“Benedici questa croce di spighe…”
La voce Armena della poesia

Ciclo di Incontri
Poesia al largo.. – Letture poetiche e incontri con gli autori

Giovedì 1 febbraio ore 18,30
Centro Culturale di Milano Largo Corsia dei Servi, 4 – Milano

In occasione della pubblicazione della
Antologia di scrittori armeni, vittime del Genocidio ed. Ares

Conversazione di
Antonia Arslan
con
Alessandro Rivali
Proiezione del filmato
“Paesaggio Armeno” di Pietro Ingrao
I poeti Daniele Gigli, Tommaso Di Dio e Massimiliano Mandorlo leggono poesie dall’Antologia,
Antonia Arslan, in lingua armena

Una serata in cui potremo rivivere la voce della grande Poesia Armena.
Quella resa muta dal devastante Genocidio Armeno del 1012/15 nel quale morirono anche gli scrittori e poeti che nel volume “Benedici questa croce di spighe” antologia di scrittori armeni vittime del Genocidio (Edizioni ARES, Milano 2017) editore, sono per la prima volta raccolti in Italia e presentati al pubblico.
Come dice Antonia Arslan, curatrice dell’opera:
«Si sente nei loro versi l’eco di una tradizione forte, la nostalgia per la Grande Armenia delle cattedrali e dei monasteri medievali, con i suoi leggendari manoscritti miniati, i grandi castelli, gli arcieri e le belle dame sans merci, e la meravigliosa capitale sulla via della seta, Ani “dalle 1001 chiese”; e anche il bizzarro – a volte – ma fruttuoso intreccio fra la tradizione del poetare d’amore orientale, specialmente persiano, i vividi, carnali, pittoreschi canti degli ashug (trovatori armeni) come Sayat-Nova, e un’avida lettura della poesia occidentale dell’Ottocento – specialmente francese – da Victor Hugo a Carducci, da Leconte de Lisle a Hérédia, da Verlaine a Baudelaire».

Gli scritti che verranno proposti – come quelli presenti nel libro – aprono uno squarcio prezioso nel vasto universo, ancora inesplorato, della letteratura armena.
Si tratta di poeti diversi tra loro per formazione, interessi, stili di scrittura, ma accomunati da un profondo amore per la propria patria e dallo stesso tragico destino.

Gli autori sono tutti morti nel 1915 e la maggior parte di loro caduti nella trappola con cui furono catturati gli intellettuali armeni di Costantinopoli nella retata del 24 aprile. Fatta eccezione per i versi di Daniel Varujan, la cui poetica è già da tempo conosciuta ed apprezzata in Italia, gli altri sono tutti inediti.
La serata vedrà l’alternarsi alla lettura di poeti per restituire la voce a chi non l’ha più avuta: gli autori armeni scomparsi.

L’ antologia che viene presentata è frutto di un lungo, accurato e importantissimo lavoro, che ci offre la traduzione in italiano di opere, in versi e in prosa, di dodici autori armeni, molto apprezzati: Daniel Varujan – Siamantò – Rupen Sevag, Padre Garabed der Sahaghian, Ardashes Harutiunian, Krikor Zohrab, Rupen Zartarian, l Dikran Ciögürian Tlgadintzì, Hrant – Yerukhan – Kegham Parseghian


Dalla rassegna stampa

«Si sente nei loro versi l’eco di una tradizione forte, la nostalgia per la Grande Armenia delle cattedrali e dei monasteri medievali, con i suoi leggendari manoscritti miniati, i grandi castelli, gli arcieri e le belle dame sans merci, e la meravigliosa capitale sulla via della seta, Ani “dalle 1001 chiese”; e anche il bizzarro – a volte – ma fruttuoso intreccio fra la tradizione del poetare d’amore orientale, specialmente persiano, i vividi, carnali, pittoreschi canti degli ashug (trovatori armeni) come Sayat-Nova, e un’avida lettura della poesia occidentale dell’Ottocento – specialmente francese – da Victor Hugo a Carducci, da Leconte de Lisle a Hérédia, da Verlaine a Baudelaire».
Antonia Arslan – Il Sussidiario

«Chiara, nei dodici autori scelti per l’antologia, la convinzione che la parola possegga la forza di conservare la memoria, risvegliare i valori, ricostruire l’identità tante volte messa alla prova dalla Storia».
Giovanni Santambrogio, Il Sole 24ore

«Hanno in comune la data di morte, 1915. Come se di botto la storia si fosse interrotta inghiottendo un popolo intero nel nulla. Scrittori, poeti, intellettuali, il genocidio dei cristiani armeni cominciò falcidiando l’élite culturale: il poeta Daniel Varujan, forse il più grande, a cui fanno eco Siamantò, Rupen Sevag e tanti altri meno famosi ma non meno degni. Nemmeno il buio più nero riesce però a cancellare tutto e così anche di quelle voci disperse resta la memoria in pagine ritrovate e ora riunite nell’antologia Benedici questa croce di spighe…».
Marco Respinti – Libero

«Senza alcuna concessione alla mera testimonianza – la storia dell’arte è più feroce della storia dell’uomo – ammettendo solo grandi testi ignorando il piagnisteo, Le Edizioni Ares pubblicano la prima antologia di scrittori armeni vittime del Genocidio… dalle ceneri severa e compiuta, ci giunge una poesia strenuamente colta».
Davide Brullo – Il Giornale

«Romanzieri e poeti assassinati che guardavano all’Italia come a un modello di cultura e furono ponte tra Oriente e Occidente»
Roberto Carnero – Il piccolo

«Una vastissima e potente antologia»
Caterina Giojelli – La verità

«Un libro che tutti dovrebbero conoscere in nome della storia, della letteratura e della poesia
Curzia Ferrari – Giornale di Brescia

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Testo dell'incontro

Pangea News - Con occhi spietatamente umani: Antonia Arslan ci parla dei poeti armeni, martiri che sfidarono l’orrore

http://www.pangea.news/occhi-spietatamente-umani-antonia-arslan-ci-parla-dei-poeti-armeni-martiri-sfidarono-lorrore/