Don Sturzo, il popolo e la democrazia
“Il crollo delle evidenze e la nascita di cose nuove.” L’oggi come storia
“È dalla bellezza che nascono continuamente immagini di possibilità insospettate per riparare le case distrutte e costruirne di nuove”
Don Sturzo, il popolo e la democrazia
“La politica è vita nel senso più completo della parola”
Martedì 21 marzo, ore 20,45
Auditorium CMC Largo Corsia dei Servi, 4 Milano
interviene
S.E. mons. Michele Pennisi, Arcivescovo di Monreale, Presidente della Commissione storica per la causa di canonizzazione di don Luigi Sturzo
«La libertà è come la verità: si conquista; e quando si è conquistata, per conservarla, si riconquista; e quando mutano gli eventi ed evolvono gli istituti, per adattarla, si riconquista».
Questa frase di don Luigi Sturzo è sufficiente a mostrare la novità introdotta nella politica da questa figura, per il suo tempo e per il nostro.
Giovane sacerdote attivissimo, si definiva “figlio della Rerum novarum”, don Luigi Sturzo nasce a Caltagirone nel 1871, nel periodo del Non expedit, in cui i cattolici non avevano possibilità di espressione politica nazionale.
Ne parla al CMC un testimone straordinario, S.E. mons. Michele Pennisi, Arcivescovo di Monreale in Sicila, figura di rilevanza nella CEI per la cultura e la formazione, per i suoi giudizi sulla mafia e e il sistema mafioso e per la Presidenza della Commissione storica per la Causa di beatificazione di don Sturzo.
Sturzo fonda il Partito Popolare Italiano con l’Appello ai Liberi e forti lanciato dalla radio nel 1919. E’ uno dei pensatori, dei sociologi (tra i fondatori della Associazione Italiana di Sociologia e della Rivista Italiana di Sociologia) che più lucidamente intuisce il problema dello Stato moderno, della nuova dimensione della persona, dei corpi intermedi espressione della libertà, della giustizia sociale, fino al tema della democrazia e della rappresentanza.
Sturzo, dopo il crollo di tutte le più consolidate evidenze che hanno causato la Grande Guerra e il periodo successivo, ha desiderato scommettere sulla esigenza di costruzione e carità che veniva dal cuore del cristianesimo vissuto, nel popolo, facendone un progetto di persone nel quale tante culture e diversità potevano stare confrontandosi con la realtà guardata con verità: “la politica è vita nel senso più completo della parola”. Da qui anche il suo richiamo alla dimensione della cultura dei cattolici, alla sfida che essa è per loro stessi, senza la quale la loro esistenza è irrilevante perché staccata dalla vita –allora come oggi.
La stessa esigenza di giustizia ed equità, personale e sociale, viene messa in primo piano come necessaria per la vita della politica. Avendo ben presente il tema del potere e della forzatura, attraverso anche la mafia, portava negli strati sociali.
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Nota editoriale per il Ciclo
“Il crollo delle evidenze e la nascita di cose nuove”
L’oggi come storia
“È dalla bellezza che nascono continuamente immagini di possibilità insospettate per riparare le case distrutte e costruirne di nuove”
Il venir meno di alcune evidenze del vivere comune e individuale che caratterizza questo nostro tempo, –cosa sia la persona, il bene comune, l’amore, il lavoro, la natura, la libertà– si è già più volte verificato nel corso della storia.
Per capire il presente perciò è importante riconoscere delle analogie, senza che la gravità del crollo delle grandi convinzioni si attenui perché ‘tanto è già successo’ o si pensi di acquisire maggior consapevolezza puntellando un edificio oggi in rovina.
Il Presente rappresenta invece l’occasione e la sfida di un lavoro culturale su questi punti problematici che “rappresentano un’occasione per scoprire o riscoprire le grandi convinzioni che possono assicurare la convivenza stessa.”
Potremmo infatti scoprire come quelle evidenze siano risbocciate di nuovo nella storia, dapprima non viste, in modo circoscritto, ma già sulla scena del mondo, costituendo un reale avvenimento, cioè qualcosa di assolutamente nuovo.
Il ciclo di incontri proposto è per “sapere” e per “credere”, avere notizia per vivere.
Per noi contemporanei, infatti, “è in gioco l’evidenza di quei fondamenti, in mancanza dei quali non sarà possibile una convivenza stabile”; perciò tutto oggi va “riscritto, ripensato e perciò vissuto”.
Sarà bello e decisivo conoscere le cose nuove, come sono accadute, ma anche tracciare un metodo e una strada, perché altrimenti non si sfuggirebbe al rischio che tutto non sia un ripetersi di belle fatalità o di ‘corsi e ricorsi’ storici per un trionfo della cosiddetta cultura.
Il presente può –in un certo senso- modificare il passato, dal punto di vista della coscienza che abbiamo di noi stessi (Eliot). E’ la sfida della libertà –e perciò della cultura.
“Un progresso addizionabile è possibile solo in campo materiale…nell’ambito della consapevolezza etica e della decisione morale non c’è una simile possibilità di addizione per il semplice motivo che la libertà dell’uomo è sempre nuova e deve sempre nuovamente prendere le sue decisioni.
Non sono mai semplicemente decisioni già prese per noi da altri –in tal caso infatti non saremmo liberi. La libertà presuppone che nelle decisioni fondamentali ogni uomo, ogni generazione sia un nuovo inizio”.
Il tesoro morale dell’umanità non è presente come sono presenti gli strumenti che si usano; esso esiste come invito alla libertà e come possibilità per essa (spe salvi)
“L’oggi come storia” è un contributo a stare di fronte ad alcuni momenti e persone che possiamo ‘incontrare’ oggi.
Abbiamo scelto alcuni esempi inconsueti, partendo da quello che alcuni ‘studiano’, da scoperte che stanno cambiando gli stessi ri-cercatori che le racconteranno.