Kei Mitsuuchi, Ai Piedi della Croce

KEI MITSUUCHI, AI PIEDI DELLA CROCE
a cura di Giovanni Testori
La massa s’impone, oppressiva e provocante, nella pittura di Kei Mitsuuchi, senza tuttavia arrestarsi immobile. Nel giuoco di colori e forme, essa sembra muoversi e raccogliere quel gemito, anelante e drammatico, che sta nel cuore dell’osservatore e più in là di lui. Questo fremito di materia fa venire alla mente quel che gli antichi dicevano della vita: che essa ha, come suo fine ultimo e perciò, immanente, l’azione. I volti (tra i quali anche il proprio), gli sguardi, i corpi che l’artista fissa sulla tela cercano di squarciare, rifiutandolo e accusandolo, il deserto di abitudini, costumi, costumi e modi di pensare, nei quali sempre più caro è il coraggio e difficile la creazione.
Così le croci e le crocefissioni dell’ultimo periodo s’innalzano a simbolo e testimonio di un’arte che, prima di essere “religiosa”, è sacra: essa non abbandona la miseria, a volte l’assurdo, delle vicende umane, ma, separandole dalla loro ottusità e dall’astrazione, le trasforma in atto di forza e, insieme, di pietà. Sicché quel cantieri al minimo, che è proprio del divino, diviene, inaspettatamente, profonda partecipazione dell’esistenza ed esempio, arduo da imitare, ma conveniente, per l’uomo da seguire.
Onorato Grassi
Edizione Gabriele Mazzotta, 1985, Milano, €. 18,08
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