Vivere e crescere in Amazzonia. Una sfida per tutti.

Lunedì 13 marzo 2023  ore 20:45

Auditorium del CMC – Largo Corsia dei Servi 4 – Milano

con S.E. Mons. Giuliano Frigeni, Vescovo emerito di Partintins e Lucia Capuzzi, giornalista di Avvenire.
a seguire PERFORMANCE JAZZ
con Nicola Pisani sassofoni – Francesco Caligiuri clarinetto basso, sassofoni, elettronica
Immagini di Pino Ninfa

Come approfondimento e conoscenza della vita dei popoli dell’Amazzonia che la Mostra di Pino Ninfa, Entrada proibida, Cronache Amazzoniche esposta al CMC racconta, incontriamo Monsignor Giuliano Frigeni, 71 anni, missionario del PIME (Pontifico Istituto Missioni Estere) Vescovo emerito di Parintins (250.000 abitanti) e Lucia Capuzzi giornalista e reporter di Avvenire, autrice del libro, con Stefania Falasca, Frontiera Amazzonica.
Frigeni – che è stato precedentemente anche Vescovo di Manaus e affianca il lavoro del nuovo vescovo appena nominato – è una figura di grande riferimento, per intelligenza e paternità, per capre la sfida che rappresentano queste città e villaggi dell’Amazzonia e per la nostra vita così diversa e lontana.
A seguire si assisterà insieme al concerto performance di sue grandi musicisti interpreti del jazz che creeranno note e canzoni sulle immagini e i temi toccati dal racconto visivo intenso e umano, un racconto sociale e ambientale, che scorrreranno in sottofondo e dialogo con la musica

L’Amazzonia, si estende per 5 milioni e 500 mila chilometri quadrati in nove Paesi dell’America Latina: Brasile, per la maggior parte, ma anche Colombia, Perù, Venezuela, Ecuador, Bolivia, Guyana, Suriname e Guyana francese.
Parintins che sorge su una delle isole fluviali più vaste al mondo. Estesa come l’Italia settentrionale, la diocesi è stata fondata nel 1955 dai missionari del Pime, e conta circa 250 mila abitanti. L’Amazzonia è l’area più fragile ma anche la più emblematica: una particolare e fragile unità di natura (la foresta che dà il 6 % dell’ossigeno del pianeta) con popoli, circa 260 ceppi linguistici, tradizioni e visioni del mondo, città in crescente aumento con i problemi dei giovani di solitudine, alcolismo e droga, sono un equilibrio che richiede un nuovo impegno, visione e consapevolezza.
L’Amazzonia è un eccezionale esempio della vita che hanno generato i Missionari e rappresenta una sfida con le nostre convivenze, proprio perché richiede scelte e priorità verso l’integralità dell’uomo e del senso religioso e civile della convivenza.
“Ci interessa in particolare la presenza dell’uomo, sia di chi è arrivato 500 anni fa come i portoghesi – ai quali si sono aggiunti altri europei, cinesi, giapponesi, indiani negli ultimi tempi – sia di chi la abita da millenni, le popolazioni native. Vogliamo aiutare l’Amazzonia non a sopravvivere, ma a vivere, a diventare una realtà che aiuti anche il resto dell’umanità ad amare di più la natura. Avvengono grandi cambiamenti in pochissimi anni. Non si può guardare nostalgicamente l’Amazzonia com’era, solo nell’ottica della conservazione. Forse questo ci rassicura psicologicamente, ma non corrisponde alla realtà dei fatti. Oggi bisogna pensare alla città dentro la foresta” (mons. Giuliano Frigeni)
L’Amazzonia è l’area più fragile ma anche la più emblematica, è come se dicesse all’umanità: se continuate così mi perderete, e vi perderete. Le piantagioni di soia sono il business del momento. Non c’è alcuno scrupolo nel distruggere milioni di ettari di foresta per produrre soia che le multinazionali poi trasportano in Cina e nel Nord America. Non viene recuperato nemmeno il legno pregiato, c’è solo fretta di fare spazio e passare oltre. Non intendo dire che non debbano esserci attività economiche nella foresta, ma che esistono esempi di un uso diverso delle risorse nel rispetto della natura, che andrebbero sviluppati. Un altro grosso problema è la corruzione
«La Chiesa ha uno sguardo incentrato sulla persona umana, che è radicalmente diverso rispetto a chi vede l’Amazzonia come una riserva di risorse da sfruttare. I missionari e le missionarie hanno avuto delle intuizioni preziose nel passato. Ad esempio, 60 anni fa il primo vescovo di Parintins, Arcangelo Cerqua, del Pime, ha acquistato delle terre per costituire delle cittadine agricole, dove le comunità locali vivono di pesca e coltivazione della terra, preservando queste aree dallo sfruttamento.
C’è stato poi un grande lavoro nel campo dell’educazione. Fra le varie opere realizzate dal Pime a Parintins ci sono 13 asili, scuole, un ospedale, un centro per persone disabili e uno per sordomuti, scuole di alfabetizzazione e cooperative per i pescatori e gli agricoltori. Credo che oggi anche noi missionari dobbiamo cambiare. In Amazzonia si sono formate delle “isole” salesiane, francescane, pimine, ognuna con le sue opere. Oggi c’è bisogno di uno scambio maggiore».

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