Dopo Maastricht
Processo all’euro

Un brillante giornalista economico immagina un procedimento dove accusa e difesa si confrontano sul segno lasciato dall’Unione monetaria

25 febbraio 2022
di Gianfranco Fabi

Parla il presidente delle Corte di giustizia.

Presidente – Signori giurati, signor pubblico ministero, signor avvocato difensore. Siamo qui riuniti per decidere sulla controversia che oppone un gruppo di cittadini europei che chiedono i danni ai firmatari del Trattato di Maastricht per le conseguenze che ha avuto nei trent’anni di applicazione.

Prego il pubblico ministero di illustrare brevemente i motivi dell’accusa.

Pubblico ministero – signor presidente, signori giurati. L’atto di accusa è molto semplice e può essere compreso da tutti, basta che ognuno guardi al proprio portafoglio. Dopo Maastricht i trent’anni che ne sono seguiti con l’introduzione della moneta unica europea nel 2002, sono stati un periodo di crescita limitata, soprattutto in paesi come l’Italia, e hanno visto imporre una dura disciplina di bilancio, creando disagio sociale e povertà, a molti paesi e soprattutto alla Grecia. L’euro ha tolto là sovranità monetaria e ha favorito soprattutto la Germania che ha evitato la rivalutazione della propria moneta e con una fittizia competitività ha rubato spazi alle esportazioni degli altri paesi.

Presidente – Ora la parola all’avvocato difensore.

Avvocato difensore – signor presidente, signori giurati. So benissimo che non si può riavvolgere il gomitolo della storia. Non possiamo quindi sapere che cosa sarebbe stata l’Europa senza Maastricht e senza l’euro. Di una cosa tuttavia sono sicuro: se il convoglio europeo si fosse fermato a Maastricht senza alcun accordo, l’Europa sarebbe ancora un insieme di stati in ordine sparso, una somma di debolezze che non sarebbe stata in grado di rispondere efficacemente, come ha fatto, all’emergenza sanitaria che abbiamo drammaticamente vissuto. Non dimentichiamo che Maastricht deriva da una precisa visione politica, quella di Jacques Delors, che a capo della commissione europea negli anni ‘80, scelse di puntare su di una sempre maggiore unità economica per facilitare una sempre difficile unità politica. Era già avvenuto con Trattati di Roma nel 1957, trattati che diedero il via al Mercato comune europeo dopo il fallimento dell’ipotesi di unità politica dopo la bocciatura della Comunità europea della difesa.

Pubblico ministero – mi oppongo, vostro onore, non siamo qui per studiare o per riscrivere la storia, ma per giudicare precise colpe politiche.

Presidente – Opposizione respinta. Che cosa se non la storia può spiegare fatti, comportamenti, decisioni e responsabilità? Avvocato prosegua.

I firmatari degli accordi di Maastricht

Avvocato – Grazie vostro onore. Il progetto dei protagonisti di Maastricht è stato proprio quello di mettere i buoi dell’economia davanti al carro della politica. Una visione sicuramente ambiziosa che ha dovuto fare i conti con uno scenario politico e sociale difficile, una visione tuttavia che rispecchia i caratteri stessi dell’Unione europea: non tanto un’istituzione rigida quanto una dinamica, un tentare di costruire passo dopo passo in pochi anni quello che altre realtà, come quella degli Stati Uniti d’America, hanno costruito in secoli di storia.

Pubblico ministero – qui si continua a parlare dei massimi sistemi mentre dobbiamo fare i conti con la realtà economica e sociale per la quale dall’euro sono derivati fanti danni.

Avvocato – stia tranquillo signor pubblico ministero. Arrivo alle cose concrete. Ma prima un’importante considerazione sull’unità politica. Perché elementi fondamentali, come il varo nei mesi scorsi del grande progetto Next generation Eu con finanziamenti per 750 miliardi di euro, sono stati resi possibili proprio grazie all’avanzamento del processo di integrazione. E questo non è nè poco, nè si puó dire che non sarà utile soprattutto ai paesi più deboli che hanno avuto la fetta più importante di aiuti e di prestiti.

Pubblico ministero – vostro onore, siamo alle solite. Prima si parla di storia, poi di fantascienza. Il tanto decantato piano di rilancio è già in forse è comunque i prestiti andranno restituiti. Ma perché l’illustre avvocato non spiega come mai la moneta unica abbia favorito di gran lunga l’industria tedesca a scapito di quella italiana?

Avvocato difensore – calma illustre collega. Ci arrivo. E le dico che sbaglia nel continuare a dire che l’euro ha danneggiato l’industria italiana. Negli ultimi anni non sono mancati effetti positivi sulla crescita economica. Fino all’avvio dell’unità monetaria l’Italia affidava alla svalutazione della moneta la soluzione, peraltro costosa e temporanea, dei problemi di competitività. L’arrivo dell’euro ha in pratica costretto l’industria italiana a scegliere un’altra strada, quella dell’ammodernamento dei sistemi produttivi, dell’automazione, della rivoluzione digitale. Negli ultimi dieci anni l’Italia ha registrato una bilancia commerciale con sempre maggiori attivi, conquistando il quinto posto nel mondo. Grazie a interventi finanziari e organizzativi, con il piano denominato Industria 4.0, la manifattura italiana è cresciuta, sia in termini sia di valore aggiunto, sia per produttività ed export, di più di quella che viene definita spesso la locomotiva tedesca

Settori come quello agro-alimentare, la farmaceutica, la meccanica, la nautica da diporto hanno fatto registrare progressi più che significativi nonostante le difficoltà sui mercati internazionali. E nel complesso le esportazioni, che in teoria avrebbero dovuto essere penalizzate da una moneta forte, hanno trainato una crescita che ha permesso all’economia italiana di superare positivamente gli effetti negativi delle misure contro la pandemia: lo scorso anno il prodotto interno lordo è cresciuto più del 6%.

Pubblico ministero – può darsi che sia vero avvocato, tuttavia adesso siamo di fronte ad una forte ripresa dell’inflazione, anche per colpa dell’euro perché se non ci fosse la moneta unica ogni paese potrebbe adottare le misure necessarie. L’Europa ha imposto rigidità pericolose. Lo stesso ex presidente della Commissione europea, Romano Prodi, ha giudicato “ stupido “ il patto di stabilità.

Avvocato difensore – adesso è lei a seguire la strada dei se, delle ipotesi non verificate, e comunque in questo caso, mi permetta, del tutto fuori luogo. Non ho detto che quello della moneta unica europea é il migliore dei mondi possibili. Errori possono essere stati fatti, ma così come nella vita, gli errori di gioventù si possono perdonare se aiutano a trovare la strada giusta. E l’Europa dopo il tempo delle rigidità, dei parametri obbligati, dei piani di risanamento punitivi ha saputo dare spazio alla flessibilità, agli aiuti a lungo termine, a quell’elemento particolarmente importante che è la solidarietà.

Pubblico ministero – Vostro onore, non si risponde alle mie domande. L’inflazione?

Avvocato difensore – rispondo, rispondo. L’ inflazione ahimè non è solo un problema europeo. La moneta unica c’entra ben poco. Guardiamo agli Stati Uniti, alla Gran Bretagna, al Giappone: nessuno ha l’euro e l’inflazione è anche più alta che in Europa.

Pubblico ministero – E la Grecia? come dimenticare che alla Grecia è stato imposto un rigido piano di austerità, sono state tagliate le pensioni, è stata ridotta la spesa sanitaria, sono stati bloccati tutti gli interventi sociali.

Avvocato difensore – Certo la Grecia è uno dei capitoli più amari della storia dell’euro. La stessa cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha ammesso lo scorso anno che vi sono state troppe rigidità e che si poteva chiedere un risanamento più graduale. Non voglio peraltro ricordare che Atene ha truccato i conti per entrare nell’euro e che senza la moneta unica e i prestiti che ne sono derivati la Grecia avrebbe dovuto in maniera del tutto autonoma a riportare in equilibrio i propri bilanci. Sono state tagliate le pensioni? È stata fatta una riforma che ha posto fine a diffusi privilegi con il largo uso che c’era del pensionamento anticipato.

Pubblico ministero – Avvocato, finalmente ammette gli errori che ci sono stati. Non sarebbe meglio porre fine a quest’esperienza temeraria, come quella della moneta unica?

Avvocato difensore – vostro onore, signori giudici, nei miei interventi ha parlato di errori di gioventù. Le politiche degli ultimi anni stanno tenendo conto di questi errori. Abbandonare l’euro non sarebbe per nulla una soluzione, sarebbe un enorme, nuovo problema.

Presidente – grazie, ritengo che ci siano tutti gli elementi per giudicare. E invito la corte a ritirarsi in camera di consiglio.