gestione delle crisi bancarie.
Il Mes è infatti un’istituzione europea, creata grazie ad un accordo intergovernativo dei paesi che hanno adottato l’euro. Il Meccanismo può erogare prestiti ai paesi che si trovino in difficoltà a finanziarsi sui mercati a tassi favorevoli. Hanno utilizzato questi fondi la Spagna, il Portogallo, Irlanda, Cipro e, successivamente alla prima crisi, la Grecia.
Sul Mes si sono dette negli ultimi anni una lunga catena di inesattezze con la particolarità di dimostrare la teoria secondo cui gli estremismi di destra e di sinistra si congiungono e portano dalla stessa parte, comunque lontana dalla verità.
Giuseppe Conte, 21 marzo 2020: “Chiedere un prestito al Mes equivale a dichiarare di essere insolventi”. Matteo Salvini, 17 settembre 2020 a Porta a porta: “Il Mes è governato in segreto da ignoti funzionari europei”. Giorgia Meloni, 18 marzo 1023: “Il quadro normativo non è chiaro, finché sarò al Governo l’Italia non accederà mai al Mes”.
L’Italia è così rimasta da sola a non ratificare, e quindi a non permettere di funzionare, un istituto che hanno firmato tranquillamente gli altri 19 paesi. Con il risultato di essere guardati con sospetto proprio mentre si devono prendere decisioni importanti, come la riforma del patto di stabilità, sospeso durante la pandemia, e l’eventuale revisione degli accordi sul Pnrr.
Vediamo alcuni dei punti caldi.
Il Mes è un organismo guidato dai tecnici e dai burocrati.
Falso.
Il Mes è diretto da un “Consiglio dei Governatori” composto dai 19 Ministri delle finanze dell’area dell’euro che assume all’unanimità tutte le principali decisioni.
Aderendo al Mes l’Italia può essere obbligata a politiche di austerità.
Falso
Per due motivi. Il primo: la ratifica dell’accordo non comporta alcun obbligo di carattere macroeconomico ed eventuali richieste di prestiti sono soggette semplicemente alla verifica della loro sostenibilità. Il secondo: eventuali decisioni urgenti in caso di minaccia alla stabilità finanziaria richiedono comunque una maggioranza dell’85% dei capitali versati e l’Italia ha una quota superiore al 15% e quindi in pratica un diritto di veto. 
Con il Mes l’Italia rischia di avere lo stesso trattamento della Grecia
Falso
Quando la Grecia ha chiesto nel 2010 l’aiuto finanziario dell’Europa di fronte al rischio di fallimento il Mes non esisteva ancora, dato che è stato varato due anni dopo, anche sulla base delle critiche emerse con l’esperienza greca.
Ma se l’Italia accettasse i fondi del Mes rischierebbe di dover cedere i poteri alla Troika
Falso
Venne chiamato Troika il gruppo di lavoro formato da Banca centrale europea, Commissione europea e Fondo monetario internazionale che venne incaricato di sorvegliare l’attuazione del piano di rientro del debito in Grecia, un incarico che ha suscitato molte critiche per la sua rigida attuazione. Il Mes tuttavia non prevede alcuna forma di intervento simile alla Troika. Il giudizio spetterà solo alla Commissione che dovrà valutare la lettera di intenti, nella quale il paese interessato dovrà indicare come intende soddisfare i criteri di ammissibilità.
Accettare il Mes vuol dire avviare la ristrutturazione del debito con effetti molto più pesanti di quelli che si vorrebbero evitare.
Falso
La riforma del Mes non prevede nessun automatismo nella ristrutturazione dei debiti dei paesi interessati. Non c’è alcun rapporto tra assistenza finanziaria e ristrutturazione del debito. Le verifiche sulla sostenibilità del debito del paese che chiede assistenza non hanno alcun carattere di automaticità e sono condotte con un “margine di discrezionalità sufficiente”.
L’Italia ha sempre dimostrato di poter garantire la sostenibilità del proprio debito pubblico.
Falso
Forse è opportuno ricordare quanto è avvenuto nel 2011 quando nei primi giorni di luglio una crisi di sfiducia ha investito l’Italia (terza economia dell’Unione) e in minor misura la Spagna (quarta economia dell’Unione). Il rendimento dei Btp decennali ha raggiunto livelli prossimi al 7 per cento, con un forte innalzamento del costo di rifinanziamento.
Il differenziale di rendimento rispetto al Bund tedesco (il cosiddetto spread) è passato in pochi mesi da valori inferiori ai 200 punti base a valori superiori ai 500 (570 punti nel mese di novembre). È poi arrivato il Governo Monti a varare misure, come la riforma delle pensioni, che hanno ricondotto sotto controllo la spesa pubblica.
L’Italia ha saputo gestire con risorse proprie le crisi delle banche
Vero/Falso
È vero che l’Italia ha saputo affrontare negli anni scorsi crisi anche gravi risolte attraverso fusioni e acquisizioni e comunque senza particolari oneri per correntisti e depositanti (ma con perdite notevoli per gli azionisti).
Ma le più recenti crisi bancarie, da quella della Silicon Valley Bank a quella del Credito svizzero, dimostrano che la prudenza è sempre utile e una rete di protezione europea potrebbe offrire migliori garanzie di stabilità.
La riforma del Mes prevede che possano essere erogati prestiti al Fondo europeo destinato a gestire proprio le possibili crisi bancarie. Un passo in avanti per l’unione bancaria europea e un segno significativo di condivisione dei rischi tra i paesi della zona euro.
Invece di ricorrere al Mes l’Italia può emettere titoli di Stato: le ultime emissioni hanno visto una domanda molto superiore all’offerta.

Vero/Falso
In condizioni normali il finanziamento del debito pubblico non è mai stato un problema, ma soprattutto grazie agli investitori istituzionali e agli acquisti della Bce. Basti pensare che il 30% del debito pubblico italiano è in mani estere e che solo il 6% è posseduto dai risparmiatori interni. E non bisogna dimenticare che i tassi di interesse sul mercato sono molto superiori a quelli degli eventuali prestiti del Mes.
Concludendo…
Quindi sul Mes l’Italia sconta irragionevoli pregiudizi ideologici, paga il pegno della velleitaria propaganda anti-europea che accomuna Fratelli d’Italia, Lega e Cinque stelle e si ritrova isolata sul fronte della politica economica del Vecchio continente.
Tutto questo proprio mentre sarebbero utili tutte le risorse disponibili per aiutare una crescita che è il più importante elemento per la sostenibilità del grande debito pubblico. Come dire: la posizione 7italiana è uno dei modi migliori per farsi del male da soli.