Ideologia canaglia

Putin alza i toni, rispolvera la retorica di Stalingrado, chiama il popolo russo a essere fiducioso della vittoria finale. A un anno dall’invasione dell’Armata Russa all’Ucraina la realtà dice che invece le cose non stanno così. Putin la stravolge la realtà per i suoi scopi. Sorretto da un armamentario ideologico ostentato con sicurezza. No, l’ideologia non è uscita dal palcoscenico della storia. E ’viva e produce macerie. Non solo in Ucraina ma anche nell’uomo. Occidentale e non. Come dice un allarmato papa Francesco l’ideologia è una peste diffusa in ogni angolo del mondo. Dappertutto, anche nella Chiesa. E  il come debellarla non appartiene alla messa in pratica di un’idea particolarmente intelligente. Ripartire dalla verità della persona, no?


24 febbraio 2023
Editoriale

©Joel Sternfeld, High line, New York

Volgograd, Russia, 2 febbraio 2023. La città che si chiamava Stalingrado è stata il teatro del discorso di Putin alle sue truppe (ma intendeva raggiungere attraverso i mezzi di informazione tutto il popolo russo e i suoi tifosi nel mondo). In una città sfregiata dai segni della guerra, lo zar di Mosca, con il pretesto di ricordare quel che lì è accaduto, cioè la vittoria, ottant’anni fa, dell’Armata Rossa contro l’esercito nazista, ha sciorinato un tragico intervento impregnato di ideologia. Ha interpretato gli accadimenti in corso dovuti all’avvio dell’offensiva, giusto un anno fa, a proprio uso e consumo. Così facendo, non ha fatto altro che aggiungere macerie per soffocare la realtà. La storia ridotta a paccottiglia, richiami a un patriottismo sconsiderato, appelli alla vittoria del tutto sconnessi con lo stato delle cose. Revanchismo e sciovinismo a gogo. L’ideologia è questo: una maschera che produce orrore. Ha detto l’autocrate calandosela sul viso come perfetta seconda pelle: «La continuità di generazioni, valori, tradizioni, tutto questo è ciò che distingue la Russia, ci rende forti e fiduciosi in noi stessi, nella nostra correttezza e nella nostra vittoria». Se la canta e se la suona. Mentre il Titanic affonda.

La battaglia di Stalingrado ricordata con una parata a Volgograd – Euronews

L’ideologico quotidiano divide

Cambiano le epoche ma l’ideologia non intende farsi da parte.  La storia continua ed essa fa di tutto per presidiarla. Camaleontica, mascherata e perciò difficile da smascherare. Davanti alla guerra e alle cause che l’hanno prodotta anche l’Occidente non ha saputo evitare di cadere nella trappola dell’ideologia. Troppi distinguo, eccessive puntualizzazioni, festival di luoghi comuni. Il metodo ideologico imposto da Putin ha raggiunto il suo obiettivo: dividere, costringere i Paesi ad alzare i muri degli schieramenti. E la divisione non è altro che la manifestazione tragica dell’assenza di anticorpi all’invasione ideologica. Ma perché questo? Perché, il problema della presenza dell’ideologia non è un qualcosa che riguardi solo Putin e tutti i Putin che circolano per il pianeta. Essa è viva e vegeta anche nelle democrazie più consolidate ed ugualmente scricchiolanti. La guerra ha reso ancor più evidente la stortura. L’io, continuamente attratto dall’ideologia, è destinato a finire male se non ricomincia (o inizia) a fare i conti nella vita di tutti i giorni con il binomio libertà e verità.

Russia, il Memorial cancellato. Il Cremlino ha chiuso pochi 2 mesi prima dell’invasione in Ucraina la Ong fondata da Sakharov.

Degrado antropologico

Ecco qui il volto contemporaneo del degrado antropologico: uomo nuovo permeato di ideologia nuova. Anche noi sul nostro “confortevole” Titanic. Esagerazioni? Mah, ad ascoltare quanto va dicendo papa Francesco non sembrerebbe. Non più tardi di qualche giorno fa, parlando di formazione dei laici, e quindi di educazione, ha detto che “deve essere orientata alla missione e non limitata alla teoria perché così diventa ideologia e l’ideologia nella Chiesa è una peste”. Dice a suocera perché nuora intenda. E viceversa. Insomma, parla a tutti. L’ideologia la definisce una peste. Una roba molto seria, insomma. Una denuncia sferzante e un richiamo, in primis, per chi vive nella Chiesa. Ha ragione: per quel che vediamo nel mondo, l’ideologia è una peste assai diffusa, vedi la repressione di Daniel Ortega in Nicaragua. L’ideologia è gramigna. L’ideologia è canaglia. Difficile che possa sparire del tutto dalla faccia della terra, però prendere coscienza di questo fatto, combatterla da uomini veri è sempre un buon inizio di cammino. Per una pace vera e libera.

La Mostra “Uomini nonostante tutto. Storie da Memorial”, al Meeting di Rimini